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I contrasti con i Piromalli e la tensione dopo la morte del boss Rocco Molè. «A Gioia Tauro una tomba, non si usciva più»

Dal potere alla morte. Nel 2008 l’omicidio del boss. La paura in casa Molè e la fuga a Roma. I dettagli svelati da Domenico Ficarra

Pubblicato il: 05/01/2025 – 7:00

di Mariateresa Ripolo

GIOIA TAURO «Dopo la morte di Molè la famiglia di Mommo Molè, su ordine di quest’ultimo, si spostò a Roma per paura di ulteriori azioni da parte dei Piromalli. Il trasferimento a Roma doveva essere temporaneo perché dovevano rafforzarsi e poi tornare a Gioia Tauro per riprendersi il territorio». Tensione e paura in casa Molè dopo la morte del boss Rocco Molè, ucciso a colpi d’arma da fuoco il primo febbraio 2008 nel corso di un agguato mentre il 42enne era alla guida della sua auto. A raccontare i dettagli dei momenti successivi a quell’omicidio di ‘ndrangheta è Domenico Ficarra, detto “Corona”, classe ’84, nel corso degli interrogatori resi davanti ai magistrati delle procure antimafia di Reggio Calabria e Milano.

Dal potere alla morte. Nel 2008 l’omicidio del boss Rocco Molè

Sulla figura di Rocco Molè senior, Ficarra ha raccontato che «era un massone, era una persona di alto livello, faceva ritrovare armi omissis mettendo armi in un posto e chiamando anonimamente un ufficio di Polizia per farle ritrovare. Rocco nel 2006 aveva avuto dei permessi per andare a Roma omissis». Un potere a tutto campo, quello di Rocco Molè, tuttavia destinato a finire. Il dominio su Gioia Tauro culmina con un agguato in pieno stile mafioso che si consuma il primo febbraio 2008.

Diversi i contrasti – anche interni – che ancor prima dell’omicidio rendevano l’aria della Piana tesa: «Già prima della morte di Rocco Molè, – racconta Ficarra – i rapporti tra Domenico Stanganelli e lo stesso Rocco erano conflittuali o meglio vi erano frizioni dovuti al fatto che Domenico Stanganelli era diventato inaffidabile». «In ogni caso – aggiunge – durante la detenzione di Mommo, Rocco senior e Mico Molè, era proprio Domenico Stanganelli il reggente della cosca. Uscito dal carcere Rocco, il potere di Domenico Stanganelli era ormai finito e lui soffriva questa situazione».

I contrasti con Piromalli

E poi i rapporti conflittuali con i Piromalli. Ficarra parla di «due cosche separate, autonome…». Dopo la morte di Rocco Molè la rottura era diventata talmente forte da portare i vari esponenti a dover scegliere da che parte stare: «Bisognava prendere posizione e stare con i Molè o stare con i Piromalli». E alcune famiglie passarono dall’appoggiare i Molè allo stare con i Piromalli: «Hanno cambiato bandiera».

La paura in casa Molè e la fuga a Roma

Il collaboratore di giustizia parla di una tensione talmente forte dopo l’agguato da portare i familiari di Molè prima a non uscire di casa: «C’ero dentro casa, non si usciva più, a Gioia Tauro…»; e poi a rifugiarsi a Roma in attesa di «rafforzarsi e poi tornare a Gioia Tauro per riprendersi il territorio», racconta Ficarra che si è detto da sempre vicino alla cosca Molè, definendosi «sempre a disposizione della famiglia Molè» di Gioia Tauro. Ai pm racconta di aver conosciuto «benissimo Rocco Molè, ucciso nel 2008» e di esserne stato «a completa disposizione». «Fino al 2008 e, in particolare, fino all’omicidio di Rocco Molè, io sono vissuto a Gioia Tauro vicino ai Molè e godevo della loro completa fiducia», racconta il collaboratore di giustizia che precisa di non essere «formalmente affiliato» alla ‘ndrangheta «nel senso che non ho partecipato ad un rito di affiliazione, ma sono cresciuto da sempre nella famiglia Molè». E dopo la morte del boss, la situazione in casa Molè era «una tomba, – aggiunge – per i primi.. io parlo dei primi giorni, dopo la morte, eh! ‘na settimana, dieci., una tomba, una tomba.. non si sapeva niente».

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2025/01/05/i-contrasti-con-i-piromalli-e-la-tensione-dopo-la-morte-del-boss-rocco-mole-a-gioia-tauro-una-tomba-non-si-usciva-piu/