” E’ UN ERRORE IMPERDONABILE IL PENSARE CHE TUTTO IL PESO DELLA LOTTA ALLE MAFIE DEBBA ESSERE ACCOLLATO SULLE SOLE SPALLE DELLA MAGISTRATURA E DELLE FORZE DELL’ORDINE”
E’ il pensiero di Paolo Borsellino espresso dal magistrato davanti ad una platea di studenti di un liceo del nord ,un pensiero che noi abbiamo sempre condiviso.
Quando noi invochiamo l’istituzione di un nuovo presidio di polizia o un maggior impegno della magistratura o delle forze dell’ordine in un territorio o,ancora,una maggiore “qualità” dell’azione investigativa,non lo facciamo per scrollarci di dosso le responsabilità che ogni cittadino ha di collaborare con le istituzioni preposte nel combattere contro il crimine ma,al contrario,per rendere più incisiva la lotta contro questo.
Per “migliorare il prodotto”,per dirla in gergo commerciale.
La magistratura e le forze dell’ordine non ce la fanno da sole a combattere ,con la certezza della vittoria,contro un mostro -le mafie – dalle mille teste che sta con una velocità impressionante corrodendo il Paese e tutto il suo impianto istituzionale e politico,oltre che economico.
Forse la maggior parte della gente,quella meno acculturata ed informata,non si rende nemmeno conto della gravità della situazione nella quale si trova l’Italia a causa della pervasività della mafia nelle istituzioni e del livello di rischio che stiamo tutti correndo di perdere definitivamente ogni spazio di vivibilità civile e democratica.
L’omertà e la viltà,fenomeni tutti italioti,fanno il resto.
Noi ci rivolgiamo con i nostri appelli a quella parte minoritaria del paese più illuminata,più sensibile ai problemi della collettività,più pensosa delle sorti della nazione,la parte attiva e non parassitaria,quella cosciente e protagonista nella storia dei popoli.
Ed é a questa che noi diciamo di assumersi ognuno le proprie responsabilità,stante appunto la gravità della situazione.
Responsabilità che non possono e non debbono continuare ad essere delegate a pochi,come noi,che sono costretti ad operare in un oceano di difficoltà ed impedimenti,con tizio che pensa solo a curarsi il proprio orticello,caio che non vede al di là del recinto di casa propria,quell’altro interessato a cose diverse e che tenta di utilizzarci per altri scopi,politici o economici.
Ci è capitato addirittura di rischiare di rimanere vittime di pesanti infiltrazioni da parte di esponenti della criminalità mafiosa.
Chi ci conosce e frequenta sa di cosa stiamo parlando.
Il cittadino responsabile deve convincersi del fatto che il magistrato,per agire,ha bisogno della carte e che,se queste non gli arrivano sulla propria scrivania,é costretto all’inattività.
Qua é tutto il discorso.
Come pure va tenuto presente che il suo intervento é possibile solo a reato compiuto,DOPO e non PRIMA,quando ormai il danno é fatto ed i buoi sono scappati dalla stalla.
Le ” carte”,le informative,detto in gergo,spesso non gli arrivano,per disattenzione,impreparazione,disorganizzazione di alcuni operatori di polizia o per gli ingranaggi della burocrazia.
Per mille motivi,insomma,che potrebbero,fra l’altro,portare qualcuno a non vedere,non sentire,non parlare.
O a depistare.
I giornali – e,soprattutto gli atti parlamentari con le tante denunce di episodi di omissioni,collusioni,corruzione di soggetti delle istituzioni con le mafie – li leggiamo non solo noi.
Il nocciolo del problema.
Il magistrato,se non gli arriva sul tavolo quello che deve arrivargli,non può fare miracoli.
Questo sul versante della repressione.
Ma ,più importante di questo,c’é il discorso della prevenzione.
La legge affida ai Prefetti le competenze in materia di prevenzione antimafia.
Chi sono i Prefetti e ,soprattutto,chi li nomina e cosa rappresentano?.
Essi sono l’espressione diretta sui territori del Potere centrale e,in particolare,del Ministro dell’Interno il quale cambia con il cambiare dei governi e nomina spesso uomini della sua parte politica.
In Italia,purtroppo,funziona così.
Sono pochi i Prefetti che si sottraggono a questo gioco perverso e rivendicano ,pagando talvolta prezzi altissimi,il loro ruolo di servitori dello Stato e non del Ministro di turno.
Ogni volta che nelle province succede qualcosa – ultimo,l’incendio del cantiere navale del Testimone di Giustizia Gianfranco Franciosi in provincia di La Spezia – vuol dire che il Prefetto non ha svolto il suo ruolo di responsabile della prevenzione antimafia.
Non a caso l’Associazione Caponnetto si sta muovendo per portare avanti una sua proposta che tende a sottrarre ai Prefetti- e per affidarle alle Direzioni Distrettuali Antimafia-le competenze in materia di prevenzione.
Questo é il “quadro” nel quale siamo costretti a muoverci noi che abbiamo dell'”antimafia” una visione realistica ed operativa,aborrendo l'”antimafia” delle chiacchiere o del business che va,purtroppo,per la maggiore.
Andare nella piazze o nei cinema per gridare “viva Falcone e Borsellino”,lanciare appelli generici,andare nelle scuole a parlare di “legalità” e dicendo agli alunni che bisogna rispettare le regole non attraversando la strada quando il semaforo é rosso,é riduttivo e solo una perdita di tempo.
Come pure riduttivo é mettersi davanti al computer per scrivere “mi piace ” o “condivido” e finirla là.
E’ tempo di responsabilità e di scelte per quanti credono veramente nei principi di una società civile e democratica.
Ed é tempo di responsabilità e di scelte anche per coloro che,già impegnati sul piano delle lotte politiche,relegano l’impegno della lotta alle mafie ad un ruolo secondario e marginale,o sussidiario
Se vengono,con l’avvento definitivo ,come si sta rischiando che avvenga , delle mafie. al potere ( le mafie non bisogna identificarle nell’uomo della coppola e della lupara),le condizioni minime per operare anche politicamente,partiti,movimenti,associazioni vanno tutti a palline.
Ecco perché l’impegno antimafia DEVE essere PRIORITARIO e non secondario rispetto a tutti gli altri.
Ed impegno antimafia deve significare che tu,io andiamo dal magistrato a dirgli “guarda che il tale sindaco,il tale consigliere stanno manovrando per dare la concessione , la variante,licenza a tale boss qua e là”.
L’INDAGINE e la DENUNCIA,nomi e cognomi,perché il magistrato ha bisogno di fatti,nomi e cognomi e non di chiacchiere,elucubrazioni e trattati.
Tutto il resto é bla bla.
E di bla bla l’Italia ha le tasche piene e perciò stiamo come stiamo.