Anche a Roma e nel Lazio è particolarmente radicala la presenza di esponenti della ‘ndrangheta calabrese. Recenti indagini hanno segnalato la presenza di interessi di pericolosi gruppi criminali calabresi con importanti attività economiche nella Capitale. Essi sono attivi nel riciclaggio, in particolare negli investimenti immobiliari, nel settore alberghiero e nella ristorazione nonché nel campo degli stupefacenti e nell’usura. Nel
panorama complessivo sono emersi un forte inquinamento di interi settori economici e lo sviluppo di forme di controllo delle attività illegali e delle attività economiche che si sviluppano su di una determinata area di attività (in particolare i settori del commercio di autoveicoli e di preziosi ed il settore della ristorazione). La vastità e l’ampiezza del territorio romano, il giro di affari e di attività economico-finanziarie che vi ruota attorno hanno storicamente consentito alle organizzazioni criminali di inabissarvi le proprie attività illecite e di ripulirvi i loro capitali. La ‘ndrangheta non poteva non cogliere queste opportunità, come dimostrano frequenti arresti operati proprio a Roma e nel Lazio su ordine dell’autorità giudiziaria di Reggio Calabria e Catanzaro.Negli ultimi anni, secondo la D.N.A., a Roma si sono insediati gruppi criminali di origine colombiana che agiscono in collegamento diretto con le organizzazioni del narcotraffico operanti in Colombia. Questi, a loro volta, sono collegati per il commercio dello stupefacente con gli altri gruppi presenti sul territorio romano e con elementi della ‘ndrangheta calabrese.Organizzazioni criminali campane e calabresi dedite al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni e al successivo riciclaggio sono molto attive nel sud pontino, in particolare a Fondi, Formia, Terracina e Gaeta. Si tratta in particolare di insediamenti di gruppi legati alla ‘ndrangheta e di clan casertani della camorra, le cui attività illecite hanno provocato un progressivo inquinamento del tessuto economico e sociale sul territorio, attività che si svolgono in maniera silenziosa, soprattutto tramite reti diffuse di prestanome. E’ ormai nota la vicenda che ha portato allo scioglimento del comunedi Nettuno. Nel decreto di scioglimento si sottolinea la presenza nel territorio di un’organizzazione criminale direttamente collegata con la cosca Gallace-Novella di Guardavalle (CZ): non una semplice presenza criminale ma, secondo la relazione di accesso che porterà allo scioglimento, un fattore di inquinamento dell’intera azione amministrativa, dalla riscossione dei tributi alla gestione della nettezza urbana, al ruolo della polizia municipale, agli interventi sull’urbanistica. Il decreto fa riferimento oltre che all’indagine dei carabinieri Appia Mytos del 2004 ad un’operazione della polizia che nel 2005 ha portato all’arresto di 15 persone mentre ad altre sei ha notificato, su disposizione del tribunale di Velletri, l’obbligo della firma. Coinvolti nell’inchiesta due politici del comune di Nettuno, un ex assessore alle attività produttive, un ex assessore al demanio (che si sono dimessi solo dopo le risultanze della commissione d’accesso) e un pregiudicato, conosciuto come trafficante internazionale di droga, Franco D’Agapiti. Attorno a lui si saldano attività illecite ed apparentemente lecite, corruzione di pubblici funzionari, rapporti con la politica regionale e nazionale ai massimi livelli per accrescere il proprio prestigio in ambito locale ed aumentare così anche il proprio potere intimidatorio.Nel Lazio operano rappresentanti di note famiglie, molte delle quali della zona ionica della provincia di Reggio Calabria: Alvaro-Palamara,Pelle-Vottari-Romeo, Giorgi-Romano e Nirta-Strangio. Questi hanno concentrato i loro interessi anche nel tessuto economico-sociale della capitale, tramite la costituzione di società fittizie per la gestione di bar,paninoteche, pasticcerie, ristoranti.In particolare, alcuni rappresentanti degli Alvaro-Palamara di Sinopoli (RC), capeggiati da Carmine Alvaro, e di Cosoleto (RC), comandati da Antonio Alvaro, nell’arco di pochissimo tempo si sono trasformati da piccoli artigiani locali ad imprenditori di primissimo livello, reinvestendo ingenti capitali, provenienti da traffici di droga, sviluppati sull’asse Germania-Italia. Il reinvestimento dei profitti privilegia ancora una volta gli esercizi di ristorazione nel centro di Roma, con prezzi di acquisto dei locali e delle licenze nettamente inferiori al loro valore reale e alle stime di mercato.I rappresentanti delle famiglie Alvaro e Piromalli hanno collegamenti con lo storico clan di origine nomade dei Casamonica, gruppo romano attivo in vari campi: usura, estorsione, truffa, riciclaggio,ricettazione di autoveicoli e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.Un’alleanza apparentemente anomala ma molto significativa, perché mette in contatto organizzazioni diverse tra loro per storia e natura ma tutte di alto livello criminale.Tra Roma e la sua provincia, nelle zone di Anzio, Nettuno, Civitavecchia, Gaeta, Rieti, la Pontina e tutto il litorale laziale, emerge il ruolo di ‘ndrine molto agguerrite: Alvaro, Avignone, Barbaro, Bellocco,Bruzzaniti, Carelli, Cosoleto, Farao, Franzè, Gallace, Mollica, Iamonte,Longo, Mammoliti, Mancuso, Marincola, Metastasio, Morabito, Nava, Nirta, Novella, Palamara, Pesce, Piromalli, Pisano, Rugolo, Ruga, Serpa,Serraino, Tripodoro, Versace, Viola, Zagari.Una segnalazione particolare merita il Porto di Civitavecchia dove numerose indagini riconducono rotte che le cosche mafiose utilizzano per il transito di importanti partite di droga.
(Tratto da Riprendiamoci il Quartiere)