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Mafia, abigeato o rivalità tra allevatori. Le ipotesi sull’omicidio di La Pomarda, pesce piccolo del clan garganico

Di Francesco Pesante 18 Luglio 2023 APERTURA

Indagini a tutto spiano dopo le fucilate mortali nei confronti del 28enne mattinatese. Sullo sfondo il conflitto tra organizzazioni malavitose ma anche presunte diatribe su terreni, confini e pascolo di animali

Sono tre i possibili moventi dell’omicidio di Bartolomeo La Pomarda, 28enne di Mattinata ucciso ieri pomeriggio a fucilate in località “Stinco Cutino Tagliata”, agro di Monte Sant’Angelo al confine con il territorio mattinatese. La Pomarda, colpito alla schiena e al busto, è stato trovato senza vita nella sua azienda agricola. Il giovane – che lascia moglie e tre figli – faceva l’allevatore ed era noto agli inquirenti per alcuni precedenti penali. Nel 2016 fu arrestato insieme ad Andrea Quitadamo detto “Baffino” per un tentato omicidio a colpi di accetta. Quitadamo, nel frattempo, si è pentito mentre Lapomarda, tornato in libertà, aveva ripreso la sua attività nell’agro mattinatese dove allevava bovini.

La prima ipotesi è che si tratti di un omicidio di mafia, consumato nell’ambito della rivalità tra i clan del promontorio. La Pomarda era imparentato con i fratelli Antonio e Andrea Quitadamo detti appunto “Baffino”, entrambi collaboratori di giustizia da alcuni mesi. I “Baffino” erano, a loro volta, personaggi di spicco del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, riferimento per la frangia mattinatese dell’organizzazione. Boss indiscussi sono invece Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese” di Manfredonia ma con origini montanare, Francesco Scirpoli detto “Il lungo” di Mattinata e Marco Raduano detto “Pallone”, capoclan per l’area di Vieste. Scirpoli è l’elemento dal maggiore carisma criminale nella “farfalla bianca del Gargano”, l’uomo dal quale dipendeva il gruppo dei “Baffino” almeno fino al pentimento dei due fratelli. La Pomarda avrebbe gravitato anche nell’orbita di Francesco Pio Gentile detto “Passaguai”, boss del paese ucciso nel 2019.

Personaggi e circostanze citate nelle ultime udienze del processo “Omnia Nostra” a carico del clan in questione. In collegamento da una località protetta, il viestano Danilo Della Malva avrebbe ricordato la sua latitanza a Mattinata indicando la fitta rete di fiancheggiatori, mentre Andrea Quitadamo avrebbe confermato ai giudici il ruolo apicale di Scirpoli, un boss in grado di ottenere soffiate persino dal commissariato di Manfredonia e da tale Matteo il poliziotto”citato proprio nelle carte giudiziarie di “Omnia Nostra” ma ancora non individuato. Insomma, un clan potente e ben infiltrato che però starebbe vivendo un periodo di estrema difficoltà. I “Baffino” si sono pentiti, “Passaguai” è morto e Scirpoli è in galera. A La Pomarda, insomma, mancava la consueta protezione.

Ricordiamo, inoltre, che il clan, attivo in particolare nei territori di Manfredonia, Macchia, Mattinata e Vieste, è acerrimo rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone, organizzazione mafiosa guidata da Enzo Miucci alias “U’ Criatur”, parente dei fratelli Matteo, Armando e Franco Li Bergolis, capi storici del gruppo criminale, detti i “Calcarulo”, rinchiusi al 41 bis.

In questo contesto, La Pomarda rivestiva senza dubbio un ruolo marginale, un pesce minuscolo nell’oceano criminale del Gargano, bassa manovalanza. Ed infatti non è da escludere che il suo omicidio possa avere ragioni diverse dalla mafia. Si sospettano questioni di abigeato o diatribe tra allevatori. Sconfinamenti di terreno ed altre vicissitudini simili. Inoltre, nelle ultime settimane ci sarebbe stata una recrudescenza di furti presso le masserie della zona con la sparizione di bestiame, ma anche di prodotti caseari. Collegamenti con l’omicidio La Pomarda? Presto per dirlo.

Sta di fatto che le terre, così come gli animali, hanno da sempre contraddistinto la criminalità del promontorio. Se da un lato i boss hanno fatto un salto di qualità infiltrandosi nell’economia locale, come dimostrano gli scioglimenti dei Consigli comunali di Mattinata nel 2018 e Manfredonia nel 2019, dall’altro lato c’è ancora chi ucciderebbe per pochi appezzamenti di terreno o per qualche caciocavallo. Tradizione e modernità, un marchio di fabbrica nella malavita garganica.

Fonte:https://www.immediato.net/2023/07/18/mafia-abigeato-o-rivalita-tra-allevatori-le-ipotesi-sullomicidio-di-lapomarda-pesce-piccolo-del-clan-garganico/