E’ DIVENTATA UN’ESERCITAZIONE RETORICA IL RACCONTARE LA STORIA DELLE MAFIE SENZA INCIDERE SULLE SUE ATTIVITA’ SPECIFICHE SUL TERRITORIO, SULLE SUE RELAZIONI CON LA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI, SULLE SUE COLLUSIONI… E SUL MODO COME COMBATTERLE
C’è il mestiere del mafioso e quello dell’antimafioso.
Ma mentre il mafioso opera, inquina il tessuto economico, politico, sociale e culturale, l’antimafioso chiacchiera.
E qualcuno ci guadagna.
Così non si combattono le mafie.
Che sono sempre in combutta con il Potere, sia esso bianco, nero, rosso, giallo.
Potere e mafia, politica e mafia sono spessissimo un tutt’uno.
Corruzione e mafia sembrano essere costitutive del potere, scrive Roberto Scarpinato, un magistrato in prima linea. Perciò osteggiato da molti, come Ingroia e qualche altro.
E Leonardo Sciascia liquida l’argomento con una frase che suona come una frustata a chi ha ancora una sensibilità ed una coscienza civile:
“Il potere non è nel Consiglio comunale di Palermo, il potere non è nel Parlamento della Repubblica, il potere è sempre altrove. Lo Stato per me è la Costituzione e la Costituzione non esiste più”
Chi fa antimafia seria, non parolaia, d’inchiesta e di denuncia tanto per intenderci, vive questo dramma tutti i giorni.
Abbiamo letto con grande piacere una nota dal titolo “Non serve la retorica del ricordo, serve l’azione pratica… Ecco alcune proposte”, redatta dalla Casa della Legalità e della Cultura di Genova e riportata sul nostro sito, nota che vogliamo riprodurre in talune parti salienti e che sembrano a noi utili per far chiarezza su un aspetto che ha costituito materia di una polemica cordiale con la consigliera Manzo del Comune di Formia:
“… Tutti comunque, anche quelli che si pongono come i più illuminati e non negano che il problema esiste, dichiarano che la lotta alle mafie è questione che compete alla magistratura e che loro non possono fare nulla se non sensibilizzare” (mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. ndr).
Si fanno tanti bei convegni, si “educa” alla legalità, mentre i propri enti, magari, come succede a Genova, concedono sostegni anche economici ai boss o gli danno licenze, appalti e concessioni. Si potrebbe dire che adottano la linea di 2contrasto” (sic) alle mafie dei Totò Cuffaro, dei bei manifesti contro le mafie; li ricordate quelli che recitavano “la mafia fa schifo”? Mica male!
Si sappia che quei pubblici amministratori che dicono che loro non possono fare nulla mentono. Se sono davvero convinti di non poter far nulla vadano a casa perché sono pericolosi; se invece mentono sapendo di mentire sono conniventi consapevoli, se non complici dell’aggressione ai territori ed all’economia locale promossa dalle cosche e del loro farsi “impresa” e riciclaggio di denaro sporco. e quindi debbono essere cacciati.
Infatti prendiamo atto, una volta per tutte, che la mafia molto spesso è divenuta alibi, in altri è divenuta trampolino (come diceva Sciascia, a proposito del mestiere dell’antimafioso, ndr)… si parla o si mette in mostra ma non si fa nulla e si lasciano soli quelli che fanno inchiesta, dai reparti investigativi ai magistrati… sino anche ai testimoni di giustizia ed alla realtà (come noi, ndr) che nei territori fanno inchieste, denunciano e collaborano con i reparti dello Stato.
Infatti non è per nulla, ma manco di striscio, vero che Comuni, Province e Regioni non possano fare nulla contro le mafie. Anzi, più si scende al livello più basso della Pubblica Amministrazione, cioè nei Comuni e più si può fare. Non, non è la retorica della parate di (omettiamo di citare i nomi-e di ciò chiediamo scusa agli amici della Casa della Legalità e della Cultura-non per vigliaccheria ma solamente perché con queste persone già abbiamo in corso una montagna di polemiche… ) associazioni legate alla politica che in cambio di un po’ di contributi e qualche concessione e visibilità mediatica, si fanno “paraventi” per accreditare come “antimafia” alcune amministrazioni che se poi, le andiamo a vedere bene, di antimafia non hanno manco una briciola.
No, non è nemmeno la farsa di Commissioni di inchiesta antimafia comunali e regionali composte dai nominati dagli stessi eletti e amministratori, tra gli stessi consiglieri o tra la cerchia dei loro “ esperti” di parte, condizionati dalla consulenze, finanziamenti o, anche solo, per ideologia e appartenenza.
Strumenti come le Commissioni o Osservatori antimafia, nei Comuni come nelle Regioni, servono e possono essere efficaci se sono strutture autonome e indipendenti a cui i Consigli e le Amministrazioni assegnano l’incarico di vigilare e controllare cosa accade nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti fra queste e l’economia, che possano quindi accedere agli atti (tutti) e quindi raccogliere segnalazioni… per poi relazionare nel dettaglio non agli stessi eventuali funzionari o amministratori su cui si scopre qualcosa, ma solo ed esclusivamente alla magistratura ei ai reparti investigativi”…
Il documento continua, ma noi ci fermiamo qua, invitando chi ci legge ad andarselo a leggere integralmente sullo stesso nostro sito.
Riteniamo doveroso, a questo punto, ringraziare, con affettuosa gratitudine, gli amici della Casa della Legalità e della Cultura di Genova, per il prezioso contributo di idee e di azioni che quotidianamente e coraggiosamente mettono a disposizione di chi ancora crede nello Stato di diritto e vuole battersi contro le mafie. Tutte le mafie, a cominciare da quelle annidate nella politica e nelle istituzioni, che sono le più pericolose.