Maria Grazia Mazzola: ”La mafia non è solo un fenomeno siciliano”
30 Luglio 2020
di Debora Zvardon*
Quello di Maria Grazia Mazzola è un nome non del tutto sconosciuto in Repubblica Ceca. Maria Grazia è una giornalista investigativa italiana che lavora per la RAI e che in Cechia abbiamo imparato a conoscere in relazione agli scoop sugli omicidi del giornalista Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. Maria Grazia Mazzola è una giornalista che da oltre trent‘anni si occupa anche della mafia italiana. Al suo attivo ha una grande quantità di articoli e interviste su questa problematica. Ha fatto inchieste tv sulle mafie in Italia e all’ estero e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Noi di Cafeboheme.cz siamo onorati che abbia accettato di concederci questa intervista.
Café Boheme: Lei è nata a Palermo, la culla della mafia siciliana, come ha inciso ciò nella sua decisione di dedicarsi alla mafia nella sua attività di giornalista?
Sono nata e cresciuta a Palermo, laureata in Scienze Politiche internazionali. Sono cresciuta in una famiglia impegnata socialmente e politicamente contro la mafia, la corruzione e contro il fascismo. Pio La Torre, il deputato del PCI assassinato dalla mafia a Palermo nel 1982, era un amico di famiglia. Lui che aveva giurato guerra alla mafia elaborando proposte di legge che dopo la sua morte sono diventate il grimaldello dei clan. A lui si deve l’articolo 416 bis del codice penale che riconosce l’associazione mafiosa, a lui si deve la confisca dei patrimoni mafiosi. Una vera rivoluzione purtroppo approvata solo dopo il suo omicidio. La Torre denunciava che la mafia è un fenomeno politico delle classi dirigenti. Quando fu assassinato a Palermo il 30 aprile 1982, io andai con mia madre Lucia Mezzasalma a riconoscerlo in obitorio: giaceva sul marmo con il suo autista e compagno fedele Rosario Di Salvo che con una pistola e un’auto non blindata lo accompagnava. Non dimenticherò mai più quella scena orribile rimasta incisa nella mia memoria: due corpi crivellati dai proiettili.
Fu inevitabile che dopo la laurea io da giornalista mi specializzassi sulle mafie e puntassi sulle inchieste tv accertando solo la verità al servizio dei cittadini. Una scelta che mi è costata tanto. Anche un’aggressione mafiosa per strada con un pugno in faccia a Bari da una boss criminale del clan Strisciuglio che mi ha provocato lesioni. È in corso il processo.
In un’intervista ha detto che la mafia è uno Stato dentro lo Stato. Cosa caratterizza la mafia e in che modo influisce nella vita delle persone comuni?
Le mafie che sono tante non avrebbero alcun potere senza le collusioni con la politica e l’imprenditoria. In Italia sono stati condannati definitivamente politici e imprenditori con mafiosi.La linfa che esse ricevono é nel rapporto di scambio affaristico con parti interne alla politica che conta per ottenere appalti pubblici, favori, business di ogni tipo: trasporti su gomma, società, smaltimento rifiuti. I mafiosi entrano in società anche con imprenditori propri e rilevano società, aziende in tutta Europa. A questo proposito ho realizzato lo Speciale Tg1 ‘Euromafie’ andato in onda il 15 dicembre 2019 su Rai uno in seconda serata. Esiste la versione Rai anche con i sottotitoli in inglese. Un viaggio inchiesta di un’ora e sette minuti in Europa e gli affari delle mafie che in tutto silenzio vanno a gonfie vele. In questo Speciale tv ho affrontato gli omicidi del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová, scoprendo documenti inediti su indagini della polizia slovacca insabbiate già nel 2013 sulla ndrangheta in Slovacchia. Dopo le rivelazioni al TG1 ho ricevuto una minaccia di morte da un profilo slovacco via Facebook sul quale indaga la polizia postale italiana. Nello Speciale tg1 Euromafie ho anche affrontato l’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia. Il contesto é da brividi per la corruzione politica maltese e la finanza. Daphne e Jan giornalisti investigativi soli a dire la verità in un mare di corruzione e menzogne. Qualunque giornalista che indaga sugli affari dei clan in Europa rischia la pelle. A tutt’oggi non sono state approfonditi dalle indagini i legami tra la ndrangheta, la politica del governo in Slovacchia e gli omicidi di Jan e Martina. Un buco nero. Non abbiamo una verità completa: è stata accertata la colpevolezza di Marian Kocner e del suo gruppo di fuoco, ma non abbiamo saputo del narcotrafficante Nino Vadalà sul quale stava indagando Jan Kuciak quando è stato assassinato.
Come si spiega la sempre più frequente commistione tra mafia e politica?
Si alimentano in modo reciproco. Ciò che è anche più grave é la mentalità mafiosa che regna in Italia e in Europa: la mafia non è un problema italiano o siciliano, le mafie sono un problema dell’Europa che finge di non vedere e del mondo. Ciò che sgomenta é che si finga di non capirlo. I clan sono gli unici a disporre di tonnellate di contanti della cocaina e investono, acquistano, lavano i soldi e si comprano chiunque e qualunque cosa. La politica per prima. L’unico pericolo per le mafie viene dall’ Italia perché la nostra magistratura antimafia é unica nel mondo come uniche sono le sue leggi. Perché gli altri Paesi non si adeguano alle leggi antimafia italiane? Pensano di perdere business? Chiunque usufruisce delle mafie con affari e consumi, nutre la rete criminale internazionale e si rende complice, andrebbe arrestato.
Cosa ha pensato quando ha sentito la prima volta che era stato assassinato il giornalista Ján Kuciak che si occupava appunto dei legami tra la mafia e la politica in Slovacchia? Aveva avuto modo di conoscerlo come collega?
Quando sono stati assassinati Jan e Martina ho pensato subito alle mafie ma anche all’imprenditoria e alla politica corrotta, ai faccendieri senza scrupoli che si credono dio. Sono molti gli elementi analoghi tra gli omicidi di Jan Kuciak con Martina Kusnirova e Daphne Caruana Galizia. Imprenditori corrotti come mandanti ma anche la politica di governo corrotta: ed é lì nel nodo politico, la maggiore difficoltà ad accertare le responsabilità. Chi ha potere lo usa spesso non certo per i cittadini e tenta di impedire l’accertamento dei fatti. Ma c’è anche una parte di politica virtuosa che – mi auguro- non farà sconti a nessuno neanche ai criminali dai colletti bianchi. Jan Kuciak e Daphne Caruana Galizia sono stati uccisi perché indagavano sulla corruzione e le mafie nell’inerzia generale. Due giornalisti-sentinella in Europa nell’omertà generale. Chi apre gli occhi non può stare a guardare. E’ a rischio la democrazia in tutti gli Stati europei.
Collabora anche con colleghi cechi e slovacchi che si occupano di questa problematica?
Ho collaborato con valorosi colleghi giornalisti slovacchi, maltesi e tanti altri.
Qual è la cosa più difficile del suo lavoro? Raccogliere le informazioni rilevanti, metterle insieme, verificare le fonti o magari la scrittura stessa dell‘articolo?
La maggiore difficoltà delle indagini giornalistiche provengono dall’ omertà e anche dal fatto che io mi muovo con una telecamera. Indagare con una telecamera non è uguale per difficoltà a chi lo fa scrivendo. Riprendere é trasgressivo e spesso bisogna usare microcamere nascoste per realizzare una vera inchiesta solo al servizio dei cittadini. Non ho fatto carriera come potrete immaginare ma ho servito i cittadini cercando solo la verità e oggi posso guardarmi serenamente in uno specchio.
Il mio dovere é avvisare l’opinione pubblica internazionale: se l’Europa non adotterà una legislazione antimafia comune e penserà solo al business, la comunità si trasformerà in un Narco-Stato. Le mafie internazionali anche i sudamericani investono da anni in Europa e acquistano con i soldi della cocaina societa’ e ristoranti. Ma le leggi non consentono un contrasto altrettanto rapido. È urgente svegliarsi!
(8 giugno 2020)
*In collaborazione con Andreas Pieralli
Tratto da: cafeboheme.cz