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Ricordando Rita Borsellino e quella ricerca di verità mai dimenticata

Ricordando Rita Borsellino e quella ricerca di verità mai dimenticata

AMDuemila  15 Agosto 2021

Il suo impegno civile non potrà mai essere cancellato

“La memoria è vita che si coltiva ogni giorno”. Non ci sono altre parole per ricordare Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino, spenta il 15 agosto 2018 all’ospedale Civico di Palermo. Quest’anno, a differenza del 2020, le commemorazioni delle stragi del 1992 (Capaci e via d’Amelio), ma anche quelle del 1993 (Firenze, Roma e Milano) e dei tanti uccisi dalle mafie si sono potute svolgere in presenza ma ci sono stati anche avvenimenti estremamente grav che rischiano di compromettere il sogno di Rita e di tanti altri cittadini che lottano per la verità. A cominciare dalla decisione della Consulta di abolire il regime del “carcere ostativo”, per poi passare alla celeberrima riforma della giustizia firmata dall’attuale guardasigilli Marta Cartabia arrivando fino alla commemorazione della strage di Via D’Amelio. Quel girono, davanti a centinaia di persone riunite sotto un sole spietato, il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato ha detto che “la strage di via d’Amelio è ancora tra noi”, così come lo sono anche i patti indicibili stretti tra membri infedeli delle istituzioni e le organizzazioni mafiose.
Per rendere onore a figure come 
Rita Borsellino (e a tutti i martiri caduti nella lotta alla mafia) occorre arrivare ad una verità proprio su quegli attentati che scossero l’Italia in maniera irreversibile.
“Vogliamo capire cosa ha portato alla morte di Paolo, cosa è successo in quei 57 giorni (trascorsi dalla strage di Capaci, ndr), vogliamo capire cosa c’era scritto nell’agenda rossa, quali sono i motivi per i quali bisognava fare subito fuori Paolo”. Con queste parole, poco più di due anni fa, Rita Borsellino è intervenuta in diretta televisiva su Rai Uno, durante la trasmissione Falcone e Borsellino condotta da Fabio FazioPif e Roberto Saviano in occasione dei 25 anni dalle stragi del 1992. Un intervento forte, determinato, capace di spezzare quel clima “politically correct” che era andato in scena per l’intera giornata. Nonostante la stanchezza che la malattia le causava da tempo, la sorella del giudice Borsellino, di fronte all’Italia intera, aveva trovato ancora una volta la forza per mettere all’angolo le Istituzioni presenti (accanto a lei vi era l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso) sulla ricerca di quella verità che solo in parte oggi, grazie alle sentenze del Borsellino Quater e del processo trattativa Stato-Mafia, si riesce ad intravedere. “Ci sono dei punti fermi da cui ripartire – aveva sottolineato Rita – come delle sentenze, una che dice che la trattativa tra Stato e mafia c’è stata, che ci sono stati innocenti, poi colpevoli per altre cose, che sono finiti in galera perché qualcuno ha voluto mandarceli per dare in pasto all’opinione pubblica delle cose. Noi vogliamo sapere ora perché, a chi serviva e a chi è servito”. E quelle parole dal momento della loro pronuncia sono rimaste per sempre scolpite.

L’impegno civile di Rita
La sua opera ha avuto inizio in un primo momento come testimone per poi diventare vicepresidente di Libera – associazione anti-mafia fondata da don Luigi Ciotti – nel 1995. Proprio con Libera ha contribuito in maniera determinante all’approvazione della legge 109/96 sull’uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie e sostenendo attivamente il progetto Libera Terra mentre, dal 1994, assieme all’ARCI Sicilia ha contribuito all’ideazione e alla crescita dell’iniziativa “La Carovana Antimafie”.
Negli ultimi anni è stato importantissimo l’impegno personale nell’educazione alla legalità democratica, nel diffondere una cultura di giustizia e solidarietà, per far sviluppare nelle nuove generazioni quella conoscenza critica e responsabile che possa permettere di fare le giuste scelte.
Nel 2005 è stata nominata presidente onoraria di Libera, una carica che ha ricoperto fino a quando, nell’inverno dello stesso anno, si è candidata alla presidenza della Regione Siciliana, sfidando il governatore siciliano uscente, 
Salvatore Cuffaro. Successivamente è stata candidata come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna e Lombardia per il Senato della Repubblica nelle liste della Sinistra Arcobaleno quindi, nel 2009, è stata eletta al Parlamento Europeo per il Pd. Infine il 4 marzo 2012 ha perso le elezioni primarie del Centrosinistra, svolte per scegliere l’allora candidato a Sindaco di Palermo (era uscito vincitore Fabrizio Ferrandelli).
Lo scorso 19 luglio 2017 aveva ricordato che 
“la memoria è qualcosa di vivo e che si proietta nel futuro. Memoria significa impegnarsi quotidianamente perché il passato non torni. Ma la memoria non guarda solo al passato, che è importante guardare, ma guarda al futuro e ciò che si costruisce giorno per giorno, non solo un giorno all’anno”.
Ed è da qui che si riparte. Dalle motivazioni della sentenza del Borsellino quater che in merito alla strage di via d’Amelio certifica l’esistenza del “più grave depistaggio della storia”, delle “zone d’ombra” e delle incongruenze e quell’incredibile “buco nero” rappresentato dalla scomparsa dell’agenda rossa. Si riparte dalle motivazioni del processo Trattativa Stato mafia che individua proprio nella trattativa il motivo dell’accelerazione di quel delitto effettuato da Cosa nostra appena 57 giorni dopo la strage di Capaci. Si riparte dalla ricerca dei mandanti esterni delle stragi, portate avanti tra il 1992 ed il 1994, e quella ricerca della verità per cui 
Rita Borsellino ha sempre lottato.

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fonte:www.anfimafiaduemila.com