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PALERMO. Chiusa l’indagine sull’ex consigliere Mimmo Russo, indagato per concorso esterno

AMDuemila 01 Luglio 2024

Al centro dell’inchiesta anche la gestione dell’ippodromo di Palermo. Dito puntato contro il patron della società che tre anni fa aveva vinto la gara

I pm della procura di Palermo hanno notificato l’atto di chiusura dell’indagine per Mimmo Russo, l’ex consigliere comunale di Palermo (carica che ha ricoperto in quattro mandati dal 2001 al 2022) arrestato ad aprile. Il reato contestato è concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici del Riesame avevano annullato l’ordinanza di custodia cautelare scattata all’inizio di aprile, ma l’esponente politico è comunque rimasto in carcere, perché accusato anche di voto di scambio politico-mafioso e corruzione.

Mimmo Russo è stato costantemente a disposizione di Cosa nostra”, ha scritto il gip nell’ordinanza. Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e soprattutto le intercettazioni dicono che sin dal 2007 avrebbe stretto “alleanze elettorali con mafiosi di vertice”. Anche nell’ultima campagna elettorale per le Amministrative, nel 2022, in cui però non fu eletto. In cambio dei voti, Russo avrebbe offerto posti di lavoro, somme di denaro, generi alimentari e buoni benzina.

La procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Francesca Mazzocco e Andrea Fusco hanno notificato il provvedimento di chiusura dell’indagine anche per Gregorio Marchese, figlio di Filippo Marchese (alias “Milinciana”), boss del quartiere di Corso dei mille (mandamento di Brancaccio) ucciso da Totò Riina nel 1983. Secondo i magistrati era la longa manus del candidato di Fratelli d’Italia all’interno della nuova gestione dell’ippodromo (sciolto per mafia nel 2017). Marchese è indagato per estorsione. Secondo la procura il mandante dell’estorsione nei confronti di un professionista che aveva lavorato all’impianto della Favorita sarebbe stato il patron della Sipet, l’imprenditore toscano Massimo Pinzauti, a cui il Comune di Palermo si era rivolto dopo la chiusura per mafia dell’ippodromo decretata nel 2017 dall’allora prefetto Antonella De Miro per l’affidamento dello stabile. Sarebbe stato Massimo Pinzauti ad avere incaricato Marchese di cacciare in malo modo un ingegnere che aveva lavorato per la riapertura della struttura della Favorita.

Gli ho detto Gregorio … io gli ho fatto un contratto a questa persona e tu glielo fai mangiare il contratto per benino e gli prendi anche tutta la roba che ci deve dare, finita la storia”, diceva Pinzauti intercettato dai carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale dell’Arma il 29 ottobre. Anche l’imprenditore è tra gli indagati.

L’inchiesta è frutto delle indagini condotte tra il 2022 e il 2023 dal Nucleo investigativo, sotto il coordinamento della Dda, che “hanno consentito – si legge in una nota del Comando provinciale – di acquisire un grave quadro indiziario in relazione al rapporto di reciproca convenienza esistente tra un sindacalista, amministratore locale del comune metropolitano (Russo, ndr) in carica sino al giugno del 2022, ed esponenti di Cosa nostra palermitana”.

Tra gli indagati, risulta anche un architetto massone, Achille Andò (73 anni), faccendiere noto nella galassia dei centri commerciali a Palermo. Intercettato, si vantava per la concessione di alcuni finanziamenti del ministero delle Politiche Aagricole all’ippodromo di Palermo: “È intervenuto l’amico mio”. L’identità dell’”amico” è sconosciuta. Andò citava pure l’imprenditore Pinzauti: “Sono i nostri soldi, ci mancherebbe. Eravamo rimasti in un certo modo con Massimo, vedremo come si comporterà”.

Dei dialoghi intercettati ce n’è uno degno di nota e vede Marchese assicurare un impegno personale per il rilancio dell’ippodromo. Un gesto mosso dalla “filantropia” e dall’”amore verso la città, verso il popolo abbandonato”. “Io sono il masaniello, io sono una Giovanna D’Arco… lo Stato è contro il popolo. Io sono con il popolo”, dichiarava, protestando contro la chiusura dell’ippodromo. Di sé diceva ancora: “Sono il sanguinario”. Precisano i magistrati: “A dimostrazione della sua ideologia mafiosa”. In realtà, nel 2017 non era avvenuto alcun atto contro il popolo palermitano. L’allora prefetto Antonella De Miro aveva firmato un’interdittiva antimafia per la “Ires spa”, la società di gestione dell’ippodromo della Favorita sostengo che “siamo in presenza di un sistema di condizionamenti e di infiltrazioni mafiose”. La struttura, fiore all’occhiello della città, restò chiusa per quattro anni, fino alla riapertura nel dicembre 2021 con una nuova gestione affidata alla società toscana Sipet di Pinzauti, ora tra gli indagati insieme a Russo. “Lui si è seduto con noi in un tavolo – diceva Marchese a Russo – e ha detto: ‘Una fetta è vostra’. Mi deve dire qual è la nostra fetta”. Secondo i pm, quel “Lui” era Pinzauti. Russo e Marchese discutevano dell’ippodromo e degli affari che orbitano intorno alla struttura, dai lavori ai servizi. Russo (che ad aprile aveva deciso di non rispondere al gip), riporta Repubblica, ha parlato a lungo con i magistrati, difendendosi. Intanto i suoi legali hanno fatto ricorso in Cassazione contro la detenzione in carcere del loro assistito.

tratto da: La Repubblica

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/261-cronaca/101064-chiusa-l-indagine-sull-ex-consigliere-mimmo-russo-indagato-per-concorso-esterno.html