Nel 1998 la società «Arof-Agenzie Riunite Onoranze Funebri srl» presentò un ricorso al Tar di Latina contro il Comune di Fondi, chiedendo di annullare la licenza per il disbrigo di pratiche mortuarie e funerarie rilasciata il 15 luglio di quell’anno alla ditta Trani Loredana.
In undici anni, salvo una sospensiva, non vi è stato alcun pronunciamento sulla correttezza o meno della condotta contestata alla pubblica amministrazione fondana. La sentenza è arrivata mercoledì scorso, ma solo per dichiarare improcedibile il ricorso per carenza d’interesse, visto che la terracinese «Arof», che lo aveva promosso, è stata sciolta il 22 dicembre 2004. Nulla di strano, un contenzioso come tanti, se non fosse per il fatto che la «guerra» tra l’«Arof» di Terracina e la ditta Trani di Fondi è finita all’interno dell’inchiesta «Damasco», quella sulla presunta attività di un’associazione mafiosa nella Piana, e ritenuta dalla Dda di Roma uno dei primi segnali sulla costituzione a Fondi di un’associazione per delinquere di stampo mafioso. A tal proposito va ricordato che nel 1998 l’«Arof» subì un attentato dinamitardo, poi vennero esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro la sede dell’agenzia e, nel 2005, uno dei soci subì un altro atto vandalico ai danni dei locali in cui esercitava la sua attività. L’imprenditore riferì ai carabinieri che, nel 1997, Aldo Trani, attualmente uno dei principali indagati nell’inchiesta «Damasco», esercitava il servizio funebre a Fondi e Monte San Biagio tramite ditte formalmente intestate a prestanome e che era intenzionato a iniziare a fare affari anche a Terracina. Il terracinese specificò che Trani aveva acquistato una licenza e che lo aveva contattato, proponendogli di acquistare tale agenzia e offrendogli in cambio l’impegno a non entrare sul mercato terracinese. Il socio della «Arof» riferì infine di aver rifiutato la proposta e presentato un esposto contro Trani, dopo il quale sarebbero iniziati attentati e avvertimenti tramite pregiudicati. L’attentato all’«Arof» è finito così nell’ordinanza di custodia cautelare che, il 6 luglio scorso, ha portato la Dda di Roma ad eseguire 17 arresti, tra cui quello di Aldo Trani, e ad indagare, sempre per associazione per delinquere di stampo mafioso, la sorella dell’arrestato, Loredana Trani. Nella richiesta dell’8 settembre 2008, con cui il prefetto Bruno Frattasi chiedeva al ministero dell’interno Roberto Maroni lo scioglimento per mafia del consiglio comunale di Fondi, veniva inoltre criticata l’autorizzazione data dal Comune all’agenzia Trani, evidenziando che vi era stato un parere contrario della Prefettura e che la licenza sarebbe stata rilasciata in maniera irrituale, non dal dirigente comunale ma dall’assessore, poi sindaco, Luigi Parisella. Dopo undici anni non è stato possibile avere un pronunciamento dei giudici amministrativi sulla correttezza o meno dell’operato del Comune nel rilasciare la licenza alla ditta Trani Loredana.
Clemente Pistilli
(Tratto da Il Tempo – Latina)