Stefania De Cristofaro
Anche il settore cinematografico avrebbe stuzzicato l’interesse della Sacra corona unita, in occasione della realizzazione di film nel Salento.
Lunedì 25 Novembre 2024, 06:00
Anche il settore cinematografico avrebbe stuzzicato l’interesse della Sacra corona unita, in occasione della realizzazione di film nel Salento. Per lo meno di alcuni indagati coinvolti nell’ultima inchiesta coordinata dalla Dda di Lecce sul traffico di droga e sfociata nei giorni scorsi nell’esecuzione di 35 ordinanze di custodia cautelare. Complessivamente sotto inchiesta sono finiti in 97.
Dal contenuto di diverse intercettazioni ascoltate nella primavera 2021 e riportate nella richiesta di arresto, secondo la Direzione distrettuale antimafia salentina, è emerso che “facendo leva sullo status di vicinanza ai vertici del sodalizio mafioso, in primis ad Antonio Marco Penza”, 41 anni, di Lecce, ci sarebbe stata “l’imposizione di tutto ciò che sarebbe servito” a una società con sede a Roma impegnata sul set di un film.
“Stiamo facendo le comparse, tutti”. “Ho fatto una squadra. I picciotti miei, sai chi sono. Ti dico solo che uno è uscito ora, dopo dieci anni”, si legge nella trascrizione di una delle conversazioni intercettate il 17 marzo 2021, ritenute di interesse ai fini dell’inchiesta. E poi: “Gli ho fatto capire che se una cosa costa 100 euro, io te la faccio a 50, perché se è amico mio, ti faccio rispettare dagli amici miei”, ascoltata a distanza di un mese.
Secondo la Dda, l’imposizione avrebbe avuto oggetto “manovalanze, maestranze, noleggi di auto, locazione di immobili per il personale della troupe, il lavaggio della biancheria e anche il reperimento di sponsor”.
Quelle intercettazioni, sono state lette in maniera diversa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Marcello Rizzo che ha prima di tutto escluso l’associazione mafiosa.
È “probabile che l’associazione mafiosa in cui era inserito Penza e per la quale è stato condannato con sentenze definitive, abbia continuato a esistere anche dopo l’operazione Final Blow del 2020”, ha scritto il gip. “Tuttavia gli elementi acquisiti non consentono di giungere alla conclusione che gli indagati ai quali viene contestato il reato associativo di stampo mafioso, abbiano effettivamente partecipato alla frangia della Sacra corona unita”. Per Penza, il giudice non ha applicato la custodia per il reato associativo di stampo mafioso tenuto conto del precedente giudicato e dell’assenza di fatti recenti.
Secondo il gip, non sono emerse condotte “espressive della forza di intimidazione e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà”, anche guardando alla società impegnata nella realizzazione di film. Le conversazioni sono espressive di dinamiche economiche e commerciali tutt’altro che anomale. Improbabile che si avesse la possibilità di boicottare il film al punto da interrompere la lavorazione nel Salento”.