AMDuemila 22 Ottobre 2024
È fondamentale “che le Istituzioni prendano atto della grave situazione attuale” dei testimoni di giustizia e che “si impegnino a garantire che il programma di protezione” diventi “un vero strumento di sicurezza e dignità per chi ha scelto di denunciare la mafia e la criminalità organizzata”. Inoltre, “visto l’importante capitolo di spesa e la valenza del programma di protezione si propone di istituire una commissione parlamentare per esaminare tutte le problematiche”.
Così la deputata del M5S Stefania Ascari in una interrogazione parlamentare depositata ieri e indirizzata al Ministero dell’Interno.
Nel documento Ascari indica che da “recenti fonti di stampa emerge che il programma di protezione dei testimoni di giustizia, istituito per garantire la sicurezza di coloro che denunciano attività illecite, presenterebbe gravi inefficienze e problematiche operative” e che “i costi annuali del servizio, pari a 80 milioni di euro, non corrisponderebbero alla qualità e all’efficacia delle misure di protezione attuate. Vi sarebbero stati casi documentati di malfunzionamenti, tra cui ritardi nel recapito di comunicazioni importanti, e inadeguata coordinazione con enti come INPS e Agenzia delle Entrate”.
Il programma avrebbe mostrato, inoltre, “carenze nella tutela psicologica ed economica e nel supporto sociale ai testimoni e alle loro famiglie, molti dei quali vivono in condizioni di precarietà e isolamento”.
Come se non bastasse molto spesso “i testimoni sono costretti a presenziare senza la giusta protezione, anche nelle comunità dove hanno denunciato, quindi con il rischio di trovare soggetti che possono preparare ritorsioni.
Risulta carente anche la gestione dei nuovi nominativi tra le tempistiche di assegnazione e la riservatezza che spesso viene comunicata anche nelle sedi delle forze di polizia dei vari territori oggetto degli spostamenti, quando dovrebbero essere conosciuti solo dal servizio centrale di protezione e i relativi operatori”.
Questa riservatezza, ha scritto, “sicuramente favorirebbe il passaggio del cambio”.
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha intenzione di garantire l’effettiva applicazione del principio di tutela previsto dalla legge?
E quali azioni sono in corso per migliorare la comunicazione tra gli enti coinvolti e rendere tempestive le misure di protezione?
È necessario, infine, chiarire ufficialmente la differenza tra “Testimone di giustizia” e “Collaboratore di giustizia” con circolari indirizzate agli enti competenti, spesso impreparati su questa distinzione.
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