L’On.Cristian Iannuzzi pone il problema della miriade di negozi nel Lazio gestiti da stranieri – e in particolare da cittadini egiziani – per la vendita di frutta e verdura,oltrechè di bevande ed altri generi.Sono migliaia e si riforniscono per lo più a Fondi.Dietro di essi potrebbe esserci la mafia.Chiediamo accurate indagini alla DDA.
Sono migliaia.Un’invasione che sta facendo chiudere molti esercizi gestiti da italiani sopraffatti dalla concorrenza sleale.Si tratta per lo più di egiziani che a migliaia hanno aperto negozi di frutta,verdure,bevande ed altri generi e che praticano prezzi inferiori a quelli di mercato per accaparrarsi la clientela.Vivono negli stessi ambienti dove lavorano e si riforniscono presso il MOF di Fondi.
Si sospetta che dietro a tale invasione ed a tutta la filiera possano esserci le stesse organizzazioni mafiose di cui si parla per il MOF,con l’aggiunta magari di una mafia egiziana.
Noi tenevamo d’occhio il fenomeno da tempo,ma,presi da una miriade di altre situazioni delle quali abbiamo terminato il monitoraggio la settimana scorsa dopo tre anni di lavoro,ne avevamo rimandato l’esame,
L’input ce lo ha fornito un ampio servizio di Federica Angeli su Repubblica ed abbiamo subito pregato l’On.Iannuzzi,iscritto all’Associazione Caponnetto,di porlo ai Ministri competenti.Ci riserviamo di investire ufficialmente di investire anche la DDA di Roma la settimana prossima.
Ecco l’interrogazione presentata da Cristian Iannuzzi:
CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: negli ultimi 5 anni piccoli imprenditori stranieri in particolare provenienti dal Bangladesh, Egitto e Marocco hanno soppiantato i rivenditori romani nella gestione dei mini market, dove oltre alla frutta e verdura, molte volte vengono venduti anche altri generi di prima utilità e persino bevande alcoliche; secondo l’articolo « Un prestito iniziale e forniture assicurate: da Fondi a Roma le frutterie di camorra » apparso il 17 ottobre 2016 sul quotidiano « Repubblica », le imprese di frutta e verdura in mano agli egiziani sono oltre 6 mila; sembra che gli immigrati, affidandosi al « mercato di Fondi », riescono ad aprire un negozio: i fornitori dei prodotti che arrivano dalla Campania il cui traffico nel settore ortofrutticolo è notoriamente in mano alla camorra elargiscono un prestito iniziale, legando così l’esercente a cui hanno consentito l’avvio dell’attività; secondo i dati raccolti da UpvadConfcommercio, a Roma, nei primi 8 mesi del 2016 anno, solo nella Capitale, sono aumentati del 30 per cento; i costi di gestione di queste fantomatiche frutterie straniere sono ridotti al minimo: questi mini market stranieri infatti restano aperti tra le 16 e 18 ore al giorno. Per rientrare delle spese e per azzerare i costi del personale molti di coloro che vendono la frutta rimangono a dormire nel negozio. Inoltre, la merce è venduta a costi ribassati, perché di seconda mano. Infine, gli insufficienti controlli amministrativi consentono anche la poca cura dei locali; la Fiepet Confesercenti ha presentato tempo fa, alla guardia di finanza e all’assessorato alle attività produttive un esposto contro i mini market che troppo spesso eludono il fisco e fanno concorrenza sleale con piccoli escamotage: « Troppo spesso assistiamo a comportamenti scorretti da parte di questi minimarket, condotti da stranieri, che vendono non solo frutta e verdura ma anche bevande alcoliche. In questo caso, però, invece di battere regolari scontrini con il 22 per cento di Iva, come accade a qualsiasi esercizio commerciale, al dettaglio o all’ingrosso, che vende al pubblico vino, birra e liquori, battono scontrini con il 4 per cento di Iva come se vendessero frutta o altri generi alimentari. Abbiamo verificato che su dieci esercizi almeno sette usano questo stratagemma per pagare meno Iva. Si calcola che su 1000 euro di incasso 180 finiscono nelle casse di questi imprenditori che eludono così il fisco. Moltiplichiamolo per centinaia di frutterie e minimarket stranieri sparsi sul territorio, per migliaia di bottiglie e bevande vendute ogni giorno, ecco che l’evasione è a più zeri »; l’ordinamento italiano prevede una serie di norme volte a prevenire e a contrastare l’infiltrazione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nel tessuto imprenditoriale del Paese –: se sia al corrente dei fatti esposti; quali iniziative ritenga di dover adottare, oltre alla strategia repressiva affidata alle forze dell’ordine, per prevenire il radicamento della criminalità e svolgere, per quanto di competenza, un’attenta e puntuale attività di controllo e ricognizione nel settore delle attività commerciali del Lazio. (5-09806)