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Le mani della ‘ndrangheta sul Garda: da Desenzano a Sirmione fino a Padenghe e Lonato

di Valerio Morabito – Il Corriere della Sera

L’organizzazione criminale è sempre più presente nel ricco tessuto del lago. Il tentativo più recente, a Sirmione, è quello del clan Megna. Ma non è da sottovalutare neanche il radicamento di altre famiglie

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L’ombra della Ndrangheta si allunga sul Garda. Anche nella ricca zona del lago, la mafia si confonde col tessuto sociale ed economico. E’ quanto emerso dall’incontro – organizzato dal Movimento Cinque Stelle – che si è tenuto nella serata del 3 maggio a Desenzano. Nella cornice di Villa Brunati, davanti ad un folto pubblico, è intervenuta la presidente della Commissione regionale antimafia Paola Pollini ha lanciato un allarme sul rischio «depotenziamento» della Commissione. «Come presidente della Commissione antimafia di Regione Lombardia – ha detto la presidente Paola Pollini – ho notato un depotenziamento e questa è una scelta politica. Ad esempio la Commissione non ha più la possibilità di esprimere dei pareri e fare modifiche di legge e le sedute sono limitate a una ogni tre settimane». 

Un argomento, quella della mafia sul lago, finito al centro dell’attenzione popolare dopo l’affermazione di Marisa Laurito sulla presenza della Camorra a Desenzano. Certo, l’organizzazione criminale si trova sul Benaco ma non è l’unica. Anzi, la particolarità del Garda è il radicamento di tutte le mafie. Ma a giocare un ruolo di primo piano è la Ndrangheta. Il clan Megna, ad esempio, si è spinto fin sul Garda col progetto di investire nel gioco d’azzardo, e per essere precisi in un villaggio turistico a Sirmione. Mentre il proprietario, ormai da mesi, è ai domiciliari nell’Alto mantovano, un’attività all’interno del camping è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia e il Comune ne ha chiesto, tramite un’ordinanza, l’immediata chiusura.

A Desenzano, in base alle attività da parte delle forze dell’ordine, è stato appurato che ha allungato gli interessi la ‘ndrina Fortugno-Piromalli ma anche il clan Moccia con le famiglie Laezza e Grano della CamorraMentre a Lonato sono stati riscontrati elementi contigui al clan Rinzivillo e alla Stidda gelese di Cosa nostra. A Padenghe è stata riscontrata la presenza del clan Fortugno della ‘Ndrangheta e di quello dei Bellocco. Invece a Manerba la Sacra corona unita con Francesco Rizzi e Antonio De Feudis e a Toscolano Maderno si segnala la presenza di infiltrazioni della Camorra.

Ma quali sono le principali attività della criminalità organizzata sul Garda? Lo studio, in primo luogo, parla dello storico traffico di droga che «rappresenta anche sul Garda per i clan l’entrata economica più consistente e l’occasione (se non il mezzo) per mettere in atto il cosiddetto controllo del territorio, requisito essenziale del cosiddetto modello mafioso». Da non sottovalutare l’usura e l’estorsione praticate in particolar modo dalle ‘ndrine. Poi c’è la piaga degli incendi. Ultimi, in ordine di tempo, quelli appiccati a San Felice del Benaco ai danni della Motoragazzi di Andrey Matveev, dove sono in corso indagini da parte delle forze dell’ordine. 

Poi ci sono i rifiuti, con il caso del capannone di Soiano e quello di due anni fa a Moniga dove, dopo una segnalazione di alcuni cittadini all’Arpa, si è proceduto al sequestro di un migliaio di metri cubi di terre da scavo (suddivise in due cumuli) in un cantiere da 900 metri quadri di su cui si ipotizza si stesse realizzando una nuova palazzina.

Occorre tornare, infine, su Padenghe vista l’importanza della villetta usata dalla famiglia Bellocco come base logistica. Nel territorio di Padenghe, fino a circa dieci anni fa, in un appartamento di uno dei tanti residence con piscina della zona, viveva la famiglia Bellocco. Un’abitazione non qualunque, come emerso nelle sentenze della Corte di Cassazione. Del resto in quell’appartamento con vista piscina viveva Francesca Bellocco. Quarantatré anni, nipote di Gregorio Bellocco, ergastolano che fu tra i massimi esponenti dell’omonima ‘ndrina, sposata con Salvatore Barone, aveva una relazione extraconiugale con Domenico Cacciola, membro del clan rivale della Piana di Gioia Tauro. La donna, scomparsa nel 2013, fu uccisa dal figlio Francesco Barone.

Tra i tanti vertici intercettati durante le inchieste spicca quello dell’estate del 2014 quando – si legge nelle motivazioni in una delle sentenze della Cassazione – nella villa del cittadino di Taurianova Salvatore Barone a Padenghe si sarebbe svolto un summit della famiglia del boss Umberto Bellocco. All’ordine del giorno accordi, in parte già conclusi, con esponenti di altre associazioni criminali e in particolare con esponenti della Sacra Corona Unita come Teodoro Crea e Cataldo Caporosso regista delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mercato ittico di Taranto e del traffico di cocaina come emerso dall’operazione Lampo dei carabinieri. Oggi quella casa è stata venduta all’asta e acquistata da una famiglia bresciana.  

4 maggio 2024

fonte:https://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/24_maggio_04/le-mani-della-ndrangheta-sul-garda-da-desenzano-a-sirmione-fino-a-padenghe-e-lonato-ee4425a6-7743-4622-815e-e51fdc2ebxlk.shtml