GIUSEPPE FILETTO
IERI, in tarda mattinata è giunta la notizia delle dimissioni da parte della maggioranza di centrodestra – compreso il vice sindaco Luigi Barbieri – che fino a lunedì scorso è stata guidata dal sindaco Giuseppe Sanguineti, finito agli arresti domiciliari per abuso d’ufficio e voto di scambio insieme al consigliere (con delega assessoriale al Demanio) Massimo Talerico e all’ex parlamentare forzista Gabriella Mondello. Nell’ambito dell’inchiesta della Dda sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Comune sono finiti in carcere i fratelli Paolo, Antonio e Francesco Nucera; ed i cugini Francesco ed Antonio Rodà. I cinque sono ritenuti affiliati alla cosca reggina dei Rodà-Casile di Condofuri, perciò chiamati a rispondere al 416-bis, di associazione mafiosa.
Secondo l’inchiesta del pm Alberto Lari e l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carla Pastorini, Paolo (di 72 anni) sarebbe il boss della “locale” del Tigullio, gli altri i “partecipi”. Le indagini della Squadra Mobile di Genova e dello Sco avrebbero messo a fuoco come la presunta cosca oltre ad intimidire gli amministratori ed i dirigenti comunali, gli imprenditori e non solo loro, abbia custodito un arsenale presso un cascinale di San Colombano Certenoli (la scoperta ha dato avvio all’inchiesta). Sette pistole ed un fucile, più 800 cartucce di diverso calibro. Precisa un investigatore: “Tutte armi perfettamente funzionanti, ben oliate, sottoposte periodicamente a manutenzione accurata; pronte per essere usate”. Tanto che la Procura della Repubblica ha disposto una perizia balistica, per accertare se abbiano sparato, dove e quando.
Nell’inchiesta risultano indagate (a vario titolo) altre 15 persone. Tra queste, il vice sindaco Barbieri, l’assessore esterno Rosario Lobascio, l’ex assessore regionale Giovanni Boitano (Udc) ed i due dirigenti comunali Pietro Bonicelli e Lorella Cella. Si sarebbero prestati alla gestione illecita della raccolta dei rifiuti a Lavagna da parte della Eco-Centro che fa capo alla famiglia Nucera.
“La vicenda ci ha sconcertato, disorientato e rattristato – ha detto ieri l’assessore Nicoletta Rebori, leggendo un comunicato davanti ai dodici consiglieri -. Non possiamo portare avanti un compito già oneroso che abbiamo cercato di svolgere al meglio e rimettiamo il mandato condiviso con gli elettori”. Ancora: “Abbiamo appreso i particolari dai media perchè è impossibile parlare con il sindaco – hanno detto gli altri consiglieri dimissionari della lista “Movimento per Lavagna” -. La giustizia farà il suo corso ma la nostra delusione è ai massimi livelli”.
Già lo stesso giorno degli arresti che hanno terremotato la giunta lavagnese, il prefetto aveva sospeso il sindaco e l’assessore Talerico. L’amministrazione era rimasta in mano al vice sindaco. Da ieri, con le dimissioni, scattano i canonici 90 giorni di commissariamento prorogabili di altri 3 mesi), per arrivare alle elezioni che potrebbero tenersi in autunno insieme al referendum, sempreché questo – come ha fatto capire il premier Renzi – non slitti di un anno. Comunque, gli abitanti della cittadina rivierasca sperano che la nomina di un commissario prefettizio arrivi quanto prima, sopratutto per non compromettere la stagione balneare.