Povera Santa Candida, credo che anche tu non riconosci più la tua piccola
isola. Oggi Ventotene è come Eldorado, mito e contagio.
Guardate bene in cielo perché le mongolfiere volano mentre i soldi piovono.
A Ventotene piovono milioni di euro. In poco meno di dieci anni, con gli
ultimi di questi giorni, sono arrivati 20 milioni di euro di stanziamenti.
Dove poi confluiscono sono i gestori del momento a saperlo.
Nel passato a Ventotene si preservava il suolo, fonte di vita per i
Ventotenesi che allora coltivavano la terra.
Sul piccolo fazzoletto di terra si viveva di pesca, agricoltura e caccia.
Oggi si guadagna di più con gli incendi dolosi: sono stati bruciati
porzioni importanti della riserva naturale, cinque incendi: Santo Stefano, Parata
Grande, Punta Eolo, Montagnozzo e Pascone.
Certamente non erano i fuochi in onore di Santa Candida, Vergognatevi!
Sempre nel passato c’era anche chi però viveva con altro, ad esempio il
carcere di Santo Stefano chiuso nel 1965, dava lavoro agli isolani in vario modo.
C’erano anche quelli che avevano l’anima del commercio, hanno fatto fortuna
con gli stessi isolani e con i Confinati politici.
L’antica famiglia degli Assenso ha fatto fortuna con il commercio.
Quando le annate non erano buone si andava a far spesa a credito da
Vincenzino Assenso (figlio di ex-coatto), poi si pagava, appena le finanze lo
permettevano. Naturalmente i prezzi dei prodotti erano fissati da chi
deteneva il monopolio sull’isola ed inoltre poi si pagava con interessi i debiti
contratti per mangiare. Allora non c’era il welfare.
Chi poi non poteva pagare con i soldi allora perdeva la terra, la casa, gli
animali domestici e così via. Questa è la storia triste di tante famiglie del periodo pre e post guerra.
Costretti ad abbandonare l’amata Ventotene..
Chissà se qualche vecchio ancora vivente racconta la vita sociale di allora
alle nuove generazioni, la memoria passata è educativa.
Quando sull’isola c’erano i Confinati politici il nostro Vincenzino mostra
le capacità manageriali provvedendo ai loro bisogni, non per altruismo
beninteso.
Nel suo libro su Ventotene, Alberto Jacometti, gli dedica un capitolo ” Don
Vincenzo”, è il massimo bottegaio del luogo e il grossista per diversi
generi; uno dei due macellai, l’unico banchiere, uno dei grandi proprietari di case
e di terreni, il negoziante di legna e carbone, l’ammasso del villaggio. A
Ventotene egli tiene in mano tutti.
Sulla piccola isola, lunga 2, 8 Km e larga 500metri c’era la “casa “dove
poter vivere con la famiglia. Allora i Ventotenesi non avevano più case in loco
ed altre sulla terraferma.
Oggi con una popolazione di 751 abitanti ci sono 1.750 appartamenti contro
560 accatastati.
Inoltre più della metà, con l’autunno fino inizio estate, va via sulla
terraferma dove è proprietaria di altre abitazioni.
Ma allora chi mai abita nelle case popolari e chi mai abiterà in quelle di
>prossima costruzione? Eppure si legge nell’ultimo articolo a difesa del sindaco Assenso:… si stanno realizzando molte opere pubbliche riqualificazione dell’area di case popolari
e realizzazione di nuovi alloggi popolari per i ventotenesi.
Che dire dei crolli: gli anziani lo sanno che da bambini l’unica
raccomandazione che arrivava regolarmente dai genitori quando si andava a
mare era di «non stare troppo sotto alla parete», ma pur di far soldi sui
turisti >si preferisce tacere!
Purtroppo la fine di Sara e Francesca è una brutta realtà, se quella parete
fosse stata messa in sicurezza le avremmo ancora tra di noi.
I soldi c’erano per fare i lavori. E i concittadini ventotenesi, anche
quelli che oggi difendono gli indagati,
lo sanno, cosi come sapevano che parte di quella parete di tufo era già
crollata anni addietro, che era stata anche transennata proprio quella
porzione di spiaggia. Vergognatevi!
Purtroppo anche se Ventotene dovesse affondare pezzo dopo pezzo non ha più
nessuna importanza, visto che sulla terraferma gli attuali ventotenesi
hanno altre case. Ventotene è solo da consumare.
Sono tanti i soldi arrivati sull’isola, è un fatto risaputo oltre che
rintracciabile nei documenti ufficiali. A volte basta solo leggere ciò che
è scritto.
Da dove partire? Si dovrebbero ricostruire in senso cronologico le entrate
che a vario titolo sono arrivate nel Comune, entrate di una certa rilevanza.
Molti ritengono che dalla prima stornata di grosse somme (1989) per il
finanziamento del “Parco ed itinerario archeologico per la fruibilità
museale dell’isola”, si parlava di quasi 9 miliardi di lire, sia partito il processo
di degenerazione alla grande.
In effetti da allora in poi a vario titolo, con appoggi centrali su
progetti legittimi, sono arrivati tanti, tanti soldi.
Tanti sono stati i progetti costruiti centralmente, richiesti localmente e
poi appoggiati politicamente per l’approvazione. Una vera cordata.
Ragion per cui l’abusivismo, l’occupazione di aree demaniali, i danni
all’ambiente, la ricerca di aree appetibili, sono state delle concessioni per
non essere disturbati in azioni più redditizie.
Paradossalmente la salvaguardia di facciata dell’isola e la distruzione nei
fatti di essa sono una fonte di arricchimento, in modo proporzionale alle
capacità dei gestori di questa contraddizione apparente.
Il declino di Ventotene è il declino di tutti noi, nel piccolo rispecchia
la decadenza della nostra coscienza civile.
Poi si dicono devoti a Santa Candida…
Vergogna!