Non pretendiamo che nel Lazio per la lotta alle mafie vengano applicati il “modello Campania” e il “modello Caserta” perché è un dato di fatto che il Lazio, quanto a qualità delle indagini, sta indietro alla Campania 25-30 anni.
Non riusciamo, infatti, a comprendere il motivo per il quale non vengano realizzati il coordinamento interforze, la codelega alle Procure ordinarie facendole operare per i reati di natura mafiosa come operano le Procure di Santa Maria, di Nola e di Torre Annunziata, perché di indagini patrimoniali ne vangano fatte poche o niente e tante altre cose.
Perché, perché, perché…
Qua delle due una:
o si cambia strada e ci si mette seriamente a lavorare come si deve oppure è meglio lasciare tutto ed alzare definitivamente bandiera bianca di fronte alle mafie che ormai sono quasi del tutto padrone del Lazio, della politica, delle istituzioni, dell’economia e delle coscienze e delle menti della maggior parte della società civile.
Studi, corsi della legalità, convegni, fiaccolate, discorsi e bla bla non servono proprio a niente se, al contempo, non si comincia a far funzionare lo Stato, le forze di polizia, la magistratura e così via come debbono funzionare.
La politica in parte è corrotta, in altra parte è collusa con le mafie, in altra parte ancora è inetta, incapace e “distratta” (mettiamola così), le istituzioni anche, l’economia è malata ed in parte illegale e mafiosa anch’essa, la gente dorme.
Solamente una parte di questa vorrebbe fare e non sa come fare anche perché c’è una pletora di organismi che parlano, parlano, ma non affrontano mai i veri problemi di tanta inefficienza.
Noi abbiamo chiesto ai Ministri dell’Interno e della Giustizia di intervenire e fare qualcosa per ovviare a tutto ciò.
Vediamo quello che faranno al riguardo.
I problemi sono tutti sul tappeto e nessuno può dire più “non sapevo”.
Se anche essi rimarranno inerti dopo le nostre richieste, vorrà dire che non si ha la volontà di combattere seriamente le mafie.
Non pigliamoci e pigliamo più in giro…