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Una vita da eremita al servizio del clan Li Bergolis-Miucci. Chi è il famigerato “Roberto della Montagna”

Viveva confinato, fino all’arresto in “Mari e Monti”, in una frazione impervia del Gargano. Senza telefonini. Le sue specialità armi e droga ma secondo i pentiti si occupava anche di omicidi

Di Francesco Pesante 29 Dicembre 2024

Si parlava sempre di questo Roberto, anche sul quadruplice omicidio. Lo chiamano ‘il cacciatore’”. Nel clan Li Bergolis-Miucci aleggia la figura di Roberto Prencipe, 37 anni, detto “U’ Cacciator”, “Piter” o più semplicemente “Roberto della Montagna”. Un’immagine quasi cinematografica, di una mafia d’altri tempi. La sua, almeno fino all’arresto nel blitz “Mari e Monti”, era una vita da eremita, confinato nella frazione “Montagna” (Contrada Ruggiano) tra Monte Sant’Angelo e Manfredonia, un luogo impervio, lontano dal traffico delle città. Nessun cellulare, solo incontri privati. Poche parole, molti fatti. Un uomo al servizio del clan. Stando all’accusa mossa dagli inquirenti nelle carte della maxi operazione contro il clan Li Bergolis-Miucci, Prencipe sarebbe un fedelissimo del boss Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, incasellato in una posizione di rilievo nell’organigramma dell’organizzazione criminale.

L’uomo è ora accusato di associazione mafiosa, droga e armi. In materia di stupefacenti avrebbe avuto il ruolo di addetto all’approvvigionamento delle sostanze per la successiva distribuzione a Manfredonia e Monte Sant’Angelo. Secondo la lunga ordinanza, avrebbe goduto di agganci importanti per ottenere la “roba”.

Ma la “specialità della casa” sarebbero le armi: Prencipe avrebbe custodito, per conto del clan, i famigerati fucili calibro 12, marchio distintivo della mafia garganica. Per intenderci, l’arma utilizzata per sparare in faccia ai rivali cancellandone i connotati. Stando al cugino acquisito Tommaso Tomaiuolo, altro fedelissimo di Miucci, “il cacciatore” era molto abile anche con i kalashnikov. “Era bravo a sparare con tutti i tipi di fucili, tra cui anche il kalashnikov”.

La morte di Vescera, rincorso e giustiziato

Del “Cacciatore” ne ha parlato il pentito Andrea Quitadamo detto “Baffino junior” che ha accusato Prencipe di diversi omicidi. “Il capo è Enzo Miucci, il suo braccio destro attualmente è Roberto Prencipe”. Il collaboratore di giustizia lo ha collegato ad alcuni agguati mortali come quelli ad Angelo Notarangelo, Francesco Pio Gentile e Gianpiero Vescera. Con riferimento a quest’ultimo ha dichiarato: “Me l’ha confessato Tommaso Tomaiuolo quando eravamo detenuti che il giorno dell’omicidio lui stava… aspettava a Miucci, Pettinicchio e a Roberto in campagna da Roberto e quando loro arrivarono avevano una borsetta de… la borsetta di Vescera. Tomaiuolo lo aspettava alla Montagna al ritorno da Vieste, dopo l’omicidio e loro arrivarono con questo borsello e gli raccontavano il fatto che avevano appena ucciso a Vescera e bruciarono questi documenti, questo portafogli, il borsello di Vescera. Me l’ha raccontato lui, Tomaiuolo, in carcere… i primi colpi, non so se erano stati sparati dal Pettinicchio, lo stava facendo scappare, poi gli ha corso dietro Roberto (ndr Prencipe Roberto) e l’ha finito. Così mi è stato detto dal Tomaiuolo che mi raccontò un po’ la dinamica che gli avevano raccontato a lui”.

La strage di San Marco, l’omicidio di “Fic secc” e un uomo da temere

Tali dichiarazioni – riporta sempre l’ordinanza “Mari e Monti” – sono state confermate, ancorché genericamente, anche da Antonio Quitadamo (pentito, fratello maggiore di Andrea). Quando succedeva qualche agguato si dubitava che era Roberto, si parlava sempre di questo Roberto (…) ho sentito di parlare spesso di questo Roberto della Montagna sia sul quadruplice omicidio di San Marco in Lamis (la nota strage di San Marco, ndr) ho sentito parlare di questo Roberto, da Ricucci (Pasquale) e Lombardi (Matteo U’ Carpinese). Si parla così nel gruppo che questo della Montagna sparava, quell’altro sparava”.

Vi è prova certa – si legge in un’altra recente ordinanza cautelare relativa a Miucci – che Caterino, appartenente al gruppo Li Bergolis, prese parte al quadruplice omicidio in qualità di ‘bacchetta’, ritirò insieme a Tommaso Tomaiuolo, altro esponente dei Li Bergolis, tre giorni prima, la vettura Ford C-Max utilizzata dai killer per compiere l’azione delittuosa, e che altri esponenti del clan Li Bergolis, tra cui il capo Enzo Miucci, parteciparono all’eccidio, secondo quanto propalato dal collaboratore di giustizia Andrea Quitadamo che apprese tali notizie in carcere dal predetto Tomaiuolo, il quale non fece alcun cenno al coinvolgimento nell’agguato di esponenti esterni al clan di sua appartenenza”. A parere degli inquirenti “gli fece intendere che quel giorno della strage erano presenti anche altri sodali del clan Li Bergolis tra cui il viestano Girolamo Perna ed R.P. (probabilmente un tale “Roberto della Montagna”) oltre a Enzo Miucci”.

Ancora Antonio Quitadamo: “Ho sentito parlare di questo Roberto, da Ricucci e Lombardi, sia sull’omicidio di Gentile, sempre detto da Scirpoli (Francesco, ndr) nel carcere di Opera, che da Pasquale ‘Fic secc’; perché Pasquale Ricucci è stato sparato a distanza e solo un cacciatore poteva sparare a quella distanza da colpirlo a morte. Questo è cacciatore, questo Roberto della Montagna“.

Come emerge dalla disamina delle dichiarazioni – si legge nell’ordinanza “Mari e Monti” – i collaboratori fratelli Quitadamo, ex appartenenti al clan Lombardi-Scirpoli-Raduano (rivale dei montanari, ndr) individuano Prencipe come il principale sospettato di una serie di omicidi, affermando – ora espressamente, ora implicitamente – che avesse a disposizione le armi del clan. Tanto hanno appreso in seno alla consorteria di appartenenza, i cui vertici temevano la figura del Prencipe, al punto da individuarlo come futuro obiettivo da eliminare, anche al fine di privare Enzo Miucci di un valido supporto”.

Omicidi? Andava lui al 100%”

Dichiarazioni rilevanti anche da un altro pentito, Danilo Della Malva che ha indicato Prencipe “come soggetto a disposizione del clan per la commissione di omicidi. Quando c’erano gli omicidi andava lui al 100%’. Specificava, infatti, nel corso dei diversi interrogatori che il suo clan (sempre il Lombardi-Scirpoli-Raduano) sospettava di Prencipe: in relazione all’omicidio del suo vertice. ‘Sapevamo che Renzino in quel periodo era libero ed allora facemmo l’ipotesi su chi erano… chi poteva stare nella macchina, che sicuramente stava ‘Il Cacciatore’ che è Roberto di Macchia (ndr, Prencipe), stava Renzino; Ricucci e Lombardi ci disse… che stava lui, si, se… c’era Miucci che era quello che ha sparato… si, dissero: ‘È andato lui con quello della montagna…’ che sarebbe Roberto (Prencipe)… era quello che era di stretto rapporto con Miucci”‘.

Sull’omicidio di Pasquale Ricucci detto “Fic secc”, ex boss del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, ammazzato nel 2019: Là è sempre quel bastardo della montagna che va facendo queste cose”.

Della Malva ha inoltre dichiarato “di essere a conoscenza, per averlo appreso direttamente da lui, del fatto che Prencipe fosse intraneo all’organizzazione poiché cresciuto da alcuni dei principali esponenti del gruppo fondante, tra cui Armando Li Bergolis (in carcere per i 27 anni inflitti in “Iscaro-Saburo”, ndr) ed Enzo Miucci che Prencipe gli avrebbe indicato anche come amici miei’“.

Erba e cocaina

Da Andrea Quitadamo informazioni anche sul business della droga: “Sempre Tomaiuolo mi riferiva che Prencipe era… era lui che aveva i contatti con i trafficanti di droga che gli portavano la cocaina per smerciare su Vieste. Lui faceva da tramite. Dovevano andare tutti da Roberto a prendere la droga per conto di Miucci per smerciarlaAnche tutti gli sbarchi che facevano d’erba erano tutti… l’erba la appoggiavano tutti alla Montagna, in quelle zone lì. Che era un capo fidato su questo ramo per Miucci, anche per la questione dei soldi e di tutto”.

Un uomo “all’antica”. Da lui si nascondevano i latitanti? 

C’è poi il viestano Gianluigi Troiano “che meglio ne conosce la figura, per averlo frequentato”. Troiano ha chiarito che Prencipe non aveva telefoni, non usava niente, non si muoveva neanche da là con la macchina, zero! Camminava a piedi senza telefono, stava sempre attento a queste cose, era all’antica. Per comunicare con lui andavamo direttamente a casa”.

Infine l’ex boss di Vieste, Marco Raduano “ha riferito – si legge sempre nell’ordinanza – che Perna (ucciso nel 2019, ndr) trascorse un periodo di latitanza in frazione Montagna e che Troiano frequentava quel luogo. ‘È un posto dove Perna è stato latitante a seguito di un’ordinanza, Troiano pure ha frequentato quella frazione (…) Perna è stato proprio latitante presso la masseria di Roberto Prencipe. Perna, Troiano, Carmine Maiorano hanno frequentato assiduamente quella frazione’, aggiungendo che Vescera era solito prelevare la sostanza da Prencipe. Lo indicava, infatti, come un custode di armi e droga, assumendo di aver ricevuto dallo stesso due fucili calibro 12 (uno dei quali utilizzato per il tentato omicidio di Emanuele Finaldi) e 10-15 chili di hashish in due distinte occasioni. Gli incontri, organizzati da Miucci, erano avvenuti in frazione Montagna, ove lui e Perna erano stati raggiunti da Prencipe che nell’occasione, travisato da un cappello, gli aveva consegnato fugacemente droga e armi in mezzo alla vegetazione per poi allontanarsi immediatamente. Era stato infine Miucci, durante la sua militanza in quel clan, a confermare a Raduano che si trattava di un suo uomo di fiducia“.

Fonte:https://www.immediato.net/2024/12/29/una-vita-da-eremita-al-servizio-del-clan-li-bergolis-miucci-chi-e-il-famigerato-roberto-della-montagna/