Due ragazze sono morte nel crollo di una parete di una roccia sull’isola di Ventotene, in provincia di Latina. Le vittime avevano solo14 anni. Di un anno fa l’interrogazione del partito democratico in Senato per la messa in sicurezza dell’isola e dei suoi abitanti
Due metri cubi di roccia e tufo, non di più, caduti da un’altezza di massimo sei metri, che le hanno centrate in pieno. Sono morte così nell’isola di Ventotene due quattordicenni romane, studentesse della scuola media ‘Anna Magnani’.
“E’ stata una maledetta fatalità” raccontano i soccorritori che si trovano sull’isola, aggiungendo che il materiale staccatosi dal costone di roccia è ben poco e sarebbe bastato che le ragazze fossero una decina di metri più in là e non sarebbe accaduto nulla.
La spiaggia di Cala Rossano si trova a pochi passi dal porto dell’isola, una striscia di sabbia scura lunga non più di 400 metri, proprio di fronte all’imboccatura del porto. Le due ragazze, raccontano i soccorritori, si trovavano ad una delle due estremità della spiaggia, a pochi passi dal costone roccioso, quando è avvenuto il crollo. Sulla spiaggia resta ora il masso che le ha travolte e altri pezzi più piccoli di roccia. Accanto un lenzuolo bianco, a testimoniare di due vite spezzate in una giornata di sole.
Ma il destino “cinico e baro” non può mettere a tacere le coscienze di chi è chiamato a vigilare sul nostro territorio.
Più di un anno fa (era il 29 febbraio 2009) un’interrogazione presentata dal senatore del Pd Raffaele Ranucci chiedeva al governo di adottare provvedimenti urgenti per la messa in sicurezza di Ventotene “con lo scopo – si legge nell’interrogazione – di scongiurare seri pericoli per l’incolumità degli abitanti”.
L’interrogazione – rivolta al Presidente del Consiglio Berlusconi, al Ministro dell’interno Roberto Maroni, al Ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, al Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e a Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’ambiente – presentata da Ranucci – vede le firme di senatori non solo del Pd, come Luigi Zanda, Mario Gasbarri, Roberto Della Seta, Carlo Chiurazzi, Maria Fortuna Incostante, ma anche di senatori del Pdl come Giuseppe Ciarrapico, Domenico Gramazio e Antonio Paravia e la firma di Francesco Rutelli dell’Api.
In quell’atto parlamentare si ricordano i danni provocati all’Isola di Ventotene dalle piogge torrenziali dell’anno passato e si sottolinea come “tutta l’isola è stata lacerata dalle perturbazioni eccezionali” e che il Sindaco di Ventotene “aveva dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio dell’isola, e aveva fatto pervenire alle Istituzioni competenti la Relazione riepilogativa dei danni causati, circa 6.000.000,00 di Euro, e richiesto i contributi necessari a sostegno delle opere da realizzare in ‘somma urgenza’”. Pertanto i senatori interroganti, già nel 2009, chiesero al governo “di intervenire per la messa in sicurezza dell’Isola e dei suoi abitanti”.
“La risposta data in Senato dal sottosegretario Pizza nell’aprile del 2009 fu del tutto insufficiente. Il vero problema di questo Paese – spiega Ranucci – è che gli allarmi veri e lanciati tempestivamente restano inascoltati. Le conseguenze sono a volte drammatiche, come in questo caso. E oggi – conclude il senatore del Pd – purtroppo siamo costretti ad esprimere alle famiglie delle giovanissime ragazze morte a Ventotene la più sentita vicinanza”.
“Non si può morire in gita scolastica. Dopo l’ennesima vittima per la mancanza di una politica a tutela del territorio la questione non è più rinviabile: il governo deve venire immediatamente in Aula a riferire sui rischi idrogeologici del nostro Paese” è quanto sostenuto dal senatore Stefano Pedica, segretario regionale dell’Italia dei Valori Lazio. Secondo l’esponente dell’Idv “serve una reale mappatura idrogeologica del Paese, bisogna adeguare le infrastrutture alle norme di sicurezza ed è assolutamente necessario investire in opere di risanamento per prevenire tragedie che in un Paese moderno non devono verificarsi. La Protezione Civile, spesso impiegata per grandi eventi, dove il suo ruolo è più quello di dare appalti agli amici che quella di garantire l’ordine pubblico nelle manifestazioni, torni a fare il suo mestiere, che è quello di assicurare l’incolumità ai cittadini e prevenire le catastrofi o gli eventi calamitosi”.
“Quando si verificano tragedie come quella di oggi, gli scandali relativi alla mancanza di controlli di sicurezza e alla insufficienza di misure di protezione appaiono ancora più inaccettabili. Auspico- conclude Pedica- che si faccia al più presto luce sulle responsabilità, dirette o indirette, di quanto avvenuto”.
(Tratto da Aprile online)