“Mi minacciarono di morte, ora sono stati arrestati. Occhio, la malavita bitontina è pericolosa”
“Che amarezza e che dolore ricordare quei momenti, momenti in cui ebbi oltre alla paura un senso di abbandono, di isolamento e di sconforto”
Ed ora anche il secondo pregiudicato che mi minacciò ha dato prova del suo essere criminale, e che un albero malato non può che produrre frutti marci.
All’epoca dei fatti, il giorno in cui il soggetto, tratto ieri in arresto, mi minacciò, ebbe un buon trattamento da parte di una fetta di popolo, che si definisce il popolo per bene, mentre io, tranne la vicinanza di poche e ripeto poche persone, fui abbandonato a me stesso e alle intimidazioni di gruppi criminali.
In più, fui anche accusato di cercare un rilievo mediatico e mi fu detto che questa criminalità era cosa da ragazzini.
Oggi mi ritornano in mente quelle frasi citate dal Cozzella Gaetano all’epoca sorvegliato speciale, parole fatte da un soggetto criminale, che, forte del suo branco, non esitò a minacciarmi in pieno giorno a Porta Robustina e anche in presenza di un poliziotto in servizio.
Che amarezza e che dolore ricordare quei momenti, momenti in cui ebbi oltre alla paura un senso di abbandono, di isolamento e di sconforto.
Nessuna reazione si ebbe se non il fatto che tacere era meglio per tutti e che si trattava di un semplice malinteso e che tutto si sarebbe risolto con una stretta di mano.
Mano che io mai strinsi a quei due criminali e che, invece, denunciai.
Dopo alcune settimane fui costretto a scappare da Bitonto e non mi vergogno a dire scappare, perché fu una vera fuga, una fuga consigliata da chi all’epoca mi volle fortemente a Bitonto, col quale insieme avevamo scommesso in una sorta di nuova avventura, un simbolo di rinascita del centro storico, una presenza di legalità in una piazza che solo pochi mesi prima era il simbolo dello spaccio bitontino e che, dopo poco, divenne punto di aggregazione di brava gente.
Solo ora comprendo perché criminali si accanirono sulla mia persona, perché quelle telecamere davano fastidio.
Ciò che ancora non comprendo è perché fui lasciato solo, perché nessuno, tranne poche persone, si schierarono in mia difesa, quasi come se la mia denuncia destasse imbarazzo o potesse portare un danno all’economia bitontina.
Certo non mi sarei aspettato un simile trattamento da chi criminale non è!
Non ci sto!
Oggi grido a talune persone che mai e poi mai smetterò di denunciare e che la partita legale con questi criminali e chi li ha agevolati non è finita e che le istituzioni presto daranno risposta agli accaduti dell’epoca e che la verità sommersa uscirà fuori.
Concludo con grosso abbraccio a chi mi è stato vicino in quei mesi a chi ha avuto il coraggio di camminare per strada con me e chi mi ha stretto la mano dicendomi “grazie non mollare”.
Voi tutti siete la maggior parte del popolo Bitontino e sono grato e fiero di averVi conosciuto e non smetterò mai di dire a quei bitontini omertosi di ribellarsi a questo modus operandi criminale e di collaborare con le forze di polizia del territorio, di riconquistare il territorio cacciando via questi criminali, divulgando la cultura della legalità ed facendosi custodi del bene comune.
La mia vicinanza e il mio ringraziamento vanno ai Carabinieri operanti per l’arresto del Cozzella Gaetano e con la viva speranza che la pena questa volta sia certa e scontata.
Gennaro Ciliberto