Da Iacchite -20 Ottobre 2024
LA ‘NDRANGHETA A VIBO VALENTIA
di Pino Tassi
Alla manifestazione contro le mafie e corruzione dell’associazione Libera di Don Ciotti che si sta svolgendo a Vibo Valentia in questi giorni, è intervenuto il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo, il quale ha confessato: “Quando sono venuto a Vibo la prima volta, alla fine degli anni ’90, qualcuno diceva che la ‘ndrangheta non c’era. Oggi, grazie anche ai collaboratori di giustizia, siamo riusciti a sapere che per trent’anni non si muoveva foglia senza che la ‘ndrangheta volesse”. Leggo che il procuratore ha parlato di una terra dove la ‘ndrangheta è riuscita a penetrare dentro le istituzioni e nella società, anche a causa “della superficialità che lo Stato ha dimostrato per troppo tempo“.
Fa enormemente piacere che l’esponente massimo della magistratura a Vibo Valentia legittimi la validità dell’ analisi del PCI svolta negli anni Ottanta a Vibo Valentia. Già, il PCI era stato uno dei primi protagonisti in Calabria della lotta alla ‘ndrangheta. Nel 1980 a Nicotera c’era stata l’uccisione di Giuseppe Valarioti segretario PCI a Rosarno e dopo poche settimane quello di Giovanni Lo Sardo a Cetraro al cui funerale arrivò Enrico Berlinguer. Tanti fatti avevano in quel lontano tempo acceso i riflettori sulla presenza della ‘ndrangheta a Vibo Valentia e nel Vibonese.
Come dice il procuratore Falvo allora la vulgata era che la mafia non esistesse, il Vibonese era un’isola felice e tranquilla. Si decise di affrontare il problema con forza in una iniziativa a carattere regionale svolta il 16 gennaio alla presenza di Luciano Violante, allora molto combattivo e fermo. Nella foto c’è l’articolo apparso su l’Unità che riporta parte della mia relazione come responsabile di zona del PCI.
Riprendo solo la parte che si riferiva alle istituzioni vibonese del tempo: “… Da parte dell’Amministrazione Comunale vi è invece una preoccupante sottovalutazione del fenomeno mafioso a Vibo, quasi una rassegnazione che porta al’inoperatività e fa nascere sospetti di connivenza e omertà. Bisogna dire che la Procura della Repubblica di Vibo Valentia non è poi sufficientemente attenta a fronteggiare la gravità della situazione. Forse perché settori della magistratura sono ancora troppo legati ad un blocco di potere che ha dominato nel corso di questi decenni la vita sociale e politica di questa città? Probabilmente non c’è solo questo, ma c’è una analisi del fenomeno non troppo adeguata alle trasformazioni intervenute in questi anni e un malinteso garantismo che offre oggettivamente delle coperture…“.
Questa analisi trovò una tiepida accoglienza nell’opinione pubblica vibonese, se non addirittura critiche pesanti. Ricordo ancora il servizio del Tg Calabria: nel riportare le mie parole l’inviato precisò che di eventuali denunce per diffamazioni ne rispondevo io personalmente. Dopo pochi giorni Michele Garrì, grande giornalista che già da tempo denunciava fatti e misfatti, mi dice che il procuratore del tempo voleva parlare con me riservatamente. Nell’incontro mi chiese se avevo prove sulle cose dette pubblicamente. Io risposi che la mia era una analisi politica e che i fatti toccava alla magistratura accertarli. Tutto finì lì. Dopo qualche mese ci fu una grande manifestazione con Ugo Pecchioli, definito il ministro degli interni ombra del PCI, al cinema Moderno. Ci fu una grande presenza di popolo e cittadini e rilanciammo la questione della presenza della ‘ndrangheta nel Vibonese. Fa piacere che a 40 anni da quella denuncia oggi il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia faccia la nostra stessa denuncia di allora.
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