Roma,22.02.2018
Alla Procura della Repubblica
c/o il Tribunale di
Cassino
Oggetto: ESPOSTO – DENUNZIA. – per verifica circa la sussistenza dell’ipotesi di reato di cui all’art.422 c.p e/o 575 c.p.,art. 439 c,p conseguenza del reato di Disastro Ambientale doloso e quant’altro ipotizzabile dai fatti sotto esposti riguardo traffico illecito ed infiltrazioni criminali riferiti alla discarica località Nocione ed altri luoghi oggetto di interramenti di rifiuti tossici del Cassinate –Integrazione esposto – denunzia datata 15.05.2017.
Il sottoscritto Elvio Di Cesare, nella sua qualità di Segretario Nazionale dell’Associazione per la lotta contro le illegalità e le mafie “A. Caponnetto”,
ad integrazione del precedente esposto-denunzia trascrive qui di seguito::
2 articoli di stampa del giornale “il Tempo” che denunziano scenari inquietanti per la salute dei cittadini abitanti nei pressi della discarica oggetto dell’inchiesta;
Foto di un sito inquinato del Comune di Sant’Elia Fiume Rapido scattate da Fare Verde Cassino in merito a cui si chiedono approfondimenti investigativi;
Si chiede a codesta A.G. che siano attivate tutte le consulenze tecno-scientifiche al fine di evidenziare quanto denunziato dai cittadini che stanno pagando da decenni sulla propria pelle le cause di questo disastro ambientale doloso.
Si rinnova l’invito ad essere informato n.q. ai sensi dell’art.408 comma 2 c.p.p. confermando a tale scopo e per ogni altra eventuale incombenza quale proprio legale l’avv. prof. Alfredo Galasso, alfredogalasso@pecavvpa.it presso il cui studio in Roma, via Germanico 197 elegge domicilio.-
Il Segretario Nazionale
Dr.Elvio Di Cesare
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Boom di tumori, trovati i veleni nascosti a Cassino
Scoperti i fusti di botulino interrati vicino a un canale. I racconti degli operai: scavavamo le buche di notte, poi i camion sversavano GLI ABITANTI «Tutti noi colpiti dalla stessa malattia»
29 Febbraio 2016
Boom di tumori, trovati i veleni nascosti a CassinoB1__WEB
Boom di tumori, trovati i veleni nascosti a CassinoB1_A_WEB
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Fusti di Botulino provenienti da un laboratorio di Sierologia del nord Italia e seppelliti a venti metri di profondità in un terreno poi adibito a pascolo. Un’indagine senza precedenti quella che da alcuni anni stanno portando avanti la Procura di Cassino e Guardia di Finanza del Gruppo di Cassino e che ha fatto emergere uno spaccato di «terra dei fuochi» tutto laziale.
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I militari del colonnello Roberto Piccinini, comandante provinciale delle Fiamme Gialle, coordinati dal tenente colonnello Massimiliano Fortino e sotto le direttive del Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele, hanno ricostruito venti anni di scellerato smaltimento di rifiuti tossici provenienti dalla Lombardia. Nei verbali di interrogatorio si leggono dichiarazioni sconcertanti rilasciate da coloro che, per convenienza e per interesse, hanno partecipato all’interramento senza all’epoca proferir parola. «Abbiamo scavato di notte buche profonde anche trenta metri. Qui poi arrivavano i camion e gettavano tutto. Scarti ospedalieri, protesi di gambe e braccia rimosse dal corpo dei pazienti, cromo esausto e poi del siero, tanto siero scaduto e proveniente da Milano dove c’era un laboratorio che doveva smaltire senza pagare cifre astronomiche».
Gli operai parlano di connivenze tra amministratori, colletti bianchi e alcuni imprenditori del settore rifiuti. La scelta del terreno non è stata casuale: è di proprietà di anziani emigranti che vivono in Scozia. I primi sospetti sulle nefandezze compiute su quella zona a danno degli ignari residenti sono iniziati ad emergere quando gli animali da cortile hanno iniziato a morire in pochi istanti e dopo aver bevuto l’acqua di un canale. A chiarire ogni cosa sono ancora una volta le testimonianze raccolte dalla Guardia di Finanza. Questa volta a parlare è un’anziana contadina del posto: «Era una giornata calda, d’agosto e tutti avevamo sete, persino gli animali. Da alcuni giorni il canale qui accanto, Nocione, era particolarmente maleodorante e soprattutto era divenuto color ruggine. Nei giorni precedenti avevamo visto uno strano movimento notturno di camion e avevamo sentito degli escavatori in funzione. Alla richiesta di spiegazioni ci hanno risposto che stavano compiendo dei lavori di bonifica di un terreno. Tornando a quel giorno di mezza estate, all’improvviso dal pollaio della mia vicina sono scappati una trentina di animali tra galline e pulcini. Quelle povere bestie per sbaglio sono finite nel fosso. Sono morte in meno di cinque minuti. Da quel momento in poi abbiamo smesso di coltivare l’orto. Abbiamo fatto analizzare l’acqua e i dati dell’Arpa ci hanno segnalato la presenza di cromo, sia nel terreno che nell’acqua. Da quel giorno non viviamo più bene. Sempre con il pensiero fisso a quell’appezzamento di terra coperto di erba e rovi».
Prima gli animali. Poi gli uomini. Sono iniziate le malattie. Una per tutte la sindrome di Hodgkin che ha “infettato” il sangue di dodici residenti. Una piccola strada di campagna con un numero così alto di residenti affetti da un cancro al sistema linfatico ed immunitario. Un’anomalia che ha indotto un medico romano a segnalare la cosa alla Dia e appunto alla Guardia di Finanza. Contemporaneamente sono arrivati gli esposti degli ambientalisti corredati di fotografie che attestano il rinvenimento, durante i lavori di scavo per l’ampliamento di un pozzo, di resti umani e scarti di sala operatoria. Nelle viscere di quell’appezzamento, che nel corso degli anni ha cambiato diversi proprietari, sono stati quindi smaltiti i rifiuti provenienti da ambienti sanitari. Non solo fusti di Botulino quindi ma anche medicinali scaduti e lastre sono emersi durante lo sbancamento. L’assessore all’Ambiente al comune di Cassino, Riccardo Consales è intervenuto parlando di «una situazione che, come ambientalista, ho denunciato per anni. Sono contento che finalmente la verità stia per venire alla luce». L’Amministrazione di cui è componente l’assessore ha emesso un’ordinanza che vieta l’uso dei pozzi e il pascolo degli animali. Un deterrente inutile e tardivo: per venti anni a Nocione si sono viste pecore bruciare e piante d’insalata crescere color vermiglio. Tutto è finito sulle tavole di coloro che vivono in zona.
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Tutti noi colpiti dalla stessa malattia. E viviamo l’uno accanto all’altro»
Parlano gli abitanti di via Nocione che hanno contratto il linfoma di Hodkin. Qualcuno è morto, gli altri combattono ancora
29 Febbraio 2016
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«In dodici siamo stati colpiti dalla stessa malattia. Viviamo tutti nella stessa strada, a poche decine di metri l’uno dall’altro. Qualcuno è morto, qualcun altro combatte. Io spero di guarire». Antonio è uno dei residenti di via Nocione ed è stato lui a fare da apripista all’indagine.
Ha spiegato agli investigatori della Dia di Roma prima e della Guardia di Finanza poi, quanto accaduto nella contrada una ventina di anni fa. Dichiarazioni che sono state tutte messe a verbale e che oggi sono ritenute di fondamentale importanza per il buon esito dell’inchiesta. Il magistrato Maria Beatrice Siravo, della Procura di Cassino, ha deciso di verificare quanto quell’uomo, malato e disperato, raccontò alla Dia. Gli investigatori furono, infatti, interpellati da un oncologo capitolino che ritenne anomala la diffusione del Linfoma di Hodgkin tra persone che residenti a poche decine di metri di distanza l’una dall’altra. Il luminare decise di chiedere spiegazioni ai pazienti. Si fece spiegare la conformazione geologica dell’area in cui risiedevano. Tutti confermarono che, poco lontano dalle loro case, erano stati interrati dei rifiuti. La Finanza di Cassino sta verificando se tra quelle malattie, alcune con esito mortale, e quei rifiuti seppelliti, possano esserci dei legami. «Non potrò mai dimenticare – ci spiega una donna che da anni vive in zona – quando ad una vicina scapparono le galline e i pulcini dal pollaio. Quelle povere bestie finirono nel canale Nocione, sempre coperto da una patina rossa, e dopo qualche ora morirono tutte. Da allora abbiamo smesso di coltivare l’orto. Abbiamo fatto analizzare l’acqua e i dati dell’Arpa ci hanno segnalato la presenza di cromo, sia nel terreno che nell’acqua. Da quel giorno non viviamo più bene. Sempre con il pensiero fisso a quell’appezzamento coperto di erba e rovi». Fondamentale anche il racconto di alcuni dipendenti di una ditta di smaltimento che parlano di «buche profonde venti metri nelle quali gettavano rifiuti con una ruspa e poi immediatamente venivano coperte con materiale da risulta e terra. Per fare questo lavoro eravamo costretti ad indossare mascherine. Abbiamo seppellito soprattutto scarti sanitari e ospedalieri».
L’inquinamento delle falde è stato accertato dagli ispettori dell’Arpa che hanno parlato di presenza di cromo nell’acqua. Lo stesso colore del fondo del canale Nocione, che è perennemente rosso, ha confermato i sospetti che due ambientalisti, Edoardo Grossi e Giuseppe Martini, avevano vergato in una denuncia in Procura.
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Edoardo Grossi ha aggiunto 26 nuove foto — con Fare Verde Cassino e altre 3 persone.
27 gennaio alle ore 15:52 ·
SANT’ELIA FIUMERAPIDO: LA CATASTROFE DIMENTICATA
Si allarga l’area contaminata dalle acque rosse. Il fango, inquietante, corre intenso e denso tra i terreni, verso Cassino, nell’indifferenza di tutti.
Rinvenuto un altro fusto di vernice in una palude di acqua, probabilmente ce ne saranno altri sul fondo del “lago” d’acqua.
Associazione Nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie
“Antonino Caponnetto”
“Altro” ed “Alto”
www.comitato-antimafia-lt.org
info@comitato-antimafia-lt.org
ass.caponnetto@pec.it
Tel. 3470515527