E’ un impero che sembra crollare sotto la mannaia di
una Giustizia giusta.
Si è salvata qualche anno fa Fondi con il
marchingegno delle dimissioni anticipate, prima che
intervenisse il provvedimento dello scioglimento
richiesto sia dal Prefetto Frattasi che dal Ministro
degli Interni Maroni.
Ora è Sperlonga ad essere interessata, per la seconda
volta, da un intervento prefettizio.
Un atto dovuto, questo, conseguente ad una condanna
giudiziaria.
La seconda, dopo la prima che vide coinvolto l’ex
Presidente della Provincia.
Entrambi della stessa parte politica, sindaco attuale ed
ex presidente dell’amministrazione provinciale ed
entrambi di Sperlonga, cittadina confinante con
Fondi.
Verrebbe da dire: “se non ci stesse la Giustizia!!!”.
Il problema, però, non è rappresentato dai singoli
soggetti, ma, al contrario, dal “sistema”, in quanto, tolto
un papa se ne fa un altro e le cose restano al punto di
partenza.
In parole povere, tolti i Cusani e gli Scalingi a
Sperlonga- come pure tolto Parisella a Fondi (che si è
dimesso, com’è noto, prima che intervenisse lo
scioglimento della sua amministrazione) – pensate che
le cose siano cambiate o che cambieranno?
Il problema è più generale e complesso in quanto
bisogna tener conto dell’intero impianto
culturale, sociale, politico, economico di un territorio
che qualcuno -il pentito di camorra Carmine
Schiavone, tanto per intenderci- ha denominato
“provincia di Casale”.
Un territorio – la “provincia di Casale – che
comprende, oltre al casertano e sempre stando alle
dichiarazioni del collaboratore di giustizia
sopraindicato, tutto il Basso Lazio ed il sud pontino in
particolare: Castelforte, SS. Cosma e
Damiano, Minturno-
Scauri, Formia, Gaeta, Itri, Sperlonga, Fondi, Monte San
Biagio, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Pontinia
, fino a Latina, Aprilia e oltre.
Un territorio dove le culture originarie hanno subito
un processo di ibridazione e di commistione al punto
da veder modificato tutto il vecchio impianto
culturale, sociale e, di conseguenza, politico, mentalità e
stili di vita compresi.
D’altra parte – fatte salve alcune figure di brave e
valide persone alle quali non si può imputare nulla di
opaco come, ad esempio, Benito Di Fazio a Sperlonga
e Bruno Fiore a Fondi e qualche altro – non è
apparsa, ad oggi, alcuna configurazione politica
capace di proporsi come modello alternativo
all’attuale sistema.
In un quadro siffatto, è illogico ipotizzare quel
cambiamento che pochi illuminati
invocano, stando, peraltro – e questo è un
altro, l’ennesimo, aspetto deprimente – alla finestra e
non volendo, quindi, sporcarsi le mani, come si dice in
gergo.
A chi l’avesse dimenticata, suggeriamo di andarsi a
rileggere le belle pagine della storia del teatro che
parlano dei “pupi” e dei “pupari”.