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Napoli, 37 arresti oggi: maxi retata a San Giovanni a Teduccio, sgominati quattro clan

Il Mattino

Napoli, 37 arresti oggi: maxi retata a San Giovanni a Teduccio, sgominati quattro clan

Lunedì 17 Maggio 2021

Nelle prime ore di questa mattina poliziotti della Squadra Mobile e del commissariato San Giovanni-Barra hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia, nei confronti di 37 affiliati ai clan Rinaldi, Reale, Formicola e Silenzio, tutti gravemente indiziati dei reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco aggravati. 

L’intensa attività social degli affiliati ai clan e dei loro parenti ha dato una grossa mano agli inquirenti della Squadra Mobile di Napoli e alla DDA che all’alba di oggi hanno arrestato 37 dei 38 destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di presunti affiliati alle famiglie malavitose che fanno affari illeciti nel quartiere San Giovanni a Teduccio del capoluogo partenopeo ma anche in altre zone della città e della provincia. Si tratta di famiglie facenti parte della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, in lotta contro il clan Mazzarella (storico rivale dell’Alleanza) per la sparizione delle attività criminali: le indagini, che si sono protratte tra il 2014 e il 2019 hanno documentano anche gli scontri a colpi di armi da guerra, come i kalashnikov, che hanno insanguinato l’area orientale della città di Napoli, nelle zone di piazza Mercato e Porta Nolana nonché nei comuni di san Giorgio a Cremano e Portici. 

L’attività degli inquirenti intende anche accertare come i clan riescano ad entrare in possesso di armi così potenti, come gli AK47. Tra i destinatari delle misure cautelari figura anche un armiere, una figura trasversale che faceva affari rifornendo di pistole e mitra anche altre organizzazioni criminali. Durante le indagini è emerso l’elemento identitario del clan Rinaldi, un logo, anzi un numero, il «46», chiaro riferimento al «lotto 46», il complesso di edilizia popolare dove il clan Rinaldi ha eretto la propria roccaforte, un numero ricorrente nelle conversazioni, sui social e anche sulla pelle degli indagati: molti, infatti, se lo sono fatti tatuare addosso per rimarcare la propria appartenenza.