E’ iniziato ieri presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles “Contromafie Europee” una tre giorni di dibattiti della Rete ‘Freedom, legality and rights in Europe’ (Flare): promosso da ‘Libera’ e dalla Ong di Torino ‘Terra del Fuoco’ il network raduna circa 50 associazioni e ong europee ed è finalizzato alla cooperazione tra le organizzazioni della società civile nella lotta contro le mafie e le criminalità organizzate transnazionali. Si tratta di associazioni impegnate nel campo della cittadinanza attiva, della promozione giovanile, della lotta allo sfruttamento delle donne e dei minori a fini sessuali, della protezione ambientale, del rispetto dei diritti umani, della lotta alla corruzione, dell’assistenza ai migranti e ai rifugiati presenti in circa 30 diversi Paesi tra Europa, bacino del Mediterraneo, Federazione Russa, area caucasica, penisola balcanica.
‘Flare’ permetterà alle associazioni aderenti di acquisire gli strumenti per esercitare pressioni sociali sui processi legislativi a livello locale ed europeo, per organizzare campagne di sensibilizzazione, per avviare collaborazioni tra associazioni-membre del network, con progetti comuni, scambio di buone pratiche. “La politica deve essere aiutata e stimolata, e se viene meno al suo mandato denunciata dall’azione dei cittadini” – ha detto don Luigi Ciotti, all’apertura dei lavori. “E’ necessario promuovere una consapevolezza del fenomeno maggiore di quella attuale, impegnandoci con continuità e concretezza. La chiave sta nel comprendere la natura delle minacce, sta nell’aiutare il maggior numero delle persone a capire che le mafie non sono una realtà distante né legate ai canoni classici della criminalità – ha aggiunto il fondatore di Libera. “Oggi invece in nome di una male intesa sicurezza si criminalizzano i senza fissa dimora, le donne prostituite, il popolo rom, le minoranze, i migranti clandestini. La giustizia penale dovrebbe essere uno degli strumenti idonei per colpire la criminalità e le mafie ma certamente è non è quello in grado di governare un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione. Sostituire lo stato sociale con uno stato penale, moltiplicherà conflitti e repressione, alimentando ingiustizia e povertà” – ha concluso don Ciotti.
Il percorso ‘Flare’ ha visto un importante appuntamento nel febbraio scorso a Bari e tre appuntamenti (Berlino, Cracovia, Bari) fino alla firma dell’atto costitutivo e dello statuto e della Rete nella sede del Parlamento Europeo. Un messaggio di sostegno e incoraggiamento è giunto dal Presidente del Parlamento europeo, Hans Gert Pottering. “Quello che serve è innanzitutto tracciare un profilo della criminalità organizzata a livello europeo e trovare possibili risposte comuni a questo fenomeno” – ha detto Pottering. “Dobbiamo sempre più essere coscienti – ha sottolineato – che la criminalità organizzata non è più un fenomeno locale o nazionale, ma sempre più le organizzazioni criminali stipulano patti e alleanze scellerate, che superando i confini nazionali consentono lo sviluppo di reti criminali transfrontaliere”. Franco Frattini, ex vice presidente della Commissione Ue ha ricordato che la criminalità organizzata è una piaga profonda, che l’Italia conosce purtroppo da molto vicino. Il governo è impegnato con la massima determinazione a fare il suo meglio per debellarla”.
La giornata di ieri è conclusa con gli allarmanti dati forniti da Sandro Donati sul traffico della cocaina: ”C’è una grave sottostima della quantità di cocaina in circolazione, tanto più grave perchè in realtà il fenomeno è in espansione in tutta Europa e nel mondo. “Nei suoi ultimi rapporti – ha spiegato Donati – l’Onu scrive che la cocaina disponibile per il consumo mondiale, vale a dire quella prodotta meno quella sequestrata, ammonta a poco più di 500 tonnellate. Ma come è possibile se nel ’95 era di 750 tonnellate? Del resto, è chiaro a tutti che il fenomeno non è diminuito. Anzi, è aumentatò’. ”Ma c’è un interesse a minimizzare il problema, perchè bisogna dare un’immagine di successo del piano d’azione antidroga in atto in Colombia, che è finanziato dagli Usa e in parte anche dall’Unione europea. Per questo – ha concluso Donati – si falsano i datì”.
Giorgio Beretta
(tratto da www.unimondo.org)