Il Caffè, n. 618 dal 19 maggio all’1 giugno 2022
I tentacoli della ‘ndrangheta: 43 arresti
Ci sono anche due persone di Aprilia nella maxi inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia chiamata “Propaggine”
Tocca anche Ardea, Aprilia e Latina la vasta operazione della Direzione investigativa antimafia che ha visto l’arresto di 43 persone. “Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto”, diceva uno degli indagati riferendosi alla Calabria, e che ha dato il nome all’operazione. Tra gli arrestati i due capi delle due organizzazioni smantellate a Roma: Vincenzo Alvaro («un autentico punto di riferimento – si legge nell’ordinanza – non solo per tutti gli affiliati ma anche per soggetti appartenenti ad altre cosche che volevano investire nella Capitale») e Antonio Carzo detto “Ntoni Scarpacotta” che a settembre 2017, intercettato, spiega il manifesto della ndrangheta romana: “C’è stato un periodo che hanno bersagliato i siciliani…Cosa Nostra… Cosa Nostra…e noi…sotto traccia facevam…ora è da capire che ci hanno preso in tiro a noi calabresi e ora che dobbiamo stare più quieti… quieti… eh… le cose si fanno”. Il provvedimento è stato emesso su richiesta del Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia Ilaria Calò, dell’ex Procuratore capo Michele Prestipino. Alcuni degli indagati sono indiziati di far parte di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, costituente una locale di ‘ndrangheta, radicata sul territorio della Capitale, finalizzata ad acquisire la gestione ed il controllo di attività economiche in diversi svariati settori ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti, facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività.
TENTACOLI SU ARDEA, APRILIA E LATINA
Fra gli arrestati compaiono i nomi di Francesco C., 41enne originario di Palmi e residente da anni ad Aprilia, e Cosimo R., 38enne anche lui nato a Palmi e residente a Latina. Al primo viene contestata anche l’associazione di stampo mafioso, per la sua stretta appartenenza al gruppo di vertice capeggiato da Antonio Carzo, che aveva compiti di decisione, pianificazione e individuazione dei delitti da compiere, degli obiettivi da perseguire e delle vittime da colpire, insieme a Vincenzo Alvaro. Il 41enne, dipendente di una nota società di costruzioni di Aprilia, è per il gip un «soggetto formalmente organico alla ndrangheta con una dote della cosiddetta Società Maggiore, perché fornisce un costante contributo per l’operatività dell’associazione, in esecuzione delle direttive impartite da Antonio Carzo». A finire in carcere c’è anche il 43enne Francesco G. di Sinopoli ma residente ad Ardea. Il 38enne di Latina è invece accusato di di aver detenuto illecitamente, nel capoluogo pontino, un numero imprecisato di armi da sparo, tra una pistola calibro 8 e un fucile automatico.