Di Alfonso D’Arco
Una trappola vera e propria. Quella in cui è incappato ad inizio mese l’uomo di Pozzuoli accusato di aver truffato un cittadino marocchino con la classica tecnica della mattonella (al posto di cellulari comprati con denaro cash vengono messe appunto della mattonelle). Il malcapitato però non sapeva che il truffato si era rivolto al nipote del boss Gennaro Mazzarella, Giovanni Frullo che, insieme ad altri due compili i (Vincenzo Quintiliano e Farid Cinquegrana) ha dato appuntamento all’uomo, accompagnato dal cognato, per poi sequestrarlo e chiedere un ‘riscatto’ di 10mila euro. Somma poi versata solo dopo che i familiari dell’uomo hanno visto cosa gli era stato fatto (uno screen inviato via Whatsapp ai suoi parenti) al loro congiunto. A partire da quella foto gli uomini della sezione Omicidi squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci e coordinati dal vice questore Luigi Vissicchio) sono risaliti ai tre.
Ne è scaturita una complessa attività investigativa che è terminata domenica 6 ottobre quando, grazie all’ausilio di personale del Servizio Centrale Operativo e all’utilizzo di strumentazioni tecniche all’avanguardia, la vittima è stata rintracciata all’interno di un’abitazione delle Case Nuove, a ridosso dell’ospedale Loreto Mare. All’interno dell’appartamento oltre alla vittima, in precarie condizioni di salute, è stato individuato uno dei suoi aguzzini, il cittadino marocchino Mohammed Burial ossia colui che aveva dato inizio a tutto che è stato così arrestato. Le successive attività d’indagine hanno permesso di acquisire gravi elementi indiziari a carico degli altri tre indagati che, durante il sequestro di persona, avrebbero sottoposto la vittima, per circa 4 ore, ad un violento pestaggio nel corso del quale le avevano rotto delle piastrelle sul capo, le avevano provocato delle bruciature sugli arti e sulle orecchie con una sigaretta e le avevano spezzato alcuni denti.
Ai tre viene contestata l’aggravante camorristica. Giovanni Frullo è nipote diretto dei Mazzarella e avrebbe la reggenza del gruppo nella zona del Mercato, Cinquegrana invece ha un curriculum criminale di tutto rispetto. Di lui hanno parlato diversi collaboratori di giustizia come Carmine Campanile:«E’ un membro del clan Mazzarella ed è persona di fiducia di Alberto Mazzarella; insieme a lui, a Buonerba Pasquale, Amoroso Emanuele, Esposito Gennaro, detto “Cap e Bomb” ed un tale detto “O’Nan”, siamo stati sorpresi dalla Squadra Mobile durante un summit di camorra a casa di Esposito, fatto di cui ho in precedenza già riferito. Ricordo ancora che insieme a Cinquegrana, ad Esposito Gennaro e Buonocore Gennaro abbiamo fatto l’attentato agli uomini del clan Rinaldi, nel giorno del secondo sabato del gennaio 2018, fatto di cui ho già in precedenza riferito. Io conosco Cinquegrana da anni e ricordo che già nel 2008, durante il mio arresto per possesso di hashish, fatto di cui ho già riferito in un precedente interrogatorio, egli faceva parte del clan Mazzarella; in occasione del mio arresto io mi trovavo proprio in compagnia di Cinquegrana davanti all’officina di mio padre».
Riguardo invece il suo ruolo all’interno del clan Campanile ha dichiarato:«E’ un tuttofare e maneggia anche le armi; in occasione dell’attentato fatto agli emissari del clan Rinaldi nel gennaio del 2018, ricordo che Farid ha sparato con la 7,65 e Gennaro Esposito col mitra, io invece ho guidato la macchina con la quale ci siamo allontanati dal posto; la macchina era una panda di colore bianca affittata da omissis a piazza Mercato».