LA CAMORRA VOLEVA SCALARE LA LAZIO: 10 ORDINANZE, SFUGGE CHINAGLIA
CASERTA, 7 AGOSTO 2009 – L’ex attaccante della Lazio Giorgio Chinaglia, il
commercialista Bruno Errico e il faccendiere ungherese Zoltan Szlivas, non
sono stati raggiunti dagli investigatori della Guardia di finanza e della
polizia e per loro, quindi, non è stata eseguita l’ordinanza di custodia
cautelare emessa, nelle scorse settimane, dal tribunale del riesame di Roma.
I provvedimenti emessi dai giudici della libertà, a partire dall’aprile
scorso, hanno riguardato l’avvocato Arturo Ceccherini, l’ex calciatore
Giancarlo Benedetti e Guido Carlo Di Cosimo, ritenuto vicino al clan
camorristico dei casalesi, così come l’imprenditore campano Giuseppe Diana.
Proprio quest’ultimo, nel marzo scorso, era stato condannato a 5 anni di
reclusione per estorsione dal gup di Napoli, nell’ambito del processo sulle
infiltrazioni camorristiche nella società Eco4, che si occupa della raccolta
di rifiuti in diversi comuni del casertano, e in particolare su una truffa
ai danni dello Stato. Diana era stato assolto dall’accusa di aver concorso
nell’associazione a delinquere, e per lui era caduta anche l’aggravante
della fattispecie mafiosa, ma secondo i magistrati romani, proprio da quella
sentenza, è stato comprovato il suo ruolo di riciclatore di denaro
proveniente dalla malavita. Secondo l’accusa, nel caso della Ss Lazio, si
sarebbero ‘puliti’ 22 milioni di euro. Ed a tavolino, nella primavera del
2006, era stato pianificato anche l’organigramma della futura società
biancoceleste. In una intercettazione del 4 aprile 2006 Di Cosimo dice a
Chinaglia: “La Lazio possiamo prenderla anche in tre giorni, se vogliamo,
solamente devo riflettere un attimino, adesso qui, con gli amici nostri,
quale è la nostra migliore strategia”. Dai contatti telefonici tra Chinaglia
e Diana, si era avuta prova dell’impegno sostenuto dall’impreditore di Casal
di Principe di assumersi “i costi e i viaggi” fatti dall’ex bomber
biancoceleste per lasciare gli Usa e presentarsi in Italia come “prestanome
della scalata alla Lazio”. L’asse Diana-Di Cosimo-Ceccherini risulta durare
da oltre un decennio. Il gruppo ha lo specifico fine di riciclare denaro
sporco con estrema disinvoltura. E ancora: “Szilvas, Chinaglia e altri –
scriveva il gip nell’ordinanza che poi era stat impugnata davanti ai giudici
della libertà, ma che è stata riapplicata – sono da almeno un quinquennio
impegnati in simili imprese con Diana, organizzando anche altre analoghe
operazioni con investimenti in Ungheria o nel rilevare società calcistiche
italiane (Triestina, Civitavecchia e Marsala)”. Riguardo la scalata alla
Lazio è in corso, da quasi due anni, un processo, davanti ai giudici della
VI sezione del tribunale, che vede tra gli imputati, oltre allo stesso Di
Cosimo e Chinaglia, anche alcuni capi della tifoseria facente riferimento al
gruppo degli Irriducibili. L’ex bomber laziale non è mai comparso in aula,
restando al sicuro negli Usa. E di recente ha anche cambiato avvocato
difensore. Riguardo, invece, a questo secondo troncone dell’inchiesta, sugli
interessi del malaffare nel tentativo di acquisizione della società
biancoceleste, i pm Elisabetta Ceniccola, Stefano Rocco Fava e Vittoria
Bonfanti, potrebbero depositare gli atti alla ripresa dell’attività
giudiziaria, dopo l’estate.