Il sud della provincia di Latina si conferma zona sotto il controllo di mafia, ‘ndrangheta e camorra almeno sotto il profilo economico. Mentre tracce evidenti si cominciano a notare anche per l’escalation di atti criminosi.
È quanto si evince dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Roma, Giorgio Santacroce, che all’inaugurazione dell’anno giudiziario, svoltasi ieri, ha parlato anche della situazione in provincia e nel Basso Lazio più in generale.
Un passaggio della relazione del presidente della Corte d’Appello dedicato alla mafia nel Lazio e «quindi» a Latina. Inevitabile. Prevedibile. Ugualmente doloroso. Secondo i dati forniti dai procuratori del Distretto il sud del Lazio e Roma «sono zone in cui la criminalità organizzata conosciuta (camorra, ‘ndrangheta, mafia) investe somme ingenti per acquisire attività economiche, soprattutto nel commercio, nella ristorazione e nel turismo».
«Mentre nel sud pontino – è scritto nella relazione del presidente – permangono infiltrazioni mafiose per la presenza in soggiorno obbligato di molti esponenti storici, il circondario di Tivoli seguita ad essere luogo privilegiato di incontri tra elementi malavitosi italiani e stranieri». Gli elementi che emergono dalle ultimissime indagini proprio a cura della Direzione Distrettuale Antimafia dicono anche altro. E cioè che accanto ai vecchi nomi di affiliati in soggiorno obbligato, nel sud pontino spiccano personaggi del tutto nuovi e in molti casi si è in presenza di una «libera scelta» di andare a vivere in quei territori. Dapprima in vacanza, ma adesso anche per affari e per l’humus economico, talvolta persino politico, favorevole a questa permanenza. In alcune parti della provincia si è poi saldato un rapporto di collaborazione tra diversi gruppi della criminalità organizzata, come accade a Fondi. Qui pezzi importanti delle ‘ndrine convivono con i Casalesi e tra loro di scambiano piaceri reciproci, oltre che partite di armi e droga, insieme alla copertura dei latitanti.
Ma l’aspetto più eclatante della presenza della malavita organizzata è riferibile agli investimenti in immobili, attività di ricreazione e commerciali. Gli ultimi sequestri disposti dal Tribunale di Napoli a carico del clan Gallo nell’ambito dell’operazione Pandora ne sono la dimostrazione inconfutabile. Ma prima ancora c’erano stati sequestri e confische in tutta l’area centro meridionale della provincia su patrimoni appartenenti a diversi e numerosi clan campani e calabresi. Nel solo 2008 in provincia di Latina sono stati complessivamente posti sotto sequestro beni per 150 milioni di euro (la quota più importante apparteneva all’avvocato Cipriano Chianese, 80 milioni) a supporto ulteriore della tesi investigativa in base alla quale è l’economia della provincia di Latina l’aspetto più appetibile per i clan. Ma non l’unico perché sul territorio si svolgono traffici ingenti di sostanze stupefacenti e armi (come accertato in sentenze («Bon Bon» e «Anni 90»). Il livello dell’investimento economico è affiancato da attività più visibili, comprese le estorsioni e il racket, dimostrati a loro volta dai numerosi attentati degli ultimi mesi in molte città del litorale. È altresì dimostrato che la malavita controlla i prestiti usurai in modo capillare e lo stesso dicasi per lo smistamento dei lavoratori in nero, in specie gli immigrati senza permesso di soggiorno utilizzati nelle campagne di Aprilia, Sabaudia, Terracina, San Felice Circeo.
Il fatturato di un simile complesso di attività criminali è difficilmente quantificabili ma, a questo punto, potrebbe essere una quota determinante del nostro PIL.
LE ALTRE EMERGENZE. A TUTTO CEMENTO
Un tasso di abusivismo edilizio così elevato da essere ormai la prima preoccupazione circa la legalità su taluni territori. Il litorale pontino è tra questi, tanto più che sono le zone maggiormente vincolate le più aggredite dal cemento. «L’intero territorio del Lazio – ha detto ieri Santacroce – è interessato da un vastissimo fenomeno di abusivismo edilizio» sia in zone verdi che archeologiche. Il progressivo aumento di casi di abusivismo denota che si è «rafforzata sempre più nei cittadini la convinzione di una sostanziale impunità anche per l’atteggiamento di talune amministrazioni territorialmente competenti». Insomma se non si può parlare di complicità, di certo si è di fronte a una palese assuefazione al fenomeno dell’abusivismo edilizio. Basti pensare che tre quarti dei procedimenti pendenti davanti al Tribunale amministrativo, sezione di Latina, sono ricorsi per provvedimenti relativi ad opere edilizie irregolari. Nessuna altra sezione di TAR conta una simile proporzione di ricorsi per motivi legati all’abusivismo. Inoltre procedimenti penali in corso (e talvolta sentenze già emesse) smascherano il concorso o l’abuso d’ufficio di dipendenti degli enti (Comuni) o amministratori nella realizzazione di opere abusive o nelle concessioni edilizie non dovute. Un intero capitolo della relazione del prefetto sul caso Fondi è dedicata alle licenze che l’ufficio urbanistica rilasciava a soggetti non aventi titolo, alcuni di questi sono risultati non avere neppure la disponibilità del terreno su cui insisteva il permesso a costruire! La sentenza sul Villaggio del Parco a Sabaudia è forse solo l’ultimo capitolo (recentissimo) di abusi edilizi perpetrati in zone supervincolate come quelle adiacenti il Parco Nazionale del Circeo.
La Relazione del presidente Giorgio Santacroce ha affrontato anche altre emergenze del territorio, a partire dalla carenza di magistrati e personale amministrativo in tutti gli uffici giudiziari del Distretto. Anche qui la vicenda Latina ha una sua ulteriore specificità: da una settimana è stato necessario ridurre gli orari di apertura al pubblico delle cancellerie a causa della carenza di personale. La criminalità straniera più attiva secondo la relazione di Santacroce è quella romena che gestisce con modalità molto aggressive lo sfruttamento della prostituzione di connazionali, spesso minorenni e il contrabbando di tabacchi lavorati.
Graziella Di Mambro
(Tratto da Terracina Social Forum)