LE SCRITTE MINACCIOSE APPARSE A SPERLONGA ALL’INGRESSO DELL’ ABITAZIONE DI BENITO DI FAZIO………………..
Qualcuno probabilmente tenterà di far passare la linea di un atto sconsiderato di qualche criminale di basso livello ritenutosi danneggiato dall’azione del consigliere comunale.
In provincia di Latina l’edulcorazione delle realtà e la manipolazione dell’informazione sono state spesso di casa .In passato,per la verità,perché,grazie a Dio,da alcuni anni ci sono operatori dei media bravi ed onesti
Le frasi ” Non parlate di mafia altrimenti fate scappare turisti ed imprenditori ” e “In provincia di Latina non ci sono organizzazioni mafiose radicate sul territorio” ci risuonano alle orecchie ,a distanza di anni ,in ogni momento.
Come anche non riusciamo a dimenticare le notizie,mai ufficialmente smentite finora,e diffuse da giornali qualificati come Terra e Il Mattino ,secondo cui sarebbero stati fatti dei “patti” fra uomini delle istituzioni e soggetti della camorra. Una sorta di ” L’altra trattativa” come ci viene annunciato da Massimiliano Amato nel suo saggio di CentoAutori.
Abbiamo non a caso voluto postare sulle pagine FB dell’Associazione Caponnetto un articolo di Terra del 2011 nel quale si parla di una “villa a Gaeta”nella quale si sarebbero svolti alcuni incontri.
A noi le scritte offensive o minacciose in sè ,lette al di fuori del contesto,non ci interessano più di tanto perché siamo abituati a ben altro.
Quello che,invece,ci interessa e ci preoccupa é,appunto,il contesto. Il quadro generale,per essere più precisi, che finora non ci é apparso messo in evidenza come si dovrebbe.
La massima fondamentale che dovrebbe stare alla base dell’azione di chiunque voglia impegnarsi sul piano della lotta alle mafie e’ questa:
” In un territorio dominato dalla mafia non c’é foglia che si muova che la mafia non voglia”.
La provincia di Latina e tutto il basso Lazio,checché vogliano far credere cupole,venduti alla camorra,negazionisti di professione,parolai da strapazzo ed analfabeti,sono territori di camorra.
“Provincia di Casale” li hanno definiti i Casalesi.
Orbene,se la realtà é quella che é, come si fa a sottovalutare,a far finta di non vedere,a non ricondurre il tutto,anche un episodio apparentemente non significativo,ad un unicum ?
Parecchi anni fa ,interessandoci della situazione urbanistica di un comune importante per vedere se c’erano presenze mafiose,ci fu fatto rilevare che le indagini erano condotte in maniera “spezzettata”.
3-4 filoni ad uno,altri 2-3 all’altro,altri 3 -4 all’altro ancora e così via.
In tal modo non sarebbe mai emerso che i fornitori erano i soliti 2 o 3,le ditte costruttrici lo stesso ,insieme ai progettisti e non appariva,di conseguenza,il vincolo associativo.
Ma ,come capita spesso,il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e non é raro che basta un atto dello scemo del villaggio per far venire a galla quello che tenacemente si é tentato di non fare mai apparire……..