La Stampa
Strage di via d’Amelio, Scarpinato: “Mafie, massoni e 007 uniti per un piano eversivo”
Il progetto di una Lega Meridionale per dividere l’Italia in tre parti e realizzare la «secessione» da Roma
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16 Giugno 2021
PALERMO. «Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 si tennero in Italia e in Sicilia in contemporanea riunioni tra i massimi vertici di Cosa nostra e ‘Ndrangheta per discutere di un progetto di destabilizzazione del Paese. Si prese atto che i riferimenti politici avevano voltato le spalle. Bisognava buttarli giù e trovare un nuovo soggetto politico, una Lega meridionale che, collegandosi alla Lega Nord, avrebbe acquisito una forza politica in grado di realizzare un’Italia federale con tre aree, realizzando una sorta di secessione». Lo ha detto il magistrato Roberto Scarpinato, a lungo pg di Palermo, in Commissione Antimafia dell’Ars, nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. «L’architettura politica del progetto – ha aggiunto – era affidata alla massoneria di Gelli e all’ideologo della Lega Gianfranco Miglio. Giuseppe Graviano, intercettato in carcere aveva detto che Miglio era sceso in Sicilia perché aveva “un progetto per noi”, si doveva realizzare la secessione e rendere la Sicilia un paradiso. In questo progetto doveva entrare Sicilia Libera e Forza Italia. Nacquero tanti movimenti indipendentisti che dovevano fondersi in una unica Lega sotto la regia di Licio Gelli», con il coinvolgimento di personaggi come il terrorista nero Stefano Delle Chiaie e mafiosi come Vito Ciancimino. Un ruolo «era esercitato anche apparati dei Servizi legati a Gladio». L’omicidio Lima era stato indicato come «l’inizio di una strategia per realizzare la secessione in Italia e per trasformare la Sicilia in una sorta di Singapore italiana».
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