Per il pm Musarò «un livello di infiltrazione spaventoso». I candidati «avevano conversazioni simili a quelle registrate nei distretti di Reggio o Catanzaro»
Pubblicato il: 02/11/2024 – 17:20
di Giorgio Curcio
VELLETRI «Sotto il profilo dell’infiltrazione nella pubblica amministrazione, si tratta di una indagine “fortunata” perché era in corso l’attività tecnica – anche con intercettazioni ambientali – proprio nel momento storico in cui c’erano le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale di Anzio a giugno 2018 e di Nettuno a maggio-giugno 2019». La ha detto il pm Giovanni Musarò, nell’udienza davanti ai giudici del Tribunale di Velletri dove a tenere banco è il processo nato dall’operazione “Tritone” della Dda di Roma.
Il processo
Il pm antimafia, nel corso del suo lungo intervento, ha aperto uno squarcio sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nella politica di Anzio e Nettuno, territori storicamente “conquistati” dalle ‘ndrine calabresi. «È stato accertato che diversi politici di Anzio e di Nettuno, nella consapevolezza che l’apporto della ‘ndrangheta può risultare determinante per la vittoria delle elezioni, hanno inequivocabilmente chiesto l’appoggio non a Tizio, Caio e Sempronio, ma a componenti di ‘ndrangheta come Davide Perronace – quale capo del sottogruppo – i cui voti facevano particolarmente gola nelle consultazioni di Anzio del 2018, le prime elezioni dopo circa vent’anni in cui non si candidava Pasquale Perronace e quindi c’era un pacchetto voti molto cospicuo a disposizione dei Perronace che faceva gola a tutti».
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«Voce in capitolo nella scelta dei candidati»
«Accade anche con i Gallace – ha sottolineato ancora il pm Musarò – e lo abbiamo riscontrato soprattutto per le elezioni di Nettuno. In questo caso, con l’attività integrativa di indagine, accertiamo una cosa sconcertante che non era emersa nella prima fase e cioè che Giacomo Madaffari, così come vedremo Davide Perronace ha voce in capitolo nella scelta del sindaco di Anzio, il prossimo, poi è stato sciolto il Consiglio Comunale, ma noi abbiamo un’intercettazione del 9 febbraio 2022 in cui si capisce che per le elezioni del 2023 volevano candidarsi sia Laura Nolfi sia Giuseppe Ranucci e Davide Perronace è quello che sostanzialmente deve mediare fra i due e deve decidere ad Anzio».
«Madaffari informato e aggiornato su tutto»
La politica, dunque, e le infiltrazioni della ‘ndrangheta. «A Nettuno – ha spiegato il pm – quello che abbiamo accertato è che nel 2019, quando dopo le riunioni in cui viene individuato il candidato sindaco Alessandro Coppola, c’è un signore che si chiama Vincenzo Capolei, coordinatore di un importante partito per Anzio, Nettuno, Pomezia e Atria che immediatamente contatta Madaffari e gli comunica su chi è caduta la scelta, che a breve faranno una cena a cui dovrà partecipare anche lui. Cioè, è un livello di infiltrazioni mafiose veramente spaventoso, perché questi mettono becco già nella scelta del candidato, poi mettono becco nella campagna elettorale, firmano le liste elettorali, fanno vincere chi vince le elezioni e poi portano la cambiata di incasso dopo che hanno vinto le elezioni. Non sono chiacchiere».
«Conversazioni simili a quelle calabresi»
«Penso di poter dire senza tema di smentita» ha detto ancora il pm Musarò che «le conversazioni che riguardano la pubblica amministrazione sul comune di Anzio e su quello di Nettuno, non hanno niente a che invidiare a conversazioni che possono essere intercettate nei distretti di Reggio Calabria o di Catanzaro. C’è un’intercettazione, ad esempio, dell’11 luglio 2019 tra Vincenzo Italiano e Renato Forcina Renato che è da manuale, andrebbe portata nei seminari per i 416 bis per spiegare cos’è la mafia». «Per cui inevitabilmente l’epilogo quale è stato? Lo scioglimento dei consigli comunali di Anzio e Nettuno per due anni e nei prossimi mesi ci saranno le nuove elezioni. Quindi questa è una caratteristica importante», secondo il pm. (g.curcio@corrierecal.it)