UN NOSTRO COMMENTO ALL’ARRESTO DEL POLIZIOTTO A FORMIA SOSPETTATO DI ESSERE UNA TALPA DELLA CAMORRA
Ne parliamo con una profonda sofferenza, non con spirito critico, ma, al contrario, costruttivo e collaborativo.
Abbiamo un profondo senso dello Stato e delle Istituzioni che difendiamo con i denti.
Perciò siamo addolorati per quanto è successo a Formia, dove, nel Commissariato della Polizia di Stato, è stato individuato un elemento sospettato di essere una talpa della camorra.
Ed è il secondo in un breve arco di tempo.
Non vogliamo generalizzare perché siamo certi che la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine è costituita da sinceri e fedeli servitori dello Stato, da persone oneste alle quali siamo profondamente grati per quanto fanno a favore dell’intera comunità mettendo a rischio la propria vita.
Ma ci sono delle mele marce che vanno tutte individuate e cacciate.
Non vogliamo fare l’elenco delle persone e delle cose che hanno buttato fango sulle istituzioni.
Citiamo quelli che, secondo noi, sono i più eclatanti, a parte quelli verificatisi a Formia e che abbiamo ora citati.
Il Capitano Conti a Fondi, parlando con lo zio Eliseo prima di ammazzarsi, faceva riferimento a “pratiche che puzzano”. Di quali “pratiche” parlava lo sfortunato Ufficiale?
Nelle inchieste, sempre a Fondi, appaiono nomi di un poliziotto e di un carabiniere regolarmente in servizio.
Non è stato emesso al riguardo alcun provvedimento e la cosa appare veramente incomprensibile.
Questi fatti danneggiano gravemente l’immagine delle Istituzioni e fanno cadere la fiducia del cittadino nei confronti di uno Stato che non fa nulla per evitare che queste cose succedano ancora, avviando una profonda opera di monitoraggio e di bonifica.
A parte i provvedimenti che adotta la Magistratura, cosa fanno i Comandi Generali per fare in modo che queste cose non si ripetano?