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La legalità non si predica solamente, ma, soprattutto, si pratica

La cultura della legalità è cosa che non può essere confinata a pur importanti iniziative educative all’interno delle scuole, né allo stilare sterili Protocolli d’intesa che servono più ad operazioni di facciata che ad un concreto contrasto alle infiltrazioni mafiose nell’economia reale.

Le mafie attecchiscono là dove trovano terreno fertile, là dove il rispetto delle regole viene vissuto come inutile orpello all’agire amministrativo e alla da più parti propugnata “politica del fare”; ed è proprio per questo che il ruolo degli enti locali, risulta essere tassello essenziale per rendere efficiente o meno, e quindi impermeabile o meno, la gestione della cosa pubblica da conflitti di interesse, corruzione, clientela ed anche influenza mafiosa.

Trasparenza, correttezza e rispetto delle regole della Pubblica Amministrazione sono, quindi, un importante ed imprescindibile ostacolo alle degenerazioni “utili” all’illegalità.

Ed è proprio in tale contesto che non possono essere accettabili le dichiarazioni relative all’assegnazione delle cosiddette “casette di legno” per cui a fronte di 180 richieste di assegnazione, presentate non si sa bene sulla base di quale bando e/o avviso pubblico, verrà costituita una “commissioncina” che deciderà l’assegnazione sulla base di “criteri non discrezionali”.

E’ appena il caso di sottolineare che di non discrezionale esiste solo ciò che è stabilito dai norme e regolamenti vigenti per l’assegnazione di alloggi ERP, e che ciò che è certo è che, se si procederà come annunciato, dette assegnazioni andranno in deroga alle graduatorie degli aventi diritto, con il grave rischio che non conti chi ha realmente diritto e/o bisogno quanto, piuttosto, con chi ci si schieri, a chi si garantisca un qualche contropartita in voti, servizi, prestazioni, denaro e quant’altro, come d’altronde accaduto, peraltro con gravi ripercussioni giudiziarie, in altri comuni italiani.

Riteniamo imprescindibile, al fine di evitare tali rischi ed evitare di alimentare la dilagante percezione di un azione amministrativa fondata solo su discrezionalità e clientelismo, sulla base del rispetto dei criteri di trasparenza e correttezza amministrativa, che si proceda all’emissione di un bando pubblico affinché chiunque sia interessato possa presentare domanda di assegnazione sulla base di ben definiti ed evidenti criteri che garantiscano la redazione di una graduatoria fondata su i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità

Ciò renderebbe possibile una verifica in tempo reale ed eviterebbe ipotetiche tentazioni di favoritismi a tutto vantaggio dell’intera collettività perché in un sistema dove regna la logica del favore (e del conseguente ricatto) nessuno sarà mai libero di scegliere e il cittadino risulta relegato al ruolo di suddito.

Un azione di semplice prevenzione e trasparenza che sono alla base della cultura della legalità e di un agire a questa conseguente.

Non è complesso e non comporta manco mezzo euro di spesa, ma solo lo svolgimento di quelle verifiche e di quei controlli che gli Enti locali e chi opera con incarichi pubblici, devono adottare.

Questo è agire in termini di legalità, il resto sono parole di facciata.