Sono anni che stiamo sostenendo che nel Cassinate, come d’altronde in tutto il Basso Lazio, le mafie, soprattutto la camorra, sono profondamente radicate.
E lo abbiamo fatto non solo dopo aver letto le carte con le dichiarazioni di alcuni pentiti, come Carmine Schiavone, che hanno fatto nomi e cognomi dei boss presenti ed operanti sul territorio, e di magistrati che si occupano del problema, ma anche sulla base di considerazioni ed anche di rapide osservazioni.
Purtroppo non abbiamo potuto supportare, come avremmo desiderato, le nostre considerazioni con robuste e numerose segnalazioni specifiche perché le persone contattate non si sono volute spingere oltre ad annotazioni di carattere generale che non sono di alcun aiuto per lo svolgimento di indagini approfondite.
E’ quello che avremmo desiderato fare perché il nostro modo di concepire l’impegno antimafia ci spinge ad andare oltre le affermazioni generiche, la ripetizione di luoghi comuni, la riedizioni di fatti già noti e stranoti.
Fare antimafia seria significa essere in grado di fornire alle forze dell’ordine ed alla magistratura un aiuto concreto, una collaborazione effettiva, con segnalazione specifiche, con nomi e cognomi.
Questa è antimafia, quell’antimafia che noi siamo abituati a fare dovunque ci è possibile e dovunque non ci sia un tessuto omertoso, fatto di paure, di contiguità se non di complicità oggettive con le mafie.
In provincia di Frosinone, purtroppo, al di là delle enunciazioni, dei luoghi comuni, della rimasticatura di fatti e situazioni già accertati dagli inquirenti, non si va oltre. Almeno così è stato finora e speriamo che cambi qualcosa.
“Oltre” significa, appunto, scoprire nuove realtà, nuovi soggetti organici alla criminalità organizzata o, comunque, con questa sodali, oggettivamente o soggettivamente.
Per segnalarli, poi, a chi di dovere.
Siamo stati insultati in più occasioni, su qualche organo di stampa, in qualche incontro, per aver anni fa affermato che l’intera Ciociaria e, soprattutto, il Cassinate, erano e sono assediati dalle mafie.
Ci sono i casalesi, altri clan, soggetti legati a gruppi di origine nomade.
E c’è la massoneria, con probabili alleanze con parti della società e, presumibilmente, della politica, se non delle istituzioni.
Tutto, questo, un terreno da scandagliare che potrebbe aprirci molti varchi per capire bene le situazioni.
Qualcuno, durante un dibattito svoltosi qualche anno fa davanti alle telecamere di una Tv locale, si è spinto ad accusarci di… ”fare allarmismo”, in quanto, sì,… probabilmente a Cassino e nella Ciociaria – si disse – si fa del riciclaggio, ma le mafie non ci stanno.
E queste affermazioni furono fatte dopo che proprio a Frosinone, negli ambienti della Questura, un noto PM della DDA di Napoli aveva dichiarato che la camorra considera il Basso Lazio, quindi le due province di Frosinone e Latina, la continuazione di quella di Caserta.
Negare, negare, negare l’evidenza: questo è stato il motto cui si sono ispirati taluni esponenti politici ed anche istituzionali ciociari.
Fino a quando sono arrivati due ottimi Comandanti provinciali e un Questore, della GDF, dei CC e della Polizia di Stato, che hanno cominciato, chi prima e chi successivamente, a scoprire quello che stanno scoprendo.
E quando le forze dell’ordine fanno quello che debbono fare, anche le Procure si muovono, come si è visto in questa ultima operazione che ha portato al sequestro di una montagna di beni di proprietà sospetta.
Operazione partita proprio dalla Procura di Frosinone sulla base di informative, sì, della DIA, ma fortemente supportata anche a livello locale.
La nota dolente, però, resta sempre quella della mancata collaborazione della società civile locale, di quella, ovviamente, non collusa con le mafie e che dovrebbe, al contrario, aiutare, non limitandosi ad elogiarne i sacrifici ed i risultati positivi, gli inquirenti e coloro che sono impegnati sul fronte dell’antimafia.
E’ un grosso errore continuare a pensare che la lotta alle mafie debbano farla solamente i magistrati e le forze dell’ordine.
E’ il nostro cruccio, perché, di fronte alla gravità della situazione, vorremmo che i cittadini onesti smettessero di girare lo sguardo dall’altra parte facendo finta di niente.
E vorremmo anche che chi dice di voler cominciare a fare qualcosa desse un contributo più concreto, segnalando, segnalando, segnalando.
Fatti concreti.
Nomi e cognomi.
Il resto serve a poco.