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‘Ndrangheta, il Consiglio di Stato conferma lo scioglimento del Comune di Siderno

Ndrangheta, il Consiglio di Stato conferma lo scioglimento del Comune di Siderno

Respinto il ricorso contro la decisione del Tar Lazio che aveva confermato la relazione del Ministero dell’Interno sulle infiltrazioni nell’amministrazione Fuda

27 giugno 2020, 23:16

di Fabio Papalia

SIDERNO Il Consiglio di Stato, presidente Franco Frattini, Giulio Veltri, Paola Alba Aurora Puliatti e Stefania Santoleri consiglieri, Giulia Ferrari estensore, ha confermato lo scioglimento del Comune di Siderno, guidato dal sindaco Pietro Fuda, per infiltrazioni mafiose. Respinto il ricorso contro la sentenza del Tar del Lazio che a sua volta aveva respinto il ricorso contro il decreto di scioglimento del Consiglio dei Ministri, riunito l’8 agosto 2018. La decisione è stata presa nella camera di consiglio del giorno 16 aprile 2020 e la motivazione è stata pubblicata qualche giorno fa.
LA RELAZIONE MINISTERIALE La relazione del Ministro dell’Interno ha messo in luce forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale.
In particolare, emerge dalla relazione ministeriale che «in più occasioni, il Comune di Siderno (che peraltro era stato già sciolto nel 2013) ha affidato lavori, servizi, concessioni demaniali ad imprese già attinte da interdittive antimafia ovvero legate ad esponenti di famiglie malavitose locali, ricorrendo al metodo dell’affidamento diretto, previo artificioso frazionamento del valore degli appalti, in assenza o tardiva adozione delle determine a contrarre e con omissione dell’espletamento dei doverosi accertamenti antimafia nei confronti delle ditte aggiudicatarie; che una fitta rete di rapporti di parentela, di affinità e di frequentazione lega diversi membri degli organi elettivi e dell’apparato burocratico del comune – alcuni dei quali con pregiudizi penali – a persone controindicate ovvero ad esponenti della ‘ndrangheta locale; che un consulente dell’ente e tre componenti il consiglio comunale sono stati costretti a dimettersi a seguito di atti intimidatori posti in essere in loro danno; che in vista delle consultazioni amministrative di maggio 2015, la locale ‘ndrina ha assicurato il proprio sostegno elettorale in favore di un soggetto candidatosi alla carica di consigliere comunale e risultato poi eletto con il maggior numero di preferenze rispetto agli altri candidati di quella lista; che, sebbene diversi beni confiscati alla criminalità organizzata siano stati trasferiti al patrimonio indisponibile dell’ente per finalità istituzionali o sociali, a tutt’oggi nessuno di quei beni risulta utilizzato per le citate finalità; che sul piano economico-finanziario le risultanze dell’accesso hanno disvelato una situazione di diffusa mala gestio caratterizzata da gravi inefficienze nell’attività di riscossione delle entrate tributarie e dalla conseguente scarsa capacità dell’amministrazione comunale di fare fronte alle spese correnti».
IL TAR LAZIO Il Tar aveva respinto il ricorso ritenendo che il decreto di scioglimento del Comune di Siderno fosse legittimo. Secondo il Tar, infatti, un’analisi globale ed unitaria delle criticità emerse, avrebbe dimostrato la sussistenza di un effettivo condizionamento da parte della criminalità organizzata sull’amministrazione comunale.
IL CONSIGLIO DI STATO Dopo avere dichiarato manifestamente infondati un motivo su questioni di legittimità costituzionale, il Consiglio di Stato ha affrontato analiticamente il secondo motivo del ricorso, in cui venivano contestati gli addebiti che hanno portato allo scioglimento.
IRREGOLARITÀ NELL’AFFIDAMENTO DI LAVORI E APPALTI Dalla relazione si evincono innanzitutto irregolarità nell’affidamento di lavori, servizi e forniture, sia con assegnazione diretta dell’appalto alle stesse ditte, anche ricorrendo al frazionamento degli importi, sia con ripetute proroghe dei rapporti in essere.
Sono segnalati innanzitutto i lavori effettuati presso il lungomare “Le Palme”. In particolare, con affidamento diretto sono stati appaltati i lavori di ripristino e sistemazione della strada del lungomare e i lavori per il posizionamento di conglomerato bituminoso. Alla stessa società sono stati inoltre affidati senza previo esperimento di una procedura ad evidenza pubblica numerosi altri lavori (per un totale di circa 13 affidamenti diretti in un anno) ed in assenza finanche di formale richiesta di preventivo. Inoltre la società in questione è stata destinataria di interdittiva nel 2012, con la conseguenza che il Comune avrebbe dovuto chiedere nel 2017 la certificazione antimafia alla Prefettura di Reggio Calabria, «richiesta in effetti inviata il 17 novembre 2017, quindi – scrivono i giudici – solo dopo l’insediamento (avvenuto il 23 ottobre 2017) della Commissione di indagine (nominata il 19 ottobre 2017).
Ai sensi dell’art. 100, d.lgs. n. 159 del 2011, “L’ente locale, sciolto ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e successive modificazioni, deve acquisire, nei cinque anni successivi allo scioglimento, l’informazione antimafia precedentemente alla stipulazione, all’approvazione o all’autorizzazione di qualsiasi contratto o subcontratto, ovvero precedentemente al rilascio di qualsiasi concessione o erogazione indicati nell’art. 67 indipendentemente dal valore economico degli stessi”.
Il Comune di Siderno era stato già sciolto con decreto del Presidente della Repubblica del 9 aprile 2013, a seguito della verifica effettuata dalla Commissione di indagine. «Nella specie – scrivono i giudici del Consiglio di Stato – non risulta smentito, in punto di fatto, che la richiesta sia stata inoltrata solo il 17 novembre 2017 mentre gli affidamenti risalgono anche al 2015 e, per giunta, sono stati effettuati solo dopo che si è insediata la commissione di indagine».
ALTRI AFFIDAMENTI Sono stati contestati all’amministrazione Fuda anche altri affidamenti diretti, in particolare tra giugno 2015 e luglio 2017 l’ente locale ha disposto 21 affidamenti diretti del valore complessivo di 35.000 euro a favore dell’impresa edilizia del nonno della moglie di un consigliere di maggioranza il quale vanta rapporti di parentela diretti con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata legati alla consorteria dei Commisso. «La vicinanza dell’impresa edilizia alla consorteria dei Commisso – scrivono i giudici – non è in contestazione e tale elemento è sufficiente, da solo, a far rientrare detti affidamenti tra i “seri indizi” in ordine all’influenza mafiosa sull’amministrazione comunale, senza che di contro possa assumere rilevanza la circostanza che fossero riportati nella relazione e non anche riprodotti nell’ambito della proposta del Ministero dell’Interno, facendo quest’ultima rinvio ob relationem alla relazione stessa».
Altri 11 affidamenti diretti sono stati effettuati, nell’arco di un anno, a favore di una società attinta da interdittiva antimafia nel 2013. «L’Amministrazione Fuda – si legge nella sentenza – ha chiesto alla Prefettura la verifica antimafia solo nel 2017, reiterando in tal modo lo stesso errore».
IL CENTRO POLIFUNZIONALE Altra questione riguarda la gestione del Centro polifunzionale turistico sportivo, sito in località Chiusa, affidata con contratto del 29 settembre 2003, avente durata di 15 anni, a un club sportivo. Il club si è reso moroso da anni, accumulando un debito pari a circa 109.644,69 euro.
La gestione del Centro polifunzionale è stata attenzionata per due motivi: da un lato, il fatto che nonostante l’ingente morosità del gestore, il rapporto non fosse stato interrotto; dall’altra, che lo stesso 2 settembre 2015 è stata revocata, da parte del responsabile del Settore 4 (Assetto del territorio), la gestione proprio in considerazione del mancato pagamento dei canoni e, nel contempo, è stato disposto l’acquisto, da parte del responsabile del Settore 3 (lavori pubblici e manutenzione patrimonio), di otto climatizzatori.
Dalle verifiche effettuate è emerso che il presidente del club è vicino alla criminalità organizzata.
«Una serie di elementi – scrivono i giudici – rendono la vicenda sintomatica di una compromissione del buon andamento e della imparzialità dell’amministrazione comunale. Ed infatti, se è vero che è stato disposto sin dal settembre 2015 la revoca della concessione è anche vero che tale revoca non ha portato a togliere la gestione del Centro polifunzionale ad una Associazione vicina alla ‘ndrina dei Commisso, circostanza quest’ultima sulla quale gli appellanti nulla hanno detto. La vicenda, connotata da una forte posizione debitoria del gestore, si è infatti riaperta solo a seguito dell’insediamento (23 ottobre 2017) della Commissione di indagine e lo sgombero della struttura è stato effettuato soltanto in data 12 aprile 2018. Ed inoltre, se è vero che l’Amministrazione Fuda è riuscita a rientrare in parte dei canoni non versati, è altresì vero che dal 2015 al 2017, su un debito di oltre 100.000,00 euro, è riuscita ad ottenere solo meno di 11.000,00 euro.
Il tutto aggravato da una spesa a carico del Comune di circa 30.000,00 euro per l’acquisto e messa in opera di otto climatizzatori presso lo stesso Centro.
Può dunque concludersi nel senso che il comportamento tenuto nella vicenda dall’Amministrazione comunale pare tutt’altro che teso a porre fine, in concreto, ad una gestione non rispettosa degli accordi del 2003 e a porre rimedio ai debiti accumulati con lo stesso ente locale; sembra piuttosto che siano stati precostituiti elementi atti a salvaguardare l’amministrazione che, sulla carta, sembrerebbe essersi attivata per risolvere il rapporto ma che nei fatti ha accettato che lo stesso durasse ancora per anni, addirittura facendo un ulteriore investimento».
PALAZZETTO DELLO SPORT COMUNALE Altra vicenda segnalata nella relazione è quella relativa al Palazzetto dello Sport comunale. La realizzazione del Palazzetto dello Sport è stata affidata, nel 2011, a un’impresa cui è succeduta, per cessione di ramo d’azienda, un’altra impresa. In data 24 giugno 2015 l’ente locale ha richiesto la certificazione antimafia e solo il 23 luglio 2015 è stato stipulato il contratto con la seconda impresa. Tale impresa è stata raggiunta da interdittiva antimafia il 6 dicembre 2016.
«È ben vero – scrivono i giudici – che l’Amministrazione comunale, con nota del 24 giugno 2015 – e dunque appena eletta – ha sollecitato la Prefettura alla verifica sull’impresa» però «È anche vero che agli amministratori locali non poteva non sfuggire la circostanza – nota nella realtà locale di Siderno che l’impresa era conosciuta nel territorio per essere stata coinvolta nelle operazioni di polizia “Saggezza” risalente al 2012 e “Morsa sugli appalti” del 2014, evenienze che avrebbero dovuto indurre l’Amministrazione Fuda ad agire con maggiore cautela come era stato fatto durante la precedente gestione commissariale». Solo quest’ultimo fatto, secondo i giudici, non sarebbe bastato a sciogliere il Comune, ma unito agli altri indizi… completa il puzzle: «Rileva ancora il Collegio che tale episodio, che da solo avrebbe potuto non assumere connotato dirimente, unito agli altri segnalati nella relazione contribuisce a supportare la conclusione che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale».
LE SPIAGGE Non passano il vaglio del Consiglio di Stato nemmeno gli affidamenti per la gestione delle spiagge così come le concessioni demaniali relative all’uso di spiagge, chioschi e altre attività su suolo pubblico: «Il Collegio condivide e fa proprie le conclusioni alle quali è pervenuto il giudice di primo grado. A prescindere dalla mancanza, anche in questi casi, del ricorso alla procedura ad evidenza pubblica, rilevante è la circostanza che costituisse fatto notorio la riconducibilità di almeno una delle società ad una nota cosca locale, la consorteria dei Commisso».
BENI CONFISCATI Perfino la non corretta gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata viene imputata all’amministrazione Fuda: «è emersa una mala gestio dell’amministrazione Fuda, estrinsecatasi in una inoperosa attività». E ancora: «la gestione dei suddetti immobili confiscati alla mafia desta perplessità sia sotto il profilo della mancata solerzia dell’amministrazione comunale nella destinazione dei beni alle finalità sociali e istituzionali previste – il che avvalora l’asserita grave inefficienza dell’ente locale nello svolgimento delle comuni attività amministrative – sia sotto il profilo dell’atteggiamento ondivago del Comune, manifestatosi nella decisione di mutare l’iniziale destinazione dell’immobile sito in via Bonasera, la quale non ha trovato un’adeguata giustificazione».
ILLUMINAZIONE VOTIVA NEI CIMITERI Il servizio è stato affidato a un’impresa con contratto stipulato in data 6 dicembre 2001 della durata di quindici anni dietro il pagamento di un canone irrisorio. In data 11 aprile 2016 la concessione è scaduta ma la suddetta impresa ha continuato a svolgere il servizio. Solo nel gennaio del 2018, e su sollecitazione della Commissione d’indagine, i competenti uffici hanno assunto le iniziative necessarie per l’espletamento di una gara preordinata all’individuazione del nuovo affidatario del servizio, interrompendo il rapporto con l’impresa.
PARENTELE E FREQUENTAZIONI Tra gli indici di infiltrazione mafiosa nell’amministrazione locale di Siderno la relazione prefettizia aveva evidenziato i rapporti di parentela e frequentazione degli amministratori con esponenti delle cosche locali e in particolare i legami di parentela di tre consiglieri. «Si tratta – è il parere del Consiglio di Stato – di dati oggettivi che mettono in evidenza la vicinanza – quanto meno come legame parentale – tra detti consiglieri e la malavita. Aggiungasi che la parentela, nel caso di specie, non è stato l’unico elemento che ha condotto allo scioglimento del consiglio comunale. Essa costituisce piuttosto un dato che ha reso più netta la significatività e rilevanza dei plurimi indizi contestualmente indicati dalla commissione d’accesso».
INTIMIDAZIONE A ESPONENTI PD Nella relazione prefettizia si fa altresì riferimento agli atti di intimidazione posti in essere a carico di esponenti del Partito Democratico, in particolare a danno di Pierdomenico Mammì, che ha poi rinunciato alla candidatura alla carica di Sindaco, e di Giorgio Ruso, eletto nella lista a sostegno del Sindaco Pietro Fuda, ma poi passato alla opposizione e dopo di allora destinatario di un atto di intimidazione con l’incendio della autovettura all’interno della sua proprietà. «Tali episodi – affermano i giudici – dimostrano che la criminalità organizzata locale era attenta alla vita politica del Comune di Siderno e ostile alla (sola) opposizione».
IL VERDETTO FINALE «Il Collegio – è la parte finale della sentenza – ritiene sufficienti tutti gli elementi sopra descritti a supportare il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Siderno, dovendo concludersi che è logico attribuire ad essi un disvalore sintomatico idoneo ad integrare i presupposti» richiesti per lo scioglimento. (redazione@corrierecal.it)

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/