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Giustizia: per salvarla bisogna respingere il disegno del Governo

Giustizia, il dialogo impossibile

Inaugurazione dell’anno giudiziario, Alfano invoca il dialogo, ma registra la netta contrarietà dell’Associazione nazionale dei magistrati sul disegno di legge che stronca l’utilizzo delle intercettazioni. Pd e Italia dei valori sempre più vicini nell’opposizione dura, l’Udc si prepara all’appoggio. Il procuratore generale della Cassazione cita dati sconfortanti: il nostro processo civile è il 156esimo del mondo

L’inaugurazione dell’anno giudiziario nella sede della Corte di Cassazione, a Roma, è l’occasione per “tastare” il polso ai primi attori del sistema perché sulla giustizia italiana è sempre imminente un intervento legislativo. Quest’anno la regola valeva più del solito. Infatti siamo alla vigilia di una serie di modifiche legislative che dovrebbero segnare, nel complesso, una vera e propria palingenesi strutturale. Prossima è la discussione del disegno di legge sulle intercettazioni (ieri il governo ha presentato otto contestatissimi emendamenti, in tempo per verificare la reazione del mondo giuridico), a seguire arriveranno la ridisegnazione del processo penale e, più in là, un intervento di natura costituzionale che dovrebbe riguardare in primo luogo il Consiglio superiore della magistratura.

Il Guardasigilli Angelino Alfano ha svolto la relazione introduttiva, nel segno del dialogo. Ha indicato i mali annosi della giustizia italiana, utilizzando un termine forte: “Inadeguatezza”. Ha rivendicato il progetto di riforma del processo civile e quello, ancora da presentare, del penale. Entrambi, ha detto Alfano, con l’obiettivo di ottimizzarne le prestazioni e l’efficienza. Ha rivolto a tutti un invito alla collaborazione, invocando “un grande lavoro di squadra, di cui fanno parte i magistrati, gli avvocati, il personale amministrativo, le forze dell’ordine, il Parlamento, il governo”.

Altri due interventi “istituzionali”, del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, e del primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, hanno posto come condizione essenziale per riformare il sistema la collaborazione di tutti gli attori. Carbone ha citato anche una serie di dati piuttosto eloquenti sulle condizioni del pianeta giustizia in Italia. Tra questi, la posizione, in un’apposita classifica di efficienza stilata dalla Banca mondiale, del nostro processo civile: 156esimo su 181 paesi in lista. Poi gli effetti della legge Pinto del 2002, che ha introdotto la disciplina del risarcimento in caso di eccessiva lunghezza dei processi. Ha prodotto, tra il 2001 e il 2008, 38mila procedimenti in più e 118 milioni di euro di esborsi.

Inevitabile, tuttavia, che tenesse banco soprattutto la questione del disegno di legge sulle intercettazioni. Ieri il governo ha presentato in Commissione giustizia, alla Camera, otto emendamenti che, se accolti nel dispositivo finale, produrrebbero – tramite il doppio binario dei tempi limitati e dell’autorizzazione solo in caso di “gravi indizi di colpevolezza” – una pesante stretta sulla possibilità di utilizzare lo strumento. Nettamente contraria l’Associazione nazionale dei magistrati. Il presidente Luca Palamara, in una dichiarazione a margine, è stato netto: “Se il testo della riforma delle intercettazioni sarà approvato così com’è, sarà vanificato uno strumento importante, servito a scoprire molti reati”.

Per il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito le intercettazioni sono “uno strumento utile per il contrasto a diversi fenomeni criminali e ancora di più necessari per le indagini sulla criminalità organizzata o finalizzate alla cattura di latitanti”. Esposito ha auspicato che “siano reperite risorse adeguate a un servizio più efficiente”. Carbone ha messo in luce le inadeguatezze della regolamentazione attuale, facendo intendere, nello stesso tempo, di volere più flessibilità nel testo governativo. Secondo Carbone il problema principale delle intercettazioni telefoniche “risiede nella loro abnorme e poco giustificata reiterazione nel tempo. Dovrebbero essere vietate le proroghe se nel periodo inizialmente stabilito non si sono raggiunti risultati apprezzabili, tranne casi eccezionali, rigorosamente motivati”. Il procuratore ha proposto “‘istituzione di un archivio riservato che sia accessibile sia dal pm che dal difensore. Andrebbe inoltre contrastata la prassi di trascrivere nei provvedimenti giudiziari pagine e pagine di intercettazioni inutili, invece di richiamare per ‘relationem’, lasciandole riservate, le sole parti ritenute necessarie, motivandone la rilevanza in relazione al processo in corso”.

Gli avvocati penalisti hanno contestato, in un comunicato dell’Unione camere penali, l’uso che si fa dello strumento in Italia: “Il nulla indiziario genera il controllo a tappeto delle comunicazioni fra cittadini e la violazione dei loro diritti fondamentali”. La Federazione nazionale della stampa (il sindacato dei giornalisti), è sul piede di guerra per l’inasprimento delle sanzioni. Il presidente Roberto Natale non esclude uno sciopero.

Quanto alla politica, in vista del voto sul ddl che dovrebbe iniziare alla Camera, in Commissione giustizia, la prossima settimana, si saldano sempre di più le posizioni di partenza di Partito democratico e Italia dei valori. Il Guardasigilli ombra Lanfranco Tenaglia ha stroncato, visti gli emendamenti sulle intercettazioni, la politica globale del governo sulla giustizia: “Affrontare i problemi della giustizia è cosa profondamente diversa da ciò che fa il governo. Con la legge sulle intercettazioni limita uno strumento di indagine fondamentale, facendosi beffa anche degli appelli del presidente della Camera, mentre con la riforma costituzionale intende solo regolare i conti con la magistratura”. Il leader Idv Antonio Di Pietro come al solito non ha usato giri di parole, e ha definito la legge progettata dal centrodestra “una vergogna”.

Con l’Udc, invece, si prospetta un’intesa. Il responsabile Giustizia del partito dello scudo crociato, Michele Vietti, ha addirittura invitato Alfano ad accelerare il percorso, indicando i punti: “Il presidente Mancino ha richiamato l’urgenza prioritaria di riformare le circoscrizioni giudiziarie e su questo il Governo e’ chiamato a dare una risposta. Il presidente Carbone ha denunciato il rischio di proroghe immotivate delle intercettazioni per il quale aspettiamo da troppo tempo che la proposta del governo arrivi in Aula. Le misure acceleratorie del processo penale, un nuovo rapporto tra pm e polizia giudiziaria e un Csm riequilibrato nella composizione, con una sezione disciplinare davvero terza, non possono continuare ad essere annunci giornalistici, ma devono diventare proposte concrete”. Con l’Udc e la maggioranza dovrebbero esserci pure i radicali.
Andrea Scarchilli
(tratto da www.aprileonline.info)