ABUSIVISMO EDILIZIO NEL PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO, LEGAMBIENTE CHIEDE APERTURA INDAGINE AMMINISTRATIVA. Sarebbero ben 3.331 le inutili domande di condono edilizio giacenti presso gli uffici dei Comuni di Sabaudia e San Felice Circeo, con una stima di 1.200.000 metri cubi di cemento abusivo.
Legambiente chiede l’apertura immediata di un’indagine amministrativa per verificare eventuali responsabilità in merito all’inerzia nel contrasto all’ abusivismo edilizio nei Comuni di Sabaudia e San Felice Circeo all’interno del Parco Nazionale del Circeo. Secondo quanto si apprende da un recente rapporto presentato dall’Ente Parco, si apprende infatti l’esistenza presso gli uffici dei suddetti comuni di ben 3.331 domande di condono edilizio che interessano direttamente il territorio protetto, le quali sono stimabili in ben 500mila metri cubi nel Comune di Sabaudia e 690mila metri cubi per quello di San Felice Circeo, per un totale di un milione e duecentomila metri cubi di cemento abusivo versato. Questo l’ annuncio espresso qualche giorno fa, in occasione dell’audizione davanti alla Commissione Sicurezza e Lotta alla Criminalità del Consiglio Regionale del Lazio sulla situazione all’interno del Parco Nazionale.
“ Gli abusi edilizi all’interno delle aree protette non sono condonabili in alcun modo, i Comuni devono emettere immediato provvedimento di reiezione delle migliaia di inutili domande che giacciono presso gli uffici, facendo contestualmente partire le ruspe per gli abbattimenti – hanno dichiarato Valentina Romoli, coordinatrice del Centro di Azione Giuridica e Vice Presidente di Legambiente Lazio, e Marco Omizzolo, coordinatore provinciale di Legambiente Latina, partecipando all’audizione-. Non esiste alcuna scusa per non procedere in tale direzione, per questo stiamo scrivendo all’ Ufficio di Vigilanza della Regione Lazio per chiedere di emanare una precisa direttiva in tal senso, aprendo al tempo stesso un’indagine amministrativa per verificare eventuali responsabilità in merito all’inerzia nell’agire, valutando la possibilità di applicare i poteri sostitutivi. ”
Legambiente chiede invece che si accertino le responsabilità, a tutti i livelli, degli abusi edilizi già commessi nel Parco, e in particolare lungo le sponde del Lago di Paola, e sia ripristinato lo stato naturale dei luoghi, attraverso l’esercizio delle norme di legge che regolano non solo i Parchi Nazionali, ma anche le ZPS (zone a protezione speciale) e i SIC (sito di interesse comunitario). Nell’occasione Legambiente ha anche rinnovato la richiesta di ripristino del sistema di chiuse del Canale Romano, che restituisca la possibilità di governare il flusso delle acque del Lago, sottolineando al tempo stesso con forza la contrarietà al progetto di demolizione del cosiddetto “Ponte Rosso” che, mascherato come intervento di riqualificazione e fruizione sostenibile, in realtà aprirebbe la strada alla costruzione di vero e proprio porto turistico, violando il delicato ecosistema del Lago di Paola.
Roma, 3 dicembre 2008
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