A Roma l’omicidio di Prati sembra aprire inquietanti scenari tra Banda della Magliana e truffe finanziarie. Qualche politico ora si accorge che a Roma dilagano le mafie dai colletti bianchi
FONTE, ILTEMPO 11 APRILE 2011
A Prati è il crimine dei colletti bianchi a fare paura.
In grado di mettere le mani su un quartiere-salotto col potere invasivo dei soldi sporchi da riciclare e non con la violenza che tanto sgomenta. Lo dice il presidente del XVII Municipio, Antonella De Giusti. «A Prati, come ai Parioli e in altri quartieri bene di Roma, il rischio non è tanto la sparatoria o lo spaccio di droga per strada ma la criminalità dei colletti bianchi che parte dal racket della contraffazione e dell’abusivismo commerciale e arriva alle infiltrazioni della malavita nelle attività commerciali. Nel 2009 – prosegue – abbiamo avuto un’attività sequestrata per ‘ndrangheta e un’altra chiusa per reati finanziari. Ormai la mafia non sta più solo in Sicilia e in Calabria. Per questo – continua – chiedo che più che ai lavavetri l’amministrazione ponga attenzione a questi fenomeni inquietanti che si insinuano nella maglie della nostra città. Quello di venerdì sera – aggiunge la presidente – è il delitto più efferato in questa zona dopo quello di via Poma, dopo tanti anni è tornato un’allarme criminalità. Un anno fa fui chiamata dalla polizia centrale di Roma che mi disse che questo era il municipio più sicuro di Roma – ricorda il minisindaco – Ed è vero: è un quartiere medio borghese dove si può andare in giro tranquillamente di notte, ma non è esente da alcuni problemi diffusi su Roma». L’omicidio davanti al teatro delle Vittorie non ha colpito tanto per il luogo che è stato insanguinato, diverso dalle zone dove i malavitosi si sparano anche per poche dosi di droga non pagate. Il delitto ha squarciato il velo sulla vittima, su chi pianta la bandiera delle proprie società da usura per altri scopi. Chi parla di presenze mafiose, di una situazione da tenere seriamente sotto controllo, è anche il sindacato di polizia della Cgil, il Silp. «Se si pensasse di più ai problemi reali di Roma e non alla rincorsa quotidiana degli immigrati e delle prostitute – dichiarano i segretari generali di Roma e Lazio, Gianni Ciotti e Cosmo Bianchini – forse i problemi si potrebbero affrontare diversamente. Cogliamo l’occasione per chiedere nuovamente un confronto sul tavolo della legalità. Non conosciamo ancora l’esito delle indagini sul delitto di Prati – aggiungono – e siamo fiduciosi e rispettosi dell’attività di magistrati e organi inquirenti, ma che oggi il problema della criminalità organizzata esista a Roma è sotto gli occhi di tutti, è inutile che il delegato Ciardi dichiari che Roma è una città sicura se poi succedono queste cose in pieno centro». Il delegato comunale alla Sicurezza, invece, prova a smorzare i toni. I numeri della sicurezza gettano acqua sul fuoco. «Per la concentrazione di presidi di controllo la zona di Prati – interviene Giorgio Ciardi – potrebbe essere considerata la cittadella militare di Roma. Il XVII Gruppo della Municipale conta 300-350 unità. Inoltre in quel quartiere romano c’è un’alta concentrazione di palazzi presidiati dalle forze dell’ordine, come il Tribunale, la Corte dei conti, la Corte di Cassazione, oltre al personale di sicurezza della Santa Sede». Per quanto riguarda il delitto dell’imprenditore davanti al tearo delle Vittorie, Ciardi sottolinea che «la questione non riguarda la sicurezza urbana perché poteva succedere ovunque, in quanto frutto di un rapporto tra vittima e assassino andato a male». F.D.C.
FONTE VIRGILIO 10 APRILE 2011
Gli inquirenti della Procura di Roma stanno lavorando in queste ore sulla confessione di A.P., l’uomo di 70 anni che ha ammesso di aver ucciso Roberto Ceccarelli, l’imprenditore assassinato vicino al Teatro delle Vittorie nella serata di venerdì. Secondo chi indaga nelle dichiarazioni dell’uomo sarebbero emerse alcune incongruenze. Gli uomini della Squadra mobile, intanto, sono alla ricerca della pistola, che A.P. Ha detto di aver gettato nel Tevere. Gli accertamenti sono serrati – si spiega – e sono tesi a verificare l’eventuale coinvolgimento di altre persone nell’omicidio. Possibili complici o che potrebbero aver avuto un ruolo nella confessione. Intanto il magistrato che si occupa delle indagini sul cosiddetto ‘Madoff dei Parioli’ Gianfranco Lande, ha disposto controlli se uno dei tre Ceccarelli indicati in una lista di 500 presunti truffati corrisponda al manager ucciso. Agli investigatori, in subordine, il pm Luca Tescaroli ha chiesto di definire se esistano o meno legami tra i Ceccarelli della lista e l’imprenditore.
FONTE LA REPUBBLICA 11 APRILE 2011
Commercio e immobili
Roma capitale del riciclaggio”
Il procuratore Antimafia: ma i clan non vogliono delitti
UN agguato in pieno centro, una megatruffa ai Parioli e l’allarme del Silp sulla crescita della criminalità nella Capitale. Tutto in una settimana. E un dato che emerge, chiaro, su tutti: il riciclaggio. “L’attività principale della criminalità a Roma. Sia essa mafia, ‘ndrangheta, camorra o quella “autoctona”, locale. Perché Roma, con i suoi capitali, leciti e illeciti, è la piazza ideale”. A spiegarlo è il procuratore distrettuale antimafia, Giancarlo Capaldo.
L’agguato di venerdì sera sembrava riportare ai tempi della Banda della Magliana.
“L’omicidio dei via Col di Lana è la spia di uno dei fenomeni principali in città, quello che attiene al riciclaggio di denaro proveniente da illeciti. Il defunto, Roberto Ceccarelli, risulta avere collegamenti con alcuni esponenti della vecchia Banda della Magliana. Questo farebbe escludere la pista delle grandi organizzazioni criminali che, da sempre, mirano ad evitare di compiere omicidi a Roma in modo da non incentivare la reazione dello Stato. Lo stesso discorso vale per le bande locali che hanno imparato dal passato ad escludere le azioni plateali a meno che non si tratti di momenti di particolare crisi o di passaggi di potere. E non abbiamo segnali di questo tipo per quanto riguarda l’omicidio Ceccarelli. Ecco perché credo che, nonostante il modus apparente possa far pensare a un delitto di un’organizzazione criminale, questa ipotesi sia da escludere perché a Roma la presenza militare viene tenuta sotto controllo. Tesi confermata anche dall’arma usata, di piccolo calibro”.
Procuratore, ha parlato di soldi illeciti. Dalla vicenda di Lande emerge un giro enorme di denaro.
“Le truffe costituiscono il connotato principale della criminalità romana. È una delle attività a cui ci si dedica di più perché a Roma ci sono grossi capitali, leciti e illeciti. Questi due episodi sono la conferma che le problematiche sono economiche e finanziarie. Sia le grandi organizzazioni sia quelle che io chiamo “autoctone” hanno interesse ad investire a Roma. Non a caso usura, truffe e interventi parabancari sono in aumento. Se aumentano i soldi, aumenta anche il potere e l’interesse dei clan è acquisire un maggiore peso economico e politico”.
Che ruolo ha il riciclaggio?
“È l’attività preponderante, insieme al traffico di droga. L’attenzione della dda e della procura di Roma sono molto alte, in particolare su alcuni soggetti. Per bloccare questi fenomeni serve collaborazione tra le istituzioni e con i cittadini. Fortunatamente oggi disponiamo di misure di prevenzione patrimoniale che ci sono di grande aiuto”.
Le banche collaborano con la magistratura?
“Se vengono chiamate direttamente sì, ma anche da parte loro occorre una maggiore consapevolezza sul ruolo che possono avere nella lotta al riciclaggio. Se il sistema creditizio non funziona, si ricorre a usurai e finanziare abusive”.
Procuratore, qual è il settore in cui la criminalità è maggiormente infiltrata?
“Commercio e investimenti immobiliari. Il primo in particolare, perché i clan hanno più soldi dei commercianti normali e, in un momento di crisi, questo provoca una forma di concorrenza sleale che permette alla malavita di fare affari d’oro”.