AMDuemila 08 Luglio 2024
Grazie al protocollo tra pubblico e privato le fiamme gialle hanno scoperto un’evasione fiscale da 40 milioni
Un “patto per la legalità” tra pubblico e privato in Emilia-Romagna ha portato alla luce diverse attività di ‘Ndrangheta nell’economia legale, ma anche crediti falsi, fatture inesistenti e un gran numero di lavoratori in nero. Un protocollo che ha unito il comando provinciale della Guardia di Finanza con enti locali e società civile, e che sta dando i suoi frutti nel contrastare le infiltrazioni criminali nel tessuto produttivo e nell’economia legale. Industriali, commercianti, artigiani, professionisti e lavoratori sono diventati delle vere e proprie “sentinelle” della legalità all’interno di un territorio, come quello dell’Emilia-Romagna, che da tempo è diventato preda delle cosche.
Dopo che sono stati attivati alcuni “Sportelli sicurezza” che hanno raccolto informazioni e segnalazioni, tutelando l’identità di chi ha deciso di portare all’attenzione della Guardia di Finanza e della magistratura illeciti e notizie di eventuali reati, sono emersi diversi input investigativi che hanno condotto a illeciti finanziari di vario genere. Grazie alle segnalazioni dei cittadini, 38 per il momento, sono stati avviati procedimenti che hanno permesso di smascherare diverse attività finanziarie illecite e molto altro. Una di queste segnalazioni ha portato all’arresto di 23 persone affiliate alle cosche di ‘Ndrangheta, al sequestro di 27 milioni di euro, 15 immobili e una quarantina di quote in diverse società sparse tra Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Lazio. Come riportato da “Il Sole 24 Ore”, le fiamme gialle hanno scoperto del sommerso d’azienda “in 3.302 imprese, soprattutto riconducibili a cittadini stranieri, che impiegavano 106 lavoratori in nero, di cui 95 senza permesso di soggiorno”. Attività economiche non dichiarate che hanno generato un’evasione fiscale complessiva di ben 40 milioni di euro. Inoltre, sono state scoperte diverse cooperative utilizzate in modo improprio per sfruttare benefici fiscali e contributivi, “con un giro di fatture false per complessivi 424 milioni e indebite detrazioni IVA per oltre 38 milioni”, oltre a crediti d’imposta fittizi per 180 milioni.
Nonostante il numero di segnalazioni sia modesto, 38 segnalazioni, il “sistema” che le fiamme gialle hanno portato alla luce è più che rilevante. Pertanto, se l’iniziativa dovesse essere estesa a livello nazionale, i risultati che si potrebbero ottenere sarebbero senz’altro imponenti. Lo ha sottolineato anche Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia: “È un protocollo che rispecchia la nostra visione di sicurezza partecipata e che può essere promosso anche a livello nazionale grazie al nostro capillare sistema associativo e alle nostre imprese del commercio, dei servizi, del turismo e dei trasporti che sono sentinelle per la loro presenza diffusa sul territorio”. Per il generale Fabrizio Cuneo, comandante dell’Italia Centro-settentrionale della Guardia di Finanza, l’obiettivo in Emilia-Romagna, come sull’intero territorio nazionale, “è quello di offrire un contributo concreto per la sicurezza economico-finanziaria. Il lavoro svolto dai Reparti del Corpo – ha precisato il generale Cuneo – ha permesso di conseguire risultati significativi per salvaguardare le imprese sane e i contribuenti onesti, anticipando sempre più il nostro intervento al momento della prevenzione”.
Tratto da: Il Sole 24 Ore
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