È difficile abdicare al potere, Erode. È perversa questa tua concezione del potere, perché mentre ti convince del fatto che tu sei indispensabile alla gente, nel frattempo c’è chi – fra quelle stesse persone – si convince che per ottenere ciò che gli spetta di diritto, debba chiederlo al tuo Palazzo come un favore, e che in definitiva, tutto passa fra le tue mani: il lavoro e la pensione, restare o andarsene, il presente e il futuro, la vita come la morte. Ti avrà assalito il panico quando ti hanno detto che qualcuno si era già messo in viaggio, che per alcuni quella speranza avrebbe preso corpo da un momento all’altro, e ti sarà mancata la terra sotto i piedi quando ti hanno comunicato le precise coordinate geografiche di quell’avvenimento: “Betlemme di Efrata“. Un borgo di povera gente, quattro case, persone comuni; oggi la definiremmo “la periferia del sistema”, la “base”. Sai, Erode, a queste logiche purtroppo ci siamo abituati. Anche oggi si pensano le stesse cose ogni volta che la gente si mette in cammino: e non importa se sono disperati per le tante fabbriche che si stanno chiudendo dal nord al sud; non importa se sono arrabbiati perché sono stati messi all’asta i beni dei mafiosi; e non importa neanche se sono indignati per le verità negate sui tanti misteri che hanno insanguinato questo nostro Paese. Nulla di tutto ciò, Erode. Se ti affacciassi un attimo dalle finestre del tuo inaccessibile Palazzo, ti accorgeresti che tra quelle persone c’è il volto stanco e provato di Lina che non ce la fa più a vivere solo con la pensione, c’è il cuore colmo di tristezza di Mimmo costretto come tanti altri giovani del sud a lasciare il suo paesino per cercare fortuna altrove, c’è lo sguardo disorientato ma pieno di dignità di Loredana anche lei in cassintegrazione, ci sono gli occhi ancora pieni di lacrime di Olimpia, di Filomena, di Rossana, e dei familiari delle troppe vittime a cui ancora nessuno ha restituito giustizia, ci sono i volti rassegnati di troppi che hanno perso la voglia di lottare e gli occhi spenti di tanti che non sanno più sognare. Rassegnati, dunque, Erode: è semplicemente Natale. E tu non puoi farci niente. |