In tutte le città un documento contro “gli attacchi, le riforme ad personam, le ritorsioni,
le campagne di denigrazione”. Il ministro Alfano: “Reazioni corporative, serve più efficienza”.
Vietti: “Ai giudici si deve rispetto”
Questa mattina nessuno ha sfilato con la toga sottobraccio in segno di lutto, ha abbandonato l’Aula Magna per protesta o ha esibito la Costituzione per rappresentare il disagio di una intera categoria. A Roma come a Milano, a Palermo come a Torino, i magistrati, che oggi hanno partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario nei singoli distretti, si sono limitati a prendere le distanze da chi ogni giorno li sottopone ad attacchi feroci.
Tutti i presidenti delle varie sezioni distrettuali dell’Anm hanno letto un documento comune: «Sono contro la giustizia gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, leminacce di punizione, gli annunci di riforme dichiaratamente concepite come strumenti diritorsione verso una magistratura ritenuta colpevole solo perchè si ostina ad adempiere al proprio dovere di accertare la commissione dei reati e di applicare la legge in maniera uguale nei confronti di tutti i cittadini». E sono «contro la giustizia le strumentalizzazioni delle inchieste e delle decisioni giudiziarie e l’assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole». Inoltre per i magistrati sono «contro la giustizia leiniziative di legge dirette esclusivamente a risolvere singole vicende giudiziarie e che hanno snaturato il processo penale».
Tra gli interventi più duri quello di Gian Carlo Caselli, Procuratore capo a Torino: «La misura è colma. Non la misura della nostra pazienza. Ma vicina al livello di guardia della compatibilità con le regole di convivenza di un sistema istituzionale». «Definire cospiratori coloro che sono portatori di legalità non è solo offensivo, ma è profondamente ingiusto».«Come fosse ossessionato dai suoi problemi giudiziari – ha aggiunto Caselli – il Presidente Berlusconi nel corso degli anni ha moltiplicato gli interventi per indurre nei più l’immagine della giustizia come campo di battaglia di interessi contrapposti, anzichè luogo di tutela di diritti in base a regole prestabilite». «La tecnica della ripetizione che trasforma in verità anche i falsi grossolani – ha aggiunto Caselli – continua a essere applicata in modo implacabile».
Dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, intervenuto alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario della Corte d’Appello di Roma, un nuovo affondo. Per Alfano «Resistenze corporative ostacolano qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano». Il ministro ha garantito che «non ci sottrarremo al confronto delle idee». Ma sul tema dell’efficienza della giustizia «nessuno può limitarsi ad additare le colpe altrui». «Il sistema giudiziario per essere innovato e diventare più efficiente non ha soltanto bisogno di risorse ma deve prima di tutto essere riorganizzato con la diffusione di una cultura dell’organizzazione e della misurazione dei risultati».
Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, intervenuto alla cerimonia di Torino, ha chiesto più rispetto per i giudici. Ha agginto che «una sede processuale non può essere sostituita da altre sedi a propria scelta, che siano mediatiche o di piazza» e che «È nel processo che si incarna lo Stato di diritto». E poi: «Ai giudici si deve rispetto»
Nel documento comune letto in tutte le città si legge che per le toghe la Costituzione è sacrosanta e non si deve toccare. Allo stesso modo vanno respinti con fermezza e senza indugio gli attacchi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura da quei rappresentanti della politica che attraverso riforme a costo zero, spesso disorganiche e incoerenti, stanno contribuendo adaffossare l’intero sistema».
Non manca, poi, il riferimento ai «continui tagli alle risorse», alla «riduzione degli organici del personale amministrativo», alla «mancanza di investimenti e di progetti per la modernizzazione del sistema giudiziario» e alla «mortificazione della dignità professionale dei magistrati».
A Milano, la sede giudiziaria nel mirino del Pdl e del premier, l’anno giudiziario si aprirà con unomaggio al Capo dello Stato. La relazione di apertura dell’anno giudiziario firmata dal presidente facente funzione della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Tarantola, comincia con queste parole: «Rendo omaggio al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, custode delle regole e degli equilibri costituzionali e garante dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, indipendenza che costituisce la condizione essenziale perchè la giustizia possa svolgere quel giusto servizio che i cittadini pretendono di ottenere nella soluzione dei loro problemi giudiziari».
A Roma il presidente della Corte d’Appello Giorgio Santacroce ha parlato di «profondo disagio»: «Nel delicato compito di amministrare la giustizia in questo Paese c’è un profondo disagio che pervade i magistrati. E ciò per le condizioni tutt’altro che ottimali in cui si svolge il loro lavoro, ma soprattutto per il tenore e l’inusuale provenienza degli attacchi che subiscono con sempre maggior frequenza e che vanno al di là della critiche dei provvedimenti giudiziari e del modo di lavorare, assumendo in crescendo toni gratuitamente denigratori».
(Tratto da La Stampa)