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La polizia costretta a scortare i rondisti. Una decisione sbagliata del Governo

La cronaca di questo fine settimana ci parla di scontri tra ronde e centri sociali, di poliziotti costretti a scortare le ronde per evitare tafferugli. Insomma i fatti parlano da soli e dimostrano come le scelte tanto decantate di questo governo in tema di sicurezza siano non solo inutili, ma anche dannose. Il caso di Padova e la manifestazione di Milano contro le logiche securitarie, per l’autogestione e gli spazi sociali

Le ronde sono solo una misura “di facciata” e servono per “calmare gli istinti”, hanno funzionato come “milizie peripatetiche di partito” con il rischio di creare più problemi che benefici. come recentemente dimostrato dai fatti di cronaca.
A dirlo non è un esponente dell’opposizione né un giovane dei centri sociali bensì il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Beppe Pisanu, ospite del sabato sera alla trasmissione ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio.

E la cronaca di questo fine settimana ci parla di scontri tra ronde e centri sociali, di poliziotti costretti a scortare le ronde per evitare tafferugli. Insomma i fatti parlano da soli e dimostrano come le scelte tanto decantate di questo governo in tema di sicurezza siano non solo inutili, ma anche dannose

A Milano. Dai colori e gli sfottò in perfetto clima carnevalesco, con il solito strascico di scritte disseminate sui muri lungo il percorso, al nervosismo dell’attesa delle notizie provenienti da Bergamo. E’ stato il cambio di clima che ha ‘spezzato’ in due il corteo nazionale di sabato a Milano indetto dai centri sociali contro le logiche securitarie, per l’autogestione e gli spazi sociali.
Le prime voci degli scontri tra i compagni partiti per la città orobica per impedire l’apertura di una sede di Forza Nuova e le forze dell’ordine sono cominciate a circolare a metà del lungo tragitto iniziato alle 16 da piazza XXIV Maggio.
Arrivati all’altezza di via De Amicis le preoccupazioni sono rimbalzate fino al corteo di testa che ha comunicato a tutti le poche informazioni che arrivavano via cellulare da Bergamo. Con il crescere del numero dei fermati di cui giungeva via via notizia, è aumentato il nervosismo tra i 10 mila partecipanti. E’ stato il punto di svolta di un corteo che, fino a quel momento, aveva attraversato la città pacificamente riempiendola di colori, maschere carnevalesche, pupazzi e cori di scherno diretti verso l’amministrazione comunale e il governo.

Poi, l’eco degli scontri bergamaschi ha fatto comparire decine di ragazzi a volto coperto con cappucci delle felpe, sciarpe e passamontagna. Dopo diversi minuti passati a decidere il da farsi, il corteo ha deciso di proseguire la sua strada fino a quando “i compagni fermati non verranno tutti liberati”. I numeri si sono quindi ridotti. Sono andati via gli spezzoni dei lavoratori della Innse e delle sigle partitiche della sinistra radicale.
A sfilare sono rimasti in oltre un migliaio compresi i diversi esponenti di realtà occupate di fuori Milano e di altre regioni. Dai fumogeni e dalle azioni spettacolari, come gli striscioni issati sopra Porta Romana in piazzale Medaglie d’Oro e il sabotaggio dei cancelli dei giardini di piazza Vetra, si è passati ai cestini incendiati e ai petardi lanciati contro gli agenti e i mezzi delle forze dell’ordine che controllavano a distanza. Quando la tensione ha raggiunto il culmine, all’incrocio tra viale Toscana e via Castelbarco, dove allo schieramento massiccio di agenti in tenuta antisommossa i manifestanti hanno risposto con il lancio di qualche petardo, le telefonate rassicuranti dei legali dei ragazzi fermati a Bergamo, in cui comunicavano il rilascio dei più, hanno smorzato la rabbia e i toni della protesta e il serpentone che ha paralizzato per ore il traffico del sabato ha raggiunto, intorno alle 21, il luogo da dove era partito, piazza XXIV Maggio, dove il corteo si è infine sciolto.

A Padova. Le ronde dovrebbero dare una mano alle forze dell’ordine per la sicurezza nelle città. A Padova, invece, succede che la polizia deve fare gli straordinari per proteggere i leghisti di “Veneto Sicuro”. E’ successo sabato sera in occasione di una mini ronda (meno di 10 persone) alla stazione ferroviaria, dove sono volati insulti e qualche schiaffo tra i rondisti e i giovani dei Centri sociali che invece volevano portare coperte e generi di conforto ai senzatetto.
Per il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, si è giunti al paradosso: “siamo arrivati alle guardie dei guardiani – dice -, il risultato pratico è che le forze dell’ordine devono impegnarsi per proteggere i rondisti anziché i cittadini nei quartieri”. I componenti del centro sociale ‘Pedro’ che avrebbero provocato i ‘volontari’ leghisti con la pettorina verde di ‘Veneto Sicuro’ sono stati tutti identificati dalla Digos e verranno deferiti all’autorità giudiziaria. Attendendo l’eventuale querela di parte, la polizia segnalerà l’episodio delle minacce, insulti e spintoni di cui si sono resi protagonisti i disobbedienti nei confronti dei leghisti.
Il questore di Padova, Luigi Savina, invita però a mantenere la calma: “la verità sull’impiego di cittadini per il controllo del territorio – dice il questore – ci sarà fra 60 giorni, con l’emanazione del decreto del ministro Maroni che regolamenterà in maniera seria i volontari per la sicurezza. Chi si muove adesso in forma estemporanea, in una passeggiata per poche ore chiamandola ‘ronda’ o facendo una fiaccolata sono manifestanti così come lo sono gli studenti quando fanno i loro sit-in, o gli operai in sciopero”.

Il questore snocciola infine i dati del bilancio 2008 del crimine nel padovano. “Sono in calo del 20% – osserva Savina – ed è un trend comune in tutta Italia. Noi ci auguriamo di trovarci alla fine di quest’anno con un ulteriore calo di un altro 20%”.
Ronde e rondisti permettendo.