“I fenomeni criminali registrati sul territorio della Provincia di Salerno hanno rispetto a quelli registrati nelle altre provincie della regione Campania una loro specifica peculiarità.
Le organizzazioni criminali attive su quel territorio hanno profili di peculiarità tali da accostarli al sistema mafioso delle ndrine presenti nella regione Calabria
Infatti nel salernitano non troviamo storiche famiglie, ovvero apparati criminali organizzati in strutture piramidali .
Le recenti operazioni della magistratura salernitana e delle FF.O hanno messo in luce come i sodalizi criminali agiscano in quei territorio con strategie invasive che agiscono in modo capillare sul territorio tale da creare una rete che include relazioni di autorità e potere distribuite orizzontalmente.
In altri termini come ha efficacemente evidenziato la DIA in un recente rapporto, operano “ più nuclei di potere decisionale c he proliferano e agiscono autonomamente, collaborando tra loro e con le consorterie criminali delle altre province a fine di realizzare progetti comuni immediati o a medio-lungo termine che producono profitto per tutti”.
Infatti sul territorio della provincia di Salerno si riscontrano sodalizi riferibili alle famiglie:
Apicella, Bisogno, Celentano ( operanti a Cava dei Tirreni),
Carratù, Capozza (Eboli),
Contaldo, Adinolfi Petrosino – Fezza (Pagani),
D’Agostino – Panella (Salerno),
D’Auria, De Feo – Bellizzi (Piana del Sele),
Genovese (Baronissi, Vallo dell’Imo),
Graziano, Serino (Sarno, Agro nocerino sarnese),
Iannaco (Sant’Egidio del Monte Albino),
Mariniello – Pignataro (Nocera Inferiore, Agro nocerino sarnese),
Matrone (Scafati),
Pecoraro – Renna (Battipaglia, Piana del Sele),
Tempesta (Angri).
Gli ambiti criminali nei quali agiscono questi sodalizi sono prevalentemente quelli del traffico degli stupefacenti, smaltimento dei rifiuti, degli appalti pubblici legati alla riqualificazione urbanistica, portuale e costiera locale e quella infrastrutturale nazionale, l’imprenditoria alberghiera, ristorativa e l’indotto turistico.
L’ingerenza, il condizionamento e la strumentalizzazione dell’azione amministrativa degli Enti Locali a favore di interessi criminali rappresentano un fenomeno molto esteso su quel territorio.
Basta ricordare le vicende che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Pagani e le recenti incriminazioni che hanno portato la magistratura salernitana ad indagare ben 52 persone (nella cosiddetta operazione criniera) tra i quali l’ex Sindaco Gambino nonché nell’attualità consigliere Regionale, il consigliere comunale nonché ex consigliere provinciale Massimo D’Onofrio. L’indagine riguarda l’intreccio tra politica e camorra, a Pagani. Nonché Gerardo Cascone detto Aldo, ex assessore alle attività produttive della giunta Gambino ed ex assessore provinciale al turismo, padre della consigliera comunale di FdI Raffaella Cascone; il fratello di Aldo, Renato Cascone, già consigliere comunale in seno all’amministrazione Gambino e l’ex presidente dell’ormai fallita Multiservice Giovanni Pandolfi Elettrico.
Insomma l’infiltrazione e la collaborazione camorristica delle amministrazioni sono un punto nevralgico per questo tipo di attività e in base alle indagini tanti ed eclatanti continuità sono state scoperte tra amministratori, funzionari pubblici e camorristi.
Ricordiamo inoltre il recentissimo caso dello scioglimento del comune di Battipaglia, il cui sindaco è stato accusato di aver privilegiato, durante la assegnazioni di commesse pubbliche, aziende legate ai clan dei Casalesi.
Questo territorio, quindi, è stato gravato, come quello delle altre provincie della Campania, dalle complicità politiche/criminali, soprattutto, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti nelle aree agricole di Vallo di Diano, dei Picentini e della Piana del Sele.
Un’ ulteriore peculiarità dei sodalizi criminali operanti in quei territorio sta nel fatto che le stesse non disdegnano di aprirsi a commistioni con organizzazioni criminali di altre province, come quelle di Caserta (in particolare Casal di Principe), oppure quelle di Avellino (in particolare dei clan Cava e Graziano) .
La vicenda giudiziaria di stamani che vede coinvolti il sindaco di Scafati, la moglie, del sindaco, la consigliera regionale di Forza Italia – e presidente della Commissione regionale antimafia – Monica Paolino, indagata per voto di scambio, e Immacolata Di Saia della segreteria comunale, appare molto grave perché dimostra come il calare di attenzione degli organi del Ministero dell’Interno in questo delicato fenomeno delle ingerenze criminali nei comuni, sia del tutto ingiustificato. Ovvero se gli strumenti di prevenzione che la legge pone a disposizione dell’Amministrazione degli Interni avessero funzionato con regolarità, sicuramente oggi non ci saremmo trovati di fronte ad attività dello Stato volte a reprimere ( piuttosto che a prevenirne le correlate condotte) i reati che secondo le accuse ( da confermare in sede di giudizio) purtroppo sono già consumati.
Infatti l’attenzione degli organi inquirenti è stata indirizzata verso la documentazione relativa all’aggiudicazione di appalti pubblici, e segnatamente quello relativo alla realizzazione del Polo scolastico comunale dell’importo di circa 6 milioni di euro, al conferimento di incarichi a tempo determinato ai dirigenti dell’Ente e alle determine inerenti i lavori di riqualificazione urbanistica e stradale presso lo stesso consesso amministrativo.
Scafati è stato uno dei tanti comuni già sciolti per infiltrazione mafiosa . Elementi sintomatici di condizionamento della vita amministrativa di quel comune erano già emersi in relazione al recentissimo inquietante episodio dell’esplosione di un ordigno rudimentale avvenuto a Scafati il primo novembre dello scorso anno davanti all’abitazione dei coniugi Cuomo-D’Alessandro rispettivamente cognato e sorella dell’avvocato Vittorio D’Alessandro, consigliere comunale di minoranza del comune di Scafati.
L’associazione antimafia” Antonino Caponnetto “ si auspica che la delicata funzione di prevenzione antimafia cui sono deputati per legge i prefetti titolari di sedi provinciali, possa riprendere a dispiegare con regolarità ed efficacia le proprie azioni , cosi come è avvenuto negli anni scorsi. Infatti, alla luce delle vicende giudiziarie come quella di Roma e oggi quella di Scafati,appare evidente come il contrasto a questi deleteri fenomeni criminali di inquinamento degli equilibri democratici degli enti locali, di fatto sia stato delegato solo alla magistratura inquirente .
Il Segretario Nazionale dell’Associazione Caponnetto Dr.Elvio Di Cesare www.comitato-antimafia-lt.org”