RITORNA KAPPLER, EX SENATORE DI AN, VICINO A STORACE, IL CUI NOME VENNE FUORI NELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE FATTE SU ORDINE DELLA PROCURA DI VELLETRI NELL’INCHIESTA SUL COMUNE DI NETTUNO
La notizia la dà il “Corriere della Sera “ in un servizio pubblicato in Cronaca di Roma il 2 novembre u. s, dal titolo “A volte ritornano, Domenico Kappler a Risorse per Roma”, a firma di Ernesto Menicucci.
Ne citiamo la parte più saliente:
“Kappler era un “colonnello” di AN molto potente, il punto di riferimento della destra storaciana sul litorale romano e verso i Castelli, un uomo che spostava soldi e voti come fossero bruscolini. Adesso, dopo un periodo nel quale era caduto in disgrazia, riemerge come per magia: secondo le indiscrezioni, infatti, dovrebbe essere lui il nuovo presidente di “Risorse per Roma” (dopo le dimissioni di Vincenzo Puro), la società advisor del Comune per la vendita degli immobili, SpA che era sull’orlo del baratro e che è stata ricapitalizzata dalla Giunta Alemanno con 6,5 milioni di euro. Una storia da raccontare, quella di Kappler. E nemmeno tanto per quel cognome che non può passare inosservato, ma che nulla c’entra con l’ufficiale nazista comandante della Gestapo romana. L’ex senatore Domenico Kappler è un ingegnere, con uno studio di progettazione molto noto a Nettuno, che ha costruito la sua fortuna grazie agli appoggi politici: è stato senatore, capogruppo del Comune di Nettuno, segretario provinciale di Alleanza Nazionale. In pratica, tra il litorale a sud di Roma e i Castelli romani, non c’era foglia che si muoveva senza che Kappler lo volesse. Talmente forte e talmente potente da avere anche dei nemici: una volta, nel 2001, davanti alla porta del suo studio trovò una busta con dentro una pallottola 357 magnum. Una minaccia, una intimidazione, forse un avvertimento. Dal 2001 entra in Parlamento come senatore e va a fare il capogruppo nella commissione difesa. All’apice del successo, però, ecco lo scandalo. Un’autentica bufera che ha azzerato il feudo di AN e buona parte di quella classe dirigente, Kappler compreso. A novembre del 2005, infatti, la Procura di Velletri tira fuori un’inchiesta esplosiva: ci sarebbero, secondo i magistrati, rapporti stretti fra alcuni boss della ‘ndrangheta e gli amministratori locali. Due gli arrestati: l’imprenditore Maio Atturo e l’ex vicesindaco Stefano di Magno. Ma nelle intercettazioni telefoniche vengono fuori anche i nomi di Kappler e di Luca Celori, all’epoca capogruppo di AN nel Lazio. Secondo il gip di Velletri Gilberto Muscolo “era evidente che “Frank” D’Agapiti (boss ritenuto vicino alla famiglia dei Gallace, una delle più potenti della Calabria ndr) raccoglieva voti per AN E di Kappler, D’Agapiti in una telefonata dice “Ha preso certi impegni e non li ha mantenuti, gli spacco la faccia”.
Un altro particolare rendeva torbida questa vicenda: la giunta regionale guidata da Storace finanziò con 650 mila euro il centro per disabili “Oikos 2” “ospitato” in un edificio di proprietà proprio di D’Agapiti alla modica cifra di 9.500 euro di affitto. In quell’inchiesta Kappler e Celori non risultarono sul registro degli indagati e si dichiararono “estranei a tutte le accuse”, ma le conseguenze maggiori sono state di natura politica.
Gianfranco Fini chiese, ed ottenne, lo scioglimento del Consiglio comunale di Nettuno. Kappler si dimise da segretario provinciale, l’ex feudo della destra è passato alla sinistra (nelle votazioni del 2008 il candidato sindaco del PD Alessio Chiavetta ha vinto al secondo turno col 67,9%). Da quel momento, ” “Mimmo” è finito nelle retrovie del PDL, tanto da risultare il terzo dei deputati non eletti ad aprile nel collegio Lazio 1, nell’imbarcata oceanica fatta da Berlusconi e dai suoi. Almeno fino adesso, quando rientrerà in sella da una porta che non è certo di servizio.
Ernesto Menicucci