Il Corriere della Sera, Giovedì 16 marzo 2017
«Danno d’immagine»: ex sindaco condannato per n’drangheta risarcisce due Comuni
Nevio Coral, ex primo cittadino Pdl di Leinì, condannato a 8 anni ha versato 50 mila euro per ripagare i suoi concittadini. L’attuale sindaco: «Investiamo in sicurezza»
di Elisa Sola
Amava definirsi «il Berlusconi del Canavese» quando per anni, oltre dieci, coniugava l’attività di imprenditore con la politica, da primo cittadino di Leinì (Torino). Era il 1994, Forza Italia lo aveva lanciato come «uomo nuovo». Poi, nel 2011, la rivoluzione. L’arresto per ‘ndrangheta, insieme ai 150 imputati del maxi-processo Minotauro. La galera a quasi settant’anni e, nel 2012, il commissariamento della cittadina di quindicimila abitanti per mafia. Nevio Coral, condannato nel 2016 dalla Cassazione a otto anni per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, si è sempre dichiarato innocente. Ma nei giorni scorsi, assistito dall’avvocato Roberto Macchia, ha deciso di risarcire di tasca propria i comuni di Leinì e Volpiano, che si erano costituiti parti civili nel procedimento sulle infiltrazioni delle ‘ndrine del Torinese.
Valore simbolico
Per l’avvocato Giulio Calosso, che ha seguito i due comuni, «il risarcimento ha un alto valore simbolico perché va a riparare il danno di immagine che i cittadini per bene hanno sofferto». Coral ha deciso di ripagare di tasca propria il «danno di immagine» che i due paesi hanno subito per colpa, così è scritto dai giudici, del suo operato da sindaco che avrebbe favorito gli ‘ndranghetisti cedendo loro lavori in cambio – anche – di voti per il figlio, candidato alle Europee del 2009. Escluse le spese legali, alla comunità di Leinì arriveranno 50mila euro netti, così come al sindaco di Volpiano, comune in cui Coral era stato consigliere per qualche mese. Cifre simboliche ma nemmeno tanto per paesi di piccole dimensioni. «Lei sa cosa vuol dire fare diventare Leinì il comune più ricco del mondo e trovarmi qui per colpa di quattro delinquenti?». Era il 2012 e Coral piangeva alla macchinetta del caffè della maxi-aula bunker delle Vallette, in una pausa del maxi-processo. I giudici non gli hanno mai creduto: Coral non è stato ingannato, hanno deciso nei tre gradi di giudizio, ma sapeva di avvantaggiare la ‘ndrangheta cedendo appalti e lavori di edilizia agli altri imputati.
Infiltrazione
Ad incastrare l’imprenditore era stata, in particolare, la famosa cena del Verdina, un locale di proprietà della famiglia Coral a Volpiano. Nel maggio 2009 i maggiori esponenti della ‘ndrangheta nel torinese si erano riuniti per parlare delle elezioni future. Il candidato da spingere era Ivano Coral, figlio di Nevio. Il padre del candidato aveva alzato il calice brindando alla sua futura vittoria, dopo aver promesso lavori alle famiglie – tra cui i Crea, gli Argirò, i Gioffré e gli Zucco, costruttori che l’ex sindaco avrebbe agevolato anche attraverso la società di diritto pubblico Provana S.p.a.. «Credo che qui siamo tutti imprenditori ognuno nella sua misura», aveva detto Coral agli invitati. Poi, parlando del lavoro di squadra: «Innanzitutto prendiamo uno lo mettiamo in Comune, l’altro lo mettiamo nel consiglio, l’altro lo mettiamo in una proloco, l’altro lo mettiamo in tutta altra cosa, magari arriviamo che ci ritroviamo persone nostre… e diventiamo un gruppo forte…».
«Ha vinto lo Stato»
Gabriella Leone, attuale sindaca di Leinì eletta con lista civica, medico di professione, è pragmatica: «Useremo i soldi per comprare telecamere da installare per le strade, per prevenire furti e vandalismi, come nei parchi giochi, nei giardini. Poi pagheremo corsi di formazione sull’anticorruzione per amministratori e progetti di cultura alla legalità per i ragazzi». Emanuele De Zuanne, primo cittadino di Volpiano: «Più che di soldi, questa è una vittoria dal punto di vista simbolico. Lo Stato ha vinto».