‘Ndrangheta, legalità e futuro. Falvo: «La lotta alla criminalità non sia solo uno slogan»
Il ricordo delle stragi e la scelta di combattere la criminalità. Il procuratore di Vibo: «Oggi qualcosa sta cambiando davvero»
Pubblicato il: 23/05/2021 – 11:41
di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME «Per me l’epoca stragista e la vicenda di Falcone e Borsellino ha un significato particolare. Ricordo ancora quel 23 di maggio, mi ero laureato l’8 maggio, quindici giorni prima. Eravamo nella casa dello studente, c’eravamo riuniti insieme ad altri colleghi e ricordo quando arrivò la notizia della strage di Capaci e lo sconforto che prese tutti noi. Pensammo fosse finito tutto». È il personale e sentito racconto di Camillo Falvo, oggi procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, in prima fila da sempre nella lotta, agguerrita e serrata, contro la ‘ndrangheta calabrese. E oggi, il ricordo di Falvo, nella giornata che della legalità che ricorda le terribili stragi di mafia del 1992 e che in poche settimane costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, segna un passaggio fondamentale per continuare a coltivare quella memoria che serve alle generazioni future. Quei giovani e quei bambini delle scuole di Maida, incontrati in occasione dell’intitolazione della Villa comunale ai due giudici antimafia.
Il ricordo e la “tensione morale”
«Ricordo – racconta Camillo Falvo – ragazzi e giovani universitari con la testa fra le mani. Erano convinti che ormai la mafia e la criminalità organizzata ce l’avessero fatta. Poi a distanza di due mesi ci fu la strage di via d’Amelio, un altro duro colpo». Falvo non manca di sottolineare anche il particolare momento vissuto dalla magistratura italiana: «In questo momento, e lo dico da membro del comitato del direttivo centrale di Anm, stiamo attraversando il momento più buio della nostra storia come credibilità, e quindi pensare oggi a quella tensione morale e quei principi che ci ispirarono a quell’epoca, fa un certo effetto. È in quel momento che ho deciso di fare il magistrato, schierandomi dalla parte giusta».
Rinascita e Imponimento
Le ultime operazioni messe a segno dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta e le potenti famiglie dei Mancuso ma anche degli Anello e i Fruci, tra Rinascita-Scott e Imponimento, sono i segnali più tangibili e importanti della lotta alla criminalità organizzata, colpita al cuore e messa in ginocchio da centinaia di arresti. «Sono uno dei primi investigatori dell’inchiesta Imponimento – racconta Camillo Falvo – facevo parte di quel pool di indagine che poi portò al filone “Rinascita-Scott”. Avevamo pensato a questo territorio, quello Lametino, che io conoscevo bene quando facevo il giudice e mi ero occupato dell’inchiesta “Domino” che riguardava proprio il clan degli Anello. E ripensando a quel periodo in cui io, insieme a Giovanni Bombardieri che ora è procuratore a Reggio, con Vincenzo Luberto e Elio Romano che si occupava di Lamezia Terme, abbiamo creato Imponimento. E il segnale dei Comuni come quello di Maida che decidono di costituirsi parte civile, significa prendere posizione, dire alla criminalità “noi stiamo dall’altra parte”».
«Segnali importanti dai cittadini»
Nel corso del suo intervento a Maida, il procuratore di Vibo, Camillo Falvo, ha sottolineato ancora quanto sia importante parlare ai giovani ma, soprattutto, non usare la lotta alla ‘ndrangheta come uno slogan: «Sono sempre felice di parlare alle scuole e ai ragazzi. Parlo di legalità insieme ai miei colleghi come Gratteri che lo fa molto meglio di me, perché sono convinto di una cosa: di operazioni ne stiamo facendo tante, certo, io ad esempio sono procuratore della Repubblica in un territorio particolarmente disgraziato come quello Vibonese, però stiamo mandando soprattutto segnali importanti che i cittadini stanno cogliendo. Stanno iniziando a capire che lo Stato è più forte e ce la può fare davvero. Io l’ho detto tante volte, lo ripeto ogni volta: la legalità non deve essere uno slogan o una passerella. Tante volte ho partecipato a convegni insieme a persone che venivano a riempirsi la bocca di frasi ad effetto e magari, dopo qualche settimana o pochi mesi, sono state arrestate o comunque indagate per fatti che erano l’esatto contrario di quello che predicavano».
Seduti su una miniera d’oro
La lotta alla ‘ndrangheta da una parte, dall’altra la consapevolezza che ancora molto deve cambiare nel tessuto sociale, culturale ed economico della Calabria. «Oggi – ricorda ancora Falvo – siamo impegnati in Calabria in questa impresa che sembrava impossibile fino a qualche anno fa, contrastare l’organizzazione più agguerrita in questo momento, la più forte in Italia e forse in tutto il mondo, e tante volte sento dei cittadini calabresi che ne vanno fieri come dire “abbiamo la criminalità più forte al mondo” e non si rendono conto che se noi siamo la regione ultima in Italia e probabilmente ultima in Europa, è proprio per il giogo di quell’organizzazione». «Siamo seduti su una miniera d’oro, è difficile da capire, ma forse qualcosa sta cambiando, come nel Vibonese: Vibo è stata nominata città del libro, Tropea che ha una bellezza straordinaria è Borgo dei Borghi. Ecco, quella rinascita culturale e quella rivincita sociale che stiamo cercando di far partire e in qualche modo ci stiamo riuscendo».
«Non esiste una ricetta per battere la ‘ndrangheta»
Nel corso del suo intervento, Camillo Falvo si è focalizzato poi su quando sia importante realizzare una “rete” e abbattere il muro della paura. «La ‘ndrangheta – ha detto – non si vince militarmente. Noi possiamo fare tutte le operazioni che vogliamo, possiamo togliere cento persone dalla strada, ma il giorno dopo ce ne saranno 200 disponibili e pronte a prendere il loro posto. Noi batteremo la ‘ndrangheta, ne sono convinto, ma questo dipenderà da quanto saremo pronti e veloci a capire che bisogna costruire una rete. La ricetta per battere la ‘ndrangheta non esiste, ma c’è una cosa: loro fanno leva sulla paura e l’omertà e solo vincendo la paura possiamo battere la ‘ndrangheta e la criminalità». «Quando tutti quanti comprenderanno che ogni omessa denuncia di un fatto grave è la perdita di un pezzo di libertà – spiega ancora Camillo Falvo – e quando creeremo questa rete di contrasto, quando capiranno che tutti quanti saranno pronti a denunciare, allora forse cominceremo a comprenderemo che è diventato più facile fare la lotta alla criminalità organizzata. Negli ultimi 40 anni, un po’ alla volta, abbiamo ceduto un pezzo di libertà perché quando si entra nel loro giogo non se ne esce comunque, tanto vale denunciare subito».
Il futuro, i giovani e la speranza
Il procuratore di Vibo, Camillo Falvo, in conclusione del suo intervento, ha ricordato quanto sia importante il ruolo dei giovani, dei bambini, delle generazioni future. Da loro e con loro si può ridisegnare una nuova Calabria, una terra libera definitivamente dalla presenza oppressiva della ‘ndrangheta. «I bambini e i ragazzi lo devono capire sin da subito che non devono avvicinarsi a certe dinamiche – spiega Falvo – e così anche gli imprenditori, quelli che grazie alla vicinanza e alla connivenza con il capo bastone di turno riescono ad avere forniture più rapidamente a prezzi più bassi. Ecco, forse non lo capiscono, ma in quel momento si cede la propria libertà di fare impresa». «Noi piano piano questa consapevolezza la stiamo acquisendo, abbiamo oggi uno Stato molto più forte che in passato, le forze dell’ordine stanno facendo un lavoro straordinario e noi stiamo raccogliendo questi frutti grazie al loro impegno e ai cittadini che denunciano».(redazione@corrierecal.it)