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A Ostia ombre sul Village, il “lido della legalità” piace al socio dei boss

A Ostia ombre sul Village, il “lido della legalità” piace al socio dei boss

Confiscato ai Fasciani, ha tra gli habitué Sandro Guarnera del  clan Iovine. Il genero lavora lì. E sul ristorante faro acceso da polizia e Gico

di FEDERICA ANGEL

28 agosto 2020

Andiamo per ordine. Gli amministratori giudiziari Francesca Sebastiani e Angelo Oliva, con l’ok del tribunale, sezione misure di  prevenzione, nel 2019 hanno affidato, dopo un bando, la gestione del Village – che comprende non solo la spiaggia con ombrelloni e cabine, ma anche la tavola calda, il ristorante con affaccio sul mare, un chiosco bar e una terrazza per aperitivi – a Roberto Messina, presidente nazionale della fondazione Federanziani. Messina, a sua volta ha fatto entrare nell’affare l’imprenditore Luigi Tonti: modi spicci e qualche ombra. Anni fa vinse un appalto per gestire lo stabilimento di Maccarese destinato ai dipendenti del Dap, il dipartimento dell’amministrazione della giustizia. Ma proprio per quell’appalto una dipendente del ministero finì indagata per abuso d’ufficio con il sospetto di aver favorito proprio Tonti che da quest’anno ha lasciato Maccarese ai figli e alla ex moglie si è trasferito al Village. Qui, è molto presente, lo testimonia la sua auto regolarmente parcheggiata sul marciapiede del lido. E qui ha concentrato la sua attenzione sul ristorante, affidandone la gestione a Patrizio Gabriele, il cui fratello, Valerio, assunto come cuoco, è il genero di Sandro Guarnera, avendone sposato la figlia Tatiana, vigile urbano nel gruppo Portuense. Una triangolazione che riporta al boss in spiaggia e che dovendo richiedere un permesso al giudice di sorveglianza per fermarsi a cena a mferragosto al Village ha giustificato l’istanza esibendo la parentela con il cuoco. Tutti dettagli che non sono sfuggiti agli investigatori interessati ad accendere i riflettori sulla regolarità dell’amministrazione, del personale, sul rispetto delle regole di distanziamento anti- Covid e sulla sicurezza del Village. Su questo fronte, qualche giorno fa gli agenti del commissariato di Ostia hanno multato i gestori per 2.548 rilevando che gli estintori erano scaduti da due anni. Ma non è tutto. Al Village ha fatto capolino per qualche tempo un’amica del boss Roberto Spada, assunta alla tavola calda e mandata via quando della faccenda si sono interessati gli investigatori. All’apparenza nulla  di penalmente rilevante, ma gli incroci pericolosi si moltiplicano. E se, non a torto, l’amministratore giudiziario Oliva, rileva che ” è tutto regolare finché le forze dell’ordine assicurano che si tratta di persone incensurate”, il rincorrersi di segnali contraddittori restano. Il timore è che di fronte ad attività economiche floride chi le ha gestite in passato non si rassegni a mollare la presa e provi a rientrare dalla finestra. Un sospetto che anche per il Village è ora oggetto di approfondimento.Per tutti è l’emblema della legalità ritrovata. Passato dalla mafia allo Stato, per eventi legalti alla lotta alla mafia ha visto la presenza di vari esponenti, dal procuratore capo della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, intervenuto in due occasioni, al Capitano Ultimo. Ma quel che accade ora al Village, lo stabilimento balneare gestito per anni dal clan mafioso dei Fasciani, sequestrato nel 2013 e da due anni confiscato, rivela anche una falla nel sistema di gestione dei beni della quale si stanno già interessando la squadra mobile di Roma e il Gico della Finanza. Nella conduzione apparentemente  inappuntabile dello stabilimento grava più di un sospetto di un tentativo di infiltrazione dei vecchi soci dei Fasciani, i Guarnera di Acilia. Si è scoperto, ad esempio, che il capo dei Guarnera, Sandro, cresciuto al fianco del clan camorrista degli Iovine, a loro volta alleati dei Fasciani, non disdegni affatto il Village della legalità. Lo si è visto prendere il sole con moglie, figlia, genero e nipoti. Il perché di questa preferenza ha a che vedere con le vicende legate al ristorante del lido.

DA “LA REPUBBLICA “