La Stampa, SABATO 27 APRILE 2019
Eolico, business tra alti e bassi Ma la mafia sa come investire
RICCARDO ARENA ROBERTO GIOVANNINI
Sono lontani i tempi in cui investire nell’eolico era un affare facile e sicuro, grazie ai cospicui incentivi messi a disposizione per il lancio dell’energia elettrica prodotta dal vento, allora lontana dalla cosiddetta «grid parity», ovvero la parità di prezzo rispetto all’energia prodotta con fonti fossili. La mafia tuttavia non ha smesso di guardare a questo business con grande interesse, grazie alla presenza di personaggi come Vito Nicastri. Che sarà anche prestanome di Matteo Messina Denaro, ma il socio di fatto di Paolo Arata, protagonista del “Siri-gate” è un vero esperto del settore. Nell’era degli incentivi facili si installavano turbine eoliche di scarsa qualità e in luoghi dove il vento c’era e non c’era, pur di incassare gli aiuti pubblici. Ma da diversi anni i sussidi per i produttori sono stati ridotti all’osso. E grazie a migliorie tecnologiche adesso l’elettricità eolica in molti casi – per i nuovi investimenti – è persino più conveniente di quella da fonti fossili.
Il taglio delle agevolazioni
E così, tra taglio delle agevolazioni e lungaggini burocratiche e amministrative, negli ultimi tempi l’eolico nazionale ha visto un ottimo andamento della produzione di energia elettrica, ma un forte calo nelle nuove installazioni di turbine. Attualmente sono presenti nel nostro Paese impianti per una potenza cumulativa installata pari a poco più di 10 GW. Una potenza che soprattutto grazie al repowering degli impianti attuali (ovvero la sostituzione con pale più efficienti, e non solo) e a nuove installazioni dovrà raddoppiare entro il 2030, secondo i piani delineati dal governo nel Piano energia e clima consegnato all’Europa. L’energia eolica, per ragioni geografico-orografiche è una faccenda che riguarda le regioni meridionali: il 91% della risorsa viene generata nelle sei regioni del Mezzogiorno, che registrano tutte almeno 1 GW di potenza installata. Con il netto primato della Puglia, che ne ha 2,5 GW. Al momento nel nostro Paese ci sono 5.645 impianti eolici, per quasi 7000 aerogeneratori di varie taglie di potenza. Sopra i 10 MW di potenza – ovvero le turbine eoliche di dimensioni maggiori, quelle che segnano dal punto di vista economico un’incentivazione minore rispetto a quelle più piccole – ci sono in tutto 313 impianti, che però rappresentano una potenza complessiva di oltre il 90% di quella complessiva (9,07 GW).
Investimenti e incognite
In termini di numero, ovviamente, la classe di potenza più rilevante è quella che va da 20 a 200 kW, con 3.956 impianti e una potenza totale di circa 234 MW. La maggioranza degli impianti si trova in Basilicata, 1180, nella taglia 20-200 kW. La Puglia ha la quota di potenza eolica maggiore installata in Italia, il 24,8% del totale, con 92 impianti sopra i 10 MW di potenza. Nel 2017 sui 9,4 GW installati, 1,1 sono di proprietà di Erg Renew, seguita da Enel Greenpower (0,8 GW), E2I Energie Speciali (0,6). La Sicilia è disseminata di impianti di questo tipo. Soltanto la famiglia Arata – padre, madre e figlio – gestisce, attraverso sette società 16 turbine, due impianti di biometano e due fotovoltaici costruiti tra Calatafimi, Segesta, Vita, Salemi, Marsala. Il professore genovese vicino alla Lega e il figlio Francesco sono indagati con Vito Nicastri nella vicenda sfociata nell’indagine sul sottosegretario Armando Siri. La provincia di Trapani va col vento: il 5 per cento della produzione nazionale viene realizzato infatti attraverso impianti che sorgono a Calatafimi, Segesta, Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Alcamo, Castellammare del Golfo, Salemi, Vita. E Nicastri subì la confisca di 43 società del settore, sul presupposto che fossero collegate al superlatitante Messina Denaro. Per il parco eolico di Mazara del Vallo, il cosiddetto “re del vento” aveva rivenduto il proprio progetto alla società Wind Project, proprietaria di altri sei parchi, quattro dei quali nella provincia di Palermo. Un altro affare vede interessato il gruppo Edison, per lavori subappaltati a un’associazione d’imprese formata da una società di Roma e da una di Milazzo: importo complessivo 4 milioni. Se lo contendevano il reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, Dario Messina, e Bruno Giacalone, famiglia di Castelvetrano. Solo dopo l’inchiesta delle Procure di Palermo e Roma, però, la Regione è corsa ai ripari: ha sospeso le autorizzazioni rilasciate alla Sunpower, per un impianto da 55 megawatt, da realizzare a Carlentini e Melilli, in provincia di Siracusa. Sospese anche l’Etnea e la Solgesta, due delle società di Arata e Nicastri. Si occupano di minieolico e biometano. Enorme la sproporzione fra l’investimento previsto, oltre 80 milioni, e il capitale sociale versato, 2.500 euro.