“Legittimo impedimento e impossibilità assoluta a essere presente in aula sono due cose diverse, due corni del dilemma che i giudici sono chiamati a sciogliere”. Sono le parole del rappresentante dell’accusa al processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset dove il premier risponde di frode fiscale. I giudici si riservano di decidere e lo faranno alla prossima udienza
“Tanto rumore per nulla”. A sorpresa il pm Fabio De Pasquale sostiene in primo luogo che la nuova legge sul legittimo impedimento cambia poco o niente, limitandosi solo ad allargare le possibilità per Silvio Berlusconi di ottenere da premier il rinvio delle udienze per impegni istituzionali. “Ma legittimo impedimento e impossibilità assoluta a essere presente in aula sono due cose diverse, due corni del dilemma che i giudici sono chiamati a sciogliere” sono le parole del rappresentante dell’accusa al processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset dove il premier risponde di frode fiscale. Solo in via subordinata il pm chiede al collegio della prima sezione penale di ritenere illegittima la norma e di mandare gli atti alla Corte Costituzionale. “Solo nel caso in cui i giudici dovessero interpretare la legge nel senso di un obbligo a rinviare il processo sulla base delle certificazioni del segretario generale di Palazzo Chigi”, spiega De Pasquale secondo il quale la priorità è di andare avanti e se necessario fissare udienza non solo il sabato ma anche la domenica, come aveva già proposto la sua collega Ilda Boccassini ai tempi dei processi Sme e Lodo Mondadori-Imi-Sir.
I giudici si riservano di decidere e lo faranno alla prossima udienza del 19 aprile. In camera di consiglio il collegio esaminerà anche la copiosa documentazione che i difensori del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno allegato alla richiesta di applicare la norma. Per
Palazzo Chigi il premier ha tali e tanti impegni in Italia e in giro per il mondo da non poter essere disponibile per l’aula di udienza prima del 21 e del 28 luglio prossimi. Prima di tre mesi insomma non se ne parla e va considerato che la norma 7 aprile del 2010 prevede rinvii non inferiori a 6 mesi rinnovabili tre volte fino al massimo di un anno e mezzo di stop.
Quando il difensore di Frank Agrama chiede che, rinvio breve o lungo che sia, venga stralciata la posizione del suo assistito, il presidente del collegio Edoardo D’Avossa interpella le parti.
E’ chiaro a tutti che si tratta di stralciare eventualmente la posizione del premier in modo da arrivare a concludere il processo agli altri 11 imputati. Il pm si dice contrario spiegando che lasciare da parte Berlusconi significherebbe non processarlo più. E sul punto sono d’accordo tutti gli altri difensori “per non spezzare l’unitarietà del procedimento”.
Insomma, se si mandano gli atti alla Consulta il processo va sospeso per tutti, come il presidente D’Avossa aveva fatto in occasione del lodo Alfano, diversamente dal collegio presieduto da Nicoletta Gandus che per il caso Mills aveva stralciato Berlusconi proseguendo le udienze solo per il legale inglese che venne condannato in primo e secondo grado beneficiando della prescrizione in Cassazione. E a proposito di Mills va registrato che a giorni le sezioni unite della Suprema Corte depositeranno le motivazioni della sentenza. Sarebbe già pronta la “minuta” preparata dal relatore, in attesa della firma del presidente.
Si tratta di una motivazione che sarà acquisita agli atti del processo a Berlusconi per la presunta corruzione di Mills la cui ripresa è fissata per venerdì prossimo 16 aprile. In quella data è in programma una riunione del consiglio dei ministri, “legittimo impedimento di Berlusconi”. I difensori chiederanno di applicare la nuova legge. Insomma sarà il bis di quanto accaduto oggi al processo Mediaset. Ma fino ad un certo punto, dal momento che ogni giudice è sovrano. Va ricordato infatti che nel fissare il calendario dei testimoni nella scorsa udienza il presidente Francesca Vitale aveva indicato di citare prima le persone di immediata reperibilità, quelle residenti in Italia, senza avviare rogatorie all’estero, “considerando che è in via di promulgazione da parte del Capo dello Stato la nuova legge sul legittimo impedimento”.
(Tratto da Aprile online)