I paletti di Napolitano
Il Presidente della Repubblica interviene con un’intervista esclusiva all’Unità. Chiama lo stop agli attacchi a Fini, è “ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di una ramo del Parlamento” e mette in guardia dal rischio di elezioni anticipate, chiarendo che “le mie responsabilità entreranno in gioco solo quando risultasse in Parlamento che la maggioranza si è dissolta e quindi si aprisse una crisi di governo. Compirò in tal caso tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad esse ispiratasi chiaramente dettano”
Il momento del suo intervento era arrivato, la situazione politica stava (sta?) pericolosamente degenerando, con la dura e violenta contrapposizione tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Una contrapposizione ai limiti dello scontro istituzionale. Il tutto in un Paese ancora alle prese con la crisi economica anche se in presenza di timidi segnali di ripresa produttiva. Ecco allora che un “molto inquieto” Giorgio Napolitano, dopo giorni di silenzio (ma non certo di disinteresse per quanto stava accadendo) ha ritenuto che fosse giunta l’ora di una sua “discesa in campo”. Attenzione al “vuoto politico” e al “durissimo scontro elettorale” che potrebbero derivare da questo difficile momento, avverte il Presidente della Repubblica che si chiede poi quali potrebbero essere le conseguenze per il Paese.
Il Capo dello Stato interviene con un’intervista a l’Unità, consapevole evidentemente che lo scontro politico nato dopo la fuoriuscita di Fini dal Pdl – con tutta l’escalation di veleni, accuse, insulti tra berlusconiani e finiani, a partire dalla vicenda della casa di An a Montecarlo – deve essere fermato, pena l’andata fuori controllo di tutto il nostro sistema. E’ infatti “ora – dice – che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di una ramo del Parlamento”. Un passaggio della sua intervista, questo, che viene polemicamente letto da alcuni rappresentanti del Pdl come il segno di mancanza di neutralità e di appoggio invece a Fini.
Ma sono proprio gli esponenti politici che dovrebbero, è il pensiero di Napolitano, misurare le parole, le loro affermazioni che spesso sconfinano – volutamente, strumentalmente – in ambiti non propri. Come i richiami alle elezioni anticipate, per esempio, più volte fatti in questi giorni. Su questo il Capo dello Stato è molto duro, non accetta quelle che vede come invasioni di campo. Un campo in cui solo lui ha titolo per prendere decisioni. “Dentro la coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del 2008 si è aperto un serio conflitto politico”, nota Napolitano assicurando che le sue “responsabilità istituzionali entreranno in gioco” solo davanti al dissolvimento della attuale maggioranza. Con la crisi allora, assicura, “compirò tutti i passi dettati dalla Costituzione”. Quindi “sarebbe bene – aggiunge non senza nascondere la sua irritazione – che esponenti politici di qualsiasi parte non dessero indicazioni in proposito senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale”.
Napolitano, in apertura di intervista, si dice “molto inquieto per le vicende politiche di queste due settimane”, sottolineando come “ancora una volta sia scattato un clima di polemiche e contrapposizioni esasperate sul piano politico” e come “si stia diffondendo in generale un senso di grave precarietà e incertezza per quello che può accadere sul piano della governabilità, della capacità di risposta delle istituzioni ai problemi del Paese”. Il Presidente nota che ci sono in Italia “segni recenti, positivi e incoraggianti di ripresa produttiva, di ritorno alla crescita pur se il quadro mondiale resta critico. Occorre però – continua – consolidarli e rafforzarli e far fronte alle tante difficoltà e incognite che restano, farvi fronte con visioni politiche e azioni di governo adeguate e coerenti. Ma, chiedo, se invece si va verso un vuoto politico e un durissimo scontro elettorale, quali possono essere le conseguenze per il Paese?”.
Napolitano non ha dubbi, è evidente che si è aperto un conflitto dentro la coalizione vincitrice le elezioni del 2008. “Non posso entrare naturalmente nel merito di quel conflitto né esprimere valutazioni”, chiarisce ricordando che “le mie responsabilità entreranno in gioco solo quando risultasse in Parlamento che la maggioranza si è dissolta e quindi si aprisse una crisi di governo. Compirò in tal caso tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad esse ispiratasi chiaramente dettano”. Ecco allora il richiamo ai politici a non dare indicazioni sulle elezioni “senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale”.
Sugli attacchi al presidente della Camera Napolitano spiega di avere “sempre ritenuto che nessun contrasto politico debba investire impropriamente la vita delle istituzioni. Perciò è ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell’attività legislativa”. Insomma, afferma il Capo dello Stato, “questo è il momento di abbassare i toni, di compiere uno sforzo di responsabile ponderazione tra le esigenze della chiarezza politica e quelle della continuità della vita istituzionale, guardando al Paese che ha bisogno di risposte ai propri problemi anziché – conclude – di rese di conti e di annunci minacciosi nell’arena politica cui non consegua alcuna prospettiva generatrice di fiducia”.
(Tratto da Aprile online)